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Politica | 25 marzo 2017, 08:23

San Bartolomeo al Mare: riflessioni della minoranza dopo il Consiglio Comunale di Diano e l'incontro sui migranti

"La lettura o rilettura degli articoli comparsi sui giornali e dei commenti presenti sui social creano una sensazione di ‘sdoppiamento’ come se ciò di cui si sta parlando appartenesse a due mondi diversi"

San Bartolomeo al Mare: riflessioni della minoranza dopo il Consiglio Comunale di Diano e l'incontro sui migranti

L'ultimo Consiglio Comunale di Diano Marina e l'incontro promosso dalle Associazioni di volontariato Aifo e Mappamondo hanno dato vita a due serate monotematiche con avversi punti di vista sul problema migranti. Questi due eventi così vicini per il tema trattato, ma così lontani per la visione di pensiero, hanno indotto la Minoranza di San Bartolomeo al Mare a fornire la propria prospettiva sulla questione migranti.

"A quasi un mese dall’arrivo di 14 ragazzi ‘migranti’ nel territorio del Comune di San Bartolomeo al Mare – evento che ha catalizzato l’attenzione di residenti e istituzioni – la lettura o rilettura degli articoli comparsi sui giornali e dei commenti presenti sui social creano una sensazione di ‘sdoppiamento’ come se ciò di cui si sta parlando appartenesse a due mondi diversi.

Questa sensazione risulta ancor più accentuata se la lettura si concentra sulle risultanze dell’ultimo Consiglio Comunale di Diano Marina – dove la maggioranza ha approvato una propria mozione che definiamo come tutti (per comodità) anti migranti – e su quelle dell’incontro promosso dalle associazioni che operano nel campo del volontariato e che, sempre per comodità, definiamo pro migranti.

Alla ‘falsa solidarietà’ espressa dalle cooperative per le quali si vorrebbero anche informazioni di tipo fiscale (la gestione dei migranti genera utile tassabile?), all’Italia paese del Bengodi (qui trovano più che accoglienza), alla class action per danni economici al turismo (si avvantaggiano zone dove i migranti non vengono mandati), al rischio igienico-sanitario – illustrati dalla mozione approvata dal Consiglio Comunale - si contrappongono le parole degli operatori (volontari e retribuiti) che – permetteteci di dichiararlo – con pacatezza, concretezza e realismo hanno illustrato le loro esperienze.

Si è ascoltato Don Rito (non migranti ma storie umane), l’operatrice legale volontaria (la procedura lunga e complessa non deve originare lesioni nel diritto di accedervi), il dr. De Matheis che ha ‘ridimensionato’ il rischio di s-conosciute epidemie o contagi e il dr. Amoretti che ha (giustamente) rammentato l’esistenza di un massiccio fenomeno di minori non accompagnati e il contemporaneo problema della scomparsa di molti di loro. In ultimo si sono succedute le esperienze del Coordinatore SPRAR Imperia (perché dobbiamo accoglierli? Perché la nostra e la loro dignità umana lo chiede) e degli operatori che, pur sottolineando i limiti e i difetti del sistema e le difficoltà che origina (non sappiamo quante persone arriveranno ma una risposta si cerca di darla), hanno evidenziato come una corretta integrazione, in cooperazione con gli enti locali e la cittadinanza, possa trasformarsi in una risorsa.

Una fredda (anche se non nei toni) e teorica razionalità che si contrappone ad un’operatività concreta e umana.

E allora, come abbiamo sentito, dichiarare che la distanza tra le posizioni è solo numerica ci pare veramente eccessivamente semplicistico… la differenza è, a nostro avviso, fondamentalmente culturale nel senso che si deve avere conoscenza e rispetto delle proprie e delle altrui origini, della propria e dell’altrui storia per poter accettare il concetto di accoglienza e di integrazione. Come è stato dichiarato da qualcuno noi non abbiamo nessun merito nell’essere nati in questa parte del mondo.

Un’ultima considerazione…. indotta da una conversazione a commento della serata ‘anti-pro’ migranti. Le esperienze di accoglienza si sono sinora sviluppate tra Ventimiglia e Imperia (ed entroterra). Siamo così sicuri che provare a sostituire la teorica difficoltà paventata con un’esperienza pratica sia così negativo, difficile e traumatizzante? Perché, ricordiamoci che - ad oggi -nel Golfo Dianese, siamo tutti solo dei ‘teorici dell’accoglienza’”.

Maurizio Losorgio

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