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Al Direttore | 09 gennaio 2016, 19:52

Sanremo: trasferimento di Don Pasquale Traetta, la vigorosa difesa di un parrocchiano

"Non difendiamo solo l’uomo, difendiamo la nostra identità, la nostra dignità e la nostra anima"

Sanremo: trasferimento di Don Pasquale Traetta, la vigorosa difesa di un parrocchiano

"La notizia di questi giorni dell’imminente trasferimento del parroco di Coldirodi Don Pasquale ha suscitato incredulità, disperazione e sconforto, sentimenti che si sono immediatamente trasformati in una mobilitazione generale che si è manifestata con comitati, lettere, gruppi sui network ecc.

Per comprendere che cosa rappresenti Don Pasquale per Coldirodi bisognerebbe passare un po' di tempo nella frazione di Sanremo, poterne assorbire il sentimento che anima ogni residente verso la sua parrocchia e il suo parroco. Questo sentimento si è manifestato negli anni anche nelle innumerevoli iniziative che Don Pasquale ha saputo mettere in campo, la popolazione non ha mai avuto problemi nel collaborare alla riuscita delle tante idee che si sono prodotte, anzi gli stessi parrocchiani si sono prodigati a proporre loro idee. Questo connubio che potremmo definire meglio come un matrimonio tra la parrocchia e i fedeli (e non solo), si è evoluto negli anni divenendo col tempo solido ed equilibrato, come una grande famiglia, la grande famiglia di Coldirodi.

Perché la popolazione si sia schierata con Don Pasquale non nasce quindi solo da un pensiero campanilistico e tanto meno da un intento a difesa dei propri interessi. Don Pasquale non è solo il parroco di Coldirodi, egli rappresenta quella dicotomia in cui il parroco è una parte del sentimento del paese e l’altra parte è rappresentata dal paese stesso. Quindi non solo la persona, ma anche il ruolo che essa ha saputo ritagliare nel tessuto sociale di Coldirodi, l’animo che ha saputo trasmettere ai parrocchiani, l’insegnamento del rispetto e dell’umiltà. Coldirodi e Don Pasquale insieme costituiscono l’anima e la dignità di questo paese, senza uno dei quali queste qualità verrebbero a ridursi se non annullarsi.

Ecco perché un intero paese si è coalizzato a difesa del suo parroco, non difendiamo solo l’uomo, difendiamo la nostra identità, la nostra dignità e la nostra anima. Don Pasquale ha avuto il privilegio di esserne un degno rappresentante ed il suo trasferimento costituirebbe una grossa perdita difficilmente sostituibile nel medio termine.

Se Don Pasquale fosse convinto che il paese ne gioverebbe da questo trasferimento, sarebbe già partito da tempo in silenzio con umiltà e rispetto, come ha sempre insegnato.

Il paese tutto non smetterà di lottare per il suo parroco, perché egli è una parte di noi e noi siamo una parte di lui. Non stiamo a elencare le innumerevoli pubblicazioni apostoliche che riflettono il pensiero cattolico che ben si sposa con il nostro esempio. Ne vogliamo mancare di rispetto a Sua Eccellenza che avrà ben meditato sulla sua scelta. Vogliamo però chiedere se Sua Eccellenza conosce la realtà di Coldirodi, non solo per notizie riferite dai collaboratori, ma per esperienza diretta. Vogliamo suggerire a Sua Eccellenza che ci possono essere strade diverse da percorrere insieme che non escludano la presenza di Don Pasquale, su cui siamo pronti a confrontarci, il nostro intento non è scindere, ma legare e trovare la soluzione migliore.

Desideriamo dimostrare che la nostra non è una lotta di quartiere, ma un’affermazione dei principi su cui è fondata la nostra comunità, principi di solidarietà, amicizia, collaborazione, partecipazione, di percorso spirituale. Questo paese è legato a Don Pasquale come lui lo è con ogni singola persona, un legame tra padre e figlio, a volte i figli siamo noi a volte lo è lui, con rispetto e dignità.

Solo venendo a Coldirodi, vivendone le esperienze potrete comprendere in pieno il sentimento che ci guida nel nostro sostegno, sostegno che si è espresso nelle iniziative di questi giorni e che si esprimerà in una grande manifestazione nei prossimi giorni, per dimostrare che tutto quanto è stato fatto e verrà fatto non nasce da un’espressione superficiale, ma da una radicata tradizione, la nostra tradizione.

Ci chiamiamo a raccolta a difendere in nostri valori, quei valori che spesso in questa società sono perduti e assenti. Noi siamo privilegiati, abbiamo ancora questi valori e su questi valori fondiamo la nostra mobilitazione, non importa come andrà a finire. In gioco non c’è solo la sorte di Don Pasquale, è in gioco la dignità di un paese che è stato turbato nel suo interno. Don Pasquale non si tocca come non si tocca la nostra tradizione e la nostra dignità".

Redazione

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