ELEZIONI COMUNE DI SANREMO
 / Attualità

Attualità | 07 luglio 2019, 14:37

Viaggio nel territorio: Montegrosso Pian Latte e i suoi boschi addomesticati

“U Canissu”, il canniccio, era la casetta dove si facevano essiccare le castagne. Al piano terra si trovava il focolare, intorno al quale si riunivano le persone per scaldarsi durante le serate invernali.

Viaggio nel territorio: Montegrosso Pian Latte e i suoi boschi addomesticati

Alberto Berruti si è appassionato fin da piccolo alle bellezze della Liguria, per colpa un pò dei genitori e un po' di Rosalba, la sua maestra delle elementari. Dal 2016 cura il blog Tesori del Ponente, dove racconta luoghi più o meno conosciuti delle province di Imperia e Savona. Collabora come guida turistica abilitata con la scuola ANWI di Arma di Taggia, che associa il Nordic Walking alla scoperta del territorio. Oggi ci guiderà attraverdo i boschi di Montegrosso Pian Latte.

"E’ davvero difficile trovare un po’ di fresco in questi giorni di caldo torrido. In Liguria siamo molto fortunati e abbiamo due splendide alternative: una è il classico bagno in mare, l’altra una bella gita sulle nostre montagne. Il mio consiglio di oggi è una passeggiata nel paese di Montegosso Pian Latte, in alta Valle Arroscia, alla scoperta dei suoi boschi “addomesticati”. Vediamo di cosa si tratta.

Il bosco “addomesticato”

Proviamo a chiudere gli occhi e a pensare a un bosco. A me, ma probabilmente anche a voi, è venuto in mente un luogo tranquillo, dove gli alberi e i cespugli crescono spontaneamente seguendo le regole della natura.

In realtà questa immagine corrisponde, ma soprattutto corrispondeva, solo in parte al vero.

Nel passato i Liguri dell’entroterra avevano un bisogno vitale del bosco e intervenivano su di esso in modo rispettoso ma incisivo. Facevano di tutto per renderlo meno selvaggio, cercavano, come se si trattasse di un animale, di “addomesticarlo”.

Oggi vediamo perlopiù resti e ruderi, ma una volta il bosco era pieno di costruzioni. Ponti in pietra, piccole cappelle, casette, ma anche mulini o depositi, realizzati per facilitare la sopravvivenza e il lavoro dell’uomo, che viveva il bosco quotidianamente.

Qualsiasi sentiero è quasi sempre il risultato di un duro lavoro di pulizia, sbancamento, copertura con pietre, che ormai confondiamo con il fondo naturale del bosco. Gli interventi umani più profondi riguardavano la stessa vegetazione.

Il bosco veniva ingrandito, piantando gli alberi più adatti ai bisogni della comunità e degli animali domestici. Veniva tagliato, se era necessario aumentare la superficie del pascolo. Quando diventava troppo fitto, si dovevano eliminare con estrema precisione le piante più vecchie che toglievano luce e rallentavano la crescita di quelle più giovani.

Questi sono solo alcuni degli esempi di un lavoro quotidiano e secolare che rischiava di finire nel famoso dimenticatoio. La comunità di Montegrosso Pian Latte per fortuna ha impedito che questo accadesse. Ha voluto recuperare le tradizioni legate al Bosco Addomesticato e in particolare a uno degli alberi più importanti nella storia dell’uomo: il castagno.

Un percorso in tre tappe

Lasciamo l’auto all’ingresso dell’abitato e passiamo davanti all’ampio porticato della parrocchiale dedicata a San Biagio. La porta laterale è sormontata da un notevole architrave con un’Annunciazione scolpita dai maestri di Cenova.

Il Museo della Castagna, prima tappa del nostro percorso, si trova pochi metri più avanti.

Grazie alle foto e ai pannelli informativi iniziamo a conoscere tutto quello che c’è da sapere sulle caratteristiche, la diffusione e gli utilizzi della castagna e dell’albero che la produce. Possiamo anche osservare da vicino gli utensili manuali che venivano usati per la lavorazione e la coltivazione, insieme ad alcuni dei primi macchinari meccanici.

La facilità di conservazione della castagna permetteva di formare scorte attraverso l’essicazione o la trasformazione in farina. A queste latitudini si riusciva ancora a coltivare frumento, ma la produzione non copriva il fabbisogno dei paesi. Ecco allora che la farina di castagne andava a integrare quella di grano o di altri cereali.

Anche i frutti di seconda scelta erano importanti, perché garantivano la sopravvivenza degli animali domestici.

Il legno del castagno aveva poi moltissimi utilizzi. Ottimo per il riscaldamento, veniva usato in carpenteria, nella costruzione degli utensili per la casa e degli attrezzi agricoli. Anche i mobili erano di castagno: gli artigiani del settore lo considerano ancora oggi un essenza molto pregiata.

Una volta usciti dal museo raggiungiamo la piazza, con la robusta costruzione in stile alpino sede del Municipio. Da qui la strada sale passando di fianco alla Fontana del Gemellaggio, simbolo di una storia che vale la pena raccontare.

Nel 1477 il paese provenzale di Pontevès venne colpito dalla peste: il terribile morbo sterminò in poco tempo gran parte della popolazione. Per evitare che il borgo scomparisse, le autorità locali offrirono a chi si fosse trasferito lì una casa, un pezzo di terra e l’esenzione dalle tasse per alcuni anni.

La voce si sparse attraverso i valichi e le montagne, fino a raggiungere Montegrosso Pian Latte, dove trenta famiglie decisero di raggiungere e ripopolare Pontevès. I due paesi furono da quel momento legati per sempre: da qualche anno esiste un gemellaggio ufficiale.

Pochi metri più su notiamo la “casa del pastore”, un bel casone di montagna usato per le attività turistiche, e il forno comune del paese.

Nel passato le case non erano dotate di forni propri, così ogni famiglia cuoceva il proprio pane insieme a quello delle altre. Proviamo per un attimo a immaginare l’odore di grani e lieviti antichi che doveva sprigionarsi da questa apertura fino a non troppi anni fa…

Continuiamo a salire fino a raggiungere la cappella di San Bernardo. A pochi metri troviamo un altro importante luogo di aggregazione, il lavatoio.

Qui le donne lavavano i panni, chiacchierando e cantando in un dialetto misto di ligure, piemontese, occitano che per fortuna non si è ancora perso. Gli elettrodomestici hanno facilitato il lavoro, ma forse anche reso un po’ più sole le persone…

La curiosa costruzione che vediamo poco più sotto è la seconda tappa del nostro percorso alla scoperta della castagna.

“U Canissu”, il canniccio, era la casetta dove si facevano essiccare le castagne. Al piano terra si trovava il focolare, intorno al quale si riunivano le persone per scaldarsi durante le serate invernali. Il suo calore toglieva umidità alle castagne poste nel piano superiore, separato da quello inferiore da un sottile “pavimento” di listelli di legno, il canniccio appunto.

Una volta secche, le castagne potevano essere raccolte attraverso una botola o una finestrella esterna.

In passato i canissi erano molto numerosi: si è calcolato che praticamente ogni famiglia ne possedeva uno. Qui si raccontavano storie, si discuteva dei fatti di cronaca, si prendevano le decisioni.

Superate le ultime case del paese ci ritroviamo sulla strada asfaltata, che seguiamo prendendo a sinistra.

Dopo aver passato un bivio tenendo la destra, passeggiamo tra i castagni ancora una decina di minuti fino a notare sulla sinistra delle strane costruzioni. Siamo arrivati nella Ciazza della Carbuneia, la nostra terza tappa.

E’ stato riprodotto uno degli spiazzi dove il bosco veniva pulito per realizzare le carbonaie. Ce ne sono due, una intera e una aperta a metà per vederne in sezione l’interno. In pratica si tratta di strutture a forma di cono, costituite da legni di castagno disposti attorno a un camino centrale e coperti con terra e foglie.

La legna diventava carbone attraverso un procedimento ingegnoso, che sfruttava la lenta combustione in presenza di scarso ossigeno. Una volta costruito il cono, attraverso il quale non doveva passare aria, si infilavano delle braci nel camino centrale, che a sua volta veniva chiuso tramite una grossa pietra piatta. In questo modo la legna intorno al camino a poco a poco carbonizzava. Dopo alcuni giorni il processo era completo.

Questo sistema era diffuso in tutte le aree alpine e appenniniche. Se come me amate i libri di Mauro Corona, avrete sicuramente sentito parlare del poiàt, la carbonaia del Veneto e del Friuli.

Il carbone era una voce importante di quello che potremo definire l’export di queste zone, perché poteva venire facilmente trasportato verso la costa e venduto.

La nostra passeggiata termina qui: torniamo in paese, ma non è ancora il momento dei saluti.

La festa della Castagna e le Raviore

Ogni anno Montegrosso Pian Latte celebra il suo legame con la castagna con tre giorni di manifestazioni, che culminano nella festa della seconda domenica di ottobre. Il paese si riempie di visitatori che non vedono l’ora di assaggiare i piatti cucinati dai montegrossini, come le caldarroste, il castagnaccio e le castagne secche bollite nel latte. Segnatevi questo appuntamento da non perdere.

Un’altra sagra da non lasciarsi scappare, in luglio, è quella delle “raviore”, fagottini con impasto a base di farina e acqua, ripieni di un trito segreto di sole erbe della zona.

E’ uno dei piatti simbolo della cucina bianca delle malghe alpine, diventata negli ultimi anni una delle attrazioni delle valli che si incontrano sulle pendici del monte Saccarello.

Oltre a scoprire il mondo del bosco e della cucina bianca, a Montegrosso Pian Latte potrete divertirvi con escursioni, che di inverno con la neve diventano ciaspolate sulla neve, e percorsi in mountain bike.

Vi invito a fare un salto a Montegrosso Pian Latte per rendervi conto personalmente delle attrattive del suo territorio. Vi divertirete, assaggerete prodotti di altissimo livello, passerete ore serene in compagnia di persone che amano la loro terra e non vedono l’ora di farvela conoscere.

Buona Liguria!"

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium