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Attualità | 04 giugno 2018, 07:11

Il “profondo rosso” delle partecipate: tra Riviera Trasporti, Area 24 e Rivieracqua un buco da 50 milioni di euro. A rischio i servizi e centinaia di posti di lavoro

In questi mesi sono venuti al pettine i nodi di anni di gestioni in perdita con dirette conseguenze sui Comuni e sulle aziende che attendono pagamenti ormai diventati chimera

Il “profondo rosso” delle partecipate: tra Riviera Trasporti, Area 24 e Rivieracqua un buco da 50 milioni di euro. A rischio i servizi e centinaia di posti di lavoro

Il piano di rientro di Rivieracqua, le continue assemblee dei Sindaci e l’inchiesta della Guardia di Finanza, le riunioni di Riviera Trasporti con i Sindacati e la politica, i vertici di Area 24 per discutere il debito e il futuro della società e della pista ciclabile.

Sono settimane intense per il destino delle tre partecipate che, negli ultimi anni, hanno fatto parlare non per i servizi, non per le iniziative, non per investimenti o innovazioni, ma per un “profondo rosso” che pare non trovare mai la parola “fine”. Gli addetti ai lavori, la politica, la stampa, ora anche i cittadini, sembrano tutti avere ormai fatto la bocca a cifre che, invece, dovrebbero un poco smuovere le coscienze.

Presi singolarmente hanno un impatto, ma se sommati i debiti delle tre società partecipate mettono i brividi. Area 24, Riviera Trasporti e Rivieracqua hanno accumulato, negli anni, oltre 50 milioni di euro di debiti. Un mare “rosso” figlio di gestioni discutibili, consulenze, e un flusso di denaro a dir poco dispersivo. Difficile, ora, individuare in poche righe per responsabilità o gli errori. Più immediato metterci di fronte alla realtà.

Andando per ordine è la Riviera Trasporti quella che pare essere nella situazione più difficile. Stando all’ultima stima (anche se gli stessi Sindacati chiedono all’azienda qualche certezza in più sulle cifre) pare che la RT sia in “rosso” di circa 29 milioni di euro. La soluzione all’orizzonte viene dalla vendita dei due depositi di Sanremo e Ventimiglia che, insieme, potrebbero fruttare 12 milioni di euro. Il tutto, ovviamente, è legato all’eventuale presenza di compratori e, soprattutto, per rendere le due strutture appetibili, i rispettivi Comuni dovrebbero variare le destinazioni d’uso delle aree. Inoltre, anche nella migliore delle ipotesi, i 12 milioni di euro di potenziale incasso non coprirebbero nemmeno la metà del debito. I più ottimisti dicono che, però, sarebbero un’iniezione di nuova liquidità nelle casse. Fondi che potrebbero permettere nuovi investimenti e, quindi, nuove entrate. Da non dimenticare, infine, anche la vertenza con i lavoratori. In Tribunale a Imperia “ballano” altri milioni. E in ballo ci sono anche circa 300 dipendenti. Il prossimo appuntamento in calendario sarà un incontro tra Sindacati, Comune di Sanremo, Provincia e Regione per parlare di cifre e, si spera, anche di assunzione di responsabilità.

Al secondo posto nella non onorevole classifica dei debiti c’è Area 24. La società è nata con l’intento di costruire, mantenere e promuovere la pista ciclopedonale nata sulle ceneri della vecchia ferrovia. La pista è un fiore all’occhiello del nostro territorio, ammirata e apprezzata dai residenti e dai turisti di tutto il mondo. Lo stesso non si può dire della società che la amministra. Il debito di Area 24 ammonta all’incirca a 19 milioni di euro e proprio in queste settimane si sono tenuti gli incontri tra i soci per decidere del suo destino. L’intenzione comune è quella di tenere in vita la società, ma la palla è nelle mani di degli istituti ai quali spetterà il compito di decidere sul debito e sulla sua eventuale riformulazione. Da non dimenticare che, come per la Riviera Trasporti, anche in questo caso sono in attesa le aziende (e i loro dipendenti) che vantano i crediti. Per il momento i Comuni che insistono sulla pista si sono fatti carico delle spese per la manutenzione ordinaria, ma non ci sono i fondi per eventuali spese straordinarie o per un piano che permetta uno sviluppo più strutturato della pista.

Infine la meno indebitata e la più giovane, Rivieracqua. La società consortile è nata sulla scia del referendum per l’acqua pubblica e, ad oggi, è in “rosso” di circa 3 milioni di euro. Sui suo conti e sulle consulenze pagate negli ultimi anni sta anche indagando la Guardia di Finanza, ma questo è un altro capitolo. In Comune a Sanremo e in Provincia si sono tenute svariate conferenze dei Sindaci per decidere il destino di una società in netta difficoltà nonostante i pochi anni di vita. Il Cda composto da Gian Alberto Mangiante e Sara Rodi si è fatto carico del non facile compito di redigere un piano di rientro da presentare al più presto alle Amministrazioni Comunali per provare a far quadrare i conti. Ma qui c’è anche il nodo delle aziende. Sono molte le imprese che ancora attendono i pagamenti da Rivieracqua, in alcuni casi il dovuto supera anche il milione di euro. E anche qui, oltre agli stessi dipendenti dell’azienda, sono a rischio anche i posti di lavoro nelle imprese che non hanno ancora ricevuto il bonifico per i lavori effettuati.

In totale, quindi, oltre 50 milioni di “rosso” che mettono in mezzo non solo le amministrazioni, non solo la politica, non solo le aziende, ma moltissimi lavoratori i cui destini sono legati alle decisioni che verranno prese nei prossimi anni, mesi o settimane.

Pietro Zampedroni

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