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Attualità | 21 aprile 2015, 07:21

Tra quattro giorni il 70° anniversario della Liberazione: ecco il racconto di quei giorni a Sanremo dallo storico Andrea Gandolfo

Ora per ora gli accadimenti di quei giorni intensi anche per la città dei fiori.

Tra quattro giorni il 70° anniversario della Liberazione: ecco il racconto di quei giorni a Sanremo dallo storico Andrea Gandolfo

A quattro giorni dalle solenni celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione, il nostro lettore Andrea Gandolfo, ricorda le vicende salienti delle giornate della Liberazione a Sanremo, che sarebbe stata bombardata per l’ultima volta proprio il 25 aprile 1945.

Mentre era ancora in corso l’avanzata degli eserciti alleati su tutti i fronti e sembrava ormai imminente la capitolazione delle forze armate tedesche anche sul fronte italiano, il Comando operativo della I Zona Liguria emanò il 21 aprile le disposizioni relative alla mobilitazione insurrezionale riguardanti il reclutamento in massa, l’organizzazione militare contadina, il compito delle SAP al momento dell’attacco finale, l’importanza della perlustrazione e dei collegamenti, la logistica militare e le principali direttrici di assalto da parte delle formazioni di montagna. Il proclama terminava invitando tutti i Comandi a «preoccuparsi di legare strettamente il movimento partigiano con le masse popolari delle campagne, delle città, intensificando i contatti e la collaborazione con i CLN e le SAP». Contemporaneamente lo stesso Comando operativo della I Zona Liguria emanava un altro proclama ai cittadini dell’Imperiese, nel quale annunciava la prossima liberazione del suolo provinciale dai nazifascisti, avvertendo i traditori e i collaborazionisti che essi sarebbero stati inesorabilmente colpiti dalla giustizia partigiana insieme ai soldati della Repubblica sociale presi con le armi alla mano, mentre tutti coloro che si fossero presentati volontariamente avrebbero avuto completa amnistia per il loro passato.

Il proclama rendeva infine noto che il Comando partigiano si apprestava a decretare la mobilitazione generale, invitando tutti i cittadini a raggiungere i più vicini distaccamenti garibaldini, arruolarsi nelle SAP, aiutare i partigiani, informare il CLN sull’attività del nemico e prendere posto nelle file dell’esercito popolare per partecipare all’offensiva generale liberatrice contro tedeschi e fascisti. Intanto le truppe tedesche di stanza in città avevano iniziato un lento sganciamento, mentre anche i bersaglieri presenti a Sanremo avevano ricevuto l’ordine, nel pomeriggio del 23 aprile, di raggiungere e concentrarsi a San Lorenzo al Mare, distruggendo tutto l’armamento pesante e trattenendo soltanto le armi di dotazione individuale. Nel frattempo pure le batterie di Villa Frua, Madonna della Guardia, Bussana e Poggio erano state rimosse, e alle diciotto del 23 aprile il SIM del CLN venne informato che alle dieci di sera di quello stesso giorno le truppe tedesche si sarebbero trasferite a Ceriana per tentare di raggiungere il Piemonte attraverso le montagne, mentre il 24 sarebbe iniziata la ritirata dei nazifascisti dislocati sul fronte di Ventimiglia cominciando il ripiegamento verso levante. Poche ore prima la città era stata di nuovo pesantemente bombardata da alcune unità navali alleate, che, alle quattro pomeridiane del 23 aprile, spararono diversi colpi sulla zona portuale e il centro cittadino provocando numerose vittime. Il CLN si mise allora in contatto con il Comando operativo della I Zona Liguria per concordare le varie fasi dell’insurrezione, trasferendosi subito dopo nel centro della città per porsi alla testa del movimento insurrezionale. Sempre il 23 aprile il CLN Provinciale di Imperia emanò un proclama rivolto a tutti i CLN della Provincia, con cui disponeva l’entrata in carica di una Giunta Comunale in ogni Comune, alla quale i CLN periferici avrebbero dovuto dare il loro «appoggio fraterno», l’assunzione della tutela dell’ordine pubblico da parte delle SAP e la piena legalizzazione dei CLN al momento dell’insurrezione secondo un piano stabilito da tempo, il quale prevedeva che tutto si sarebbe dovuto svolgere con «calma e precisione», avvertendo infine che chiunque avesse tentato di violare in qualsiasi modo l’ordine pubblico sarebbe stato considerato «nemico». Il giorno successivo il CLN matuziano diramò un proclama relativo all’ordine pubblico, con il quale disponeva che tutti i dipendenti degli enti pubblici sanremesi rimanessero al loro posto, ferma restando la responsabilità per la continuazione dello svolgimento dei servizi pubblici e dell’ordine cittadino durante l’insurrezione da parte degli stessi dipendenti, che sarebbero dovuti rimanere in attesa di ulteriori disposizioni emanate dallo stesso Comitato di Liberazione Nazionale. Nel frattempo, e specialmente nella notte tra il 23 e il 24 aprile, i movimenti delle truppe tedesche di stanza a Sanremo si erano andati progressivamente intensificando, tanto che alle 6 di mattina del 24 tre autocarri germanici partirono dalla Madonna della Costa portando via il personale e l’attrezzatura contraerea composta di due pezzi da 75 e da una mitragliatrice da 20. Alle 7 sembrò che la città fosse stata quasi completamente evacuata dai nazifascisti, ma in realtà rimanevano stanziati negli Alberghi Mediterraneo e Bellavista circa 200 tedeschi e 25 bersaglieri, oltre a un numero imprecisato di fascisti asseragliati nelle strette vie della Pigna.

Intanto, mentre la maggior parte delle formazioni partigiane era dislocata sulle colline circostanti l’abitato in attesa di intervenire in forze per l’occupazione della città, alcuni distaccamenti di punta delle SAP, al comando di Ferruccio Corte (Ragno), si lanciavano all’assalto del centro cittadino occupando, grazie anche alla valida collaborazione di numerosi volontari civili, il Palazzo del Municipio in piazza Nota, dove venne inalberata la bandiera del CLN e quella rossa garibaldina. Poche ore dopo cadde anche piazza Colombo, mentre i tedeschi si trinceravano nell’Albergo Mediterraneo. Nella Pigna continuavano però aspri combattimenti tra partigiani e nazifascisti, che, nascosti tra le viuzze insidiose e nelle case meglio difendibili della città vecchia, resistevano ancora sparando senza interruzione con numerose armi automatiche e mortai di vario calibro. Dopo una durissima battaglia combattuta porta a porta e corpo a corpo, all’alba del 25 aprile le forze nazifasciste furono costrette alla capitolazione, lasciando sul terreno sei tedeschi e dieci bersaglieri, mentre una quarantina tra italiani e tedeschi si arrendeva e gli altri cercarono di salvarsi dandosi alla fuga. Nelle stesse ore alcune SAP iniziavano a svolgere il loro compito di polizia e tutela dell’ordine pubblico presidiando gli edifici pubblici, le banche, le centrali elettriche, telefoniche e idriche senza che nessun incidente di rilievo turbasse la quiete cittadina. Soltanto qualche isolato elemento fascista sparò colpi di fucile contro i partigiani, che ridussero però al silenzio gli ultimi sparuti gruppi di repubblichini ancora presenti in città.

Dopo un ultimo tentativo nazifascista di un attacco armato contro il CLN riunito in un locale della Casa Parigina in rondò Francia, fallito per merito della pronta e tempestiva reazione armata di alcuni componenti dello stesso Comitato, i quali, usciti dal locale per affrontare gli attentatori, li avevano messi in fuga lasciando sul terreno due morti, nella mattinata del 25 fecero finalmente il loro ingresso in Sanremo liberata i partigiani della V Brigata «Nuvoloni», guidati dal comandante della II Divisione «Cascione» Vittorio Guglielmo (Vittò) e accolti con dimostrazioni di simpatia e gioia dalla popolazione matuziana, che poteva così ritornare alla sua vita normale dopo i venti durissimi mesi dell’occupazione tedesca della città. Mentre era ancora in corso la sfilata delle formazioni partigiane nelle vie cittadine, improvvisamente, verso le 12 e 10 di mattina, alcune navi alleate, ignorando certamente quello che era avvenuto a Sanremo nelle ultime trentasei ore, iniziarono a bombardare il centro abitato e a nulla valsero le ripetute segnalazioni, con teli bianchi distesi lungo corso Imperatrice e razzi lanciati dalla punta di San Martino, per farle desistere dall’attacco, che cessò comunque verso le 13, mentre una staffetta era già partita verso la frontiera per avvertire i Comandi alleati dell’errore, ritornando la sera successiva con la rassicurante risposta che tutto era stato chiarito.

Il bilancio dei combattimenti avvenuti a Sanremo durante il 24 e 25 aprile fu di dodici bersaglieri e un numero indefinito di tedeschi uccisi, otto bersaglieri e sette tedeschi (di cui tre feriti) catturati, mentre le perdite delle SAP e dei GAP ammontarono a otto feriti. Furono inoltre catturate numerose armi e munizioni appartenute a elementi nazifascisti, oltre a indumenti e viveri (specialmente carni) ed alcuni automezzi. Il pronto intervento delle brigate partigiane nella lotta impedì poi le progettate distruzioni di edifici e vie di comunicazione da parte dei tedeschi in ritirata, i quali furono costretti a sgomberare la città prima di poter mettere in atto i loro piani distruttivi. Il 25 aprile, infine, le due Brigate GAP «Giacomo Matteotti» e «Giuseppe Anselmi» vennero sciolte e con i loro effettivi al completo fu costituita un’unica brigata, che venne intitolata al primo comandante dei GAP sanremesi Aldo Baggioli, caduto a San Romolo il 15 novembre 1944. La Brigata «Aldo Baggioli», che ebbe come comandante il maggiore Antonio Gerbolini, Mario Chiodo e Dario Rovella in qualità rispettivamente di vicecomandante e commissario, avrebbe quindi continuato il suo servizio fino al 31 maggio 1945, quando i suoi componenti furono definitivamente smobilitati. Due giorni dopo la liberazione della città il CLN di Sanremo emanò il decreto di assunzione di tutti i poteri di amministrazione e di governo nel territorio del circondario matuziano, che andava da Ventimiglia a Santo Stefano al Mare con il relativo entroterra. Nel decreto, pubblicato il 27 aprile sul primo numero della «Voce della Democrazia» all’indomani della Liberazione, si stabiliva che, in attesa di una libera consultazione popolare e delle ulteriori disposizioni di legge del Governo democratico italiano, tutti i poteri di amministrazione e governo sarebbero stati esercitati dagli organi e dalle persone all’uopo designate dal CLN circondariale, allargato con la partecipazione dei Volontari della Libertà, della Camera del Lavoro, delle organizzazioni di massa femminili e giovanili (Gruppo di Difesa della Donna e Fronte della Gioventù) e dei liberi professionisti che avevano partecipato alla lotta di liberazione.

Nello stesso tempo il CLN assumeva le funzioni di Giunta provvisoria di governo, che risultò composta da Mario Mascia per il PSIUP, Alfredo Rovelli per il PCI, Giovanni Asquasciati per la DC, Nino Bobba per il Partito d’Azione, Agostino Bramé per il Corpo Volontari della Libertà (CVL), Antonio Gerbolini, Emilio Mascia e Giovanni Bellone, addetti militari rispettivamente per il PCI, il PSIUP e la DC, Alpinolo Rossi in qualità di segretario della Camera del Lavoro, la rappresentante del Gruppo di Difesa della Donna Evelina Cristel, il delegato del Fronte della Gioventù Duilio Cossu e infine il rappresentante dei liberi professionisti Antonio Porta. Il CLN nominò quindi primo sindaco di Sanremo liberata il socialista Adolfo Siffredi, che fu affiancato, sempre su designazione del CLN, dagli assessori Marco Donzella, Paolo Manuel Gismondi, Alfredo Cremieux, Pietro Zappa, Giovanni Pigati e Antonio Canessa, coadiuvati dalla Giunta Popolare di Amministrazione formata da ventisei cittadini scelti tra i principali partiti democratici e le varie categorie professionali. Nel decreto furono anche nominati i nuovi comandanti della Polizia di Sanremo e si stabilì pure lo scioglimento delle forze armate nazifasciste, i cui appartenenti erano tenuti, sotto pena di morte, a presentarsi per la consegna delle armi e dell’equipaggiamento al distaccamento del CVL di stanza alla caserma Lamarmora di San Martino.

Il 27 aprile veniva diffuso un proclama alla cittadinanza sanremese del neosindaco Adolfo Siffredi, che, rivolgendosi alla popolazione, la incitava a collaborare con il CLN per la ricostruzione morale e materiale della nazione e annunciava: «Cittadini! L’ora della liberazione è giunta! Dopo anni di tirannide, di sciagure, di torture e di sangue la luce della libertà brilla nuovamente sulla nostra terra martoriata. Libertà che significa, soprattutto, giustizia. Giustizia per tutti; giustizia riparatrice dei mali che hanno portato la Patria nell’abisso, dal quale solo ora - mercé il sacrificio dei suoi figli migliori - essa risorge». Siffredi concludeva il bando ammonendo che «nessuna inutile vendetta, nessun sopruso sia commesso» in quanto era in gioco la salute della Patria e si rendeva quindi necessaria la «collaborazione piena, incondizionata, leale di tutti i cittadini», mentre la giustizia del popolo sarebbe stata «inesorabile» tanto con quelli che avevano trascinato il Paese alla rovina quanto verso tutti i cittadini intenzionati a continuare la «nefanda opera di corruzione morale e materiale della vita pubblica» praticata sotto il regime fascista. Intanto, alle 4 di mattina del 27 aprile, era giunto sulla spiaggia di San Martino il tenente francese Robert Stives, mandato in missione dal suo Comando. Accompagnato dai due garibaldini Gerolamo Marcenaro e Renzo Rossi, addetti al trasporto di armi tra l’Italia e la Francia, l’ufficiale aveva l’incarico di accertarsi che la nostra zona fosse completamente libera, e, nel corso della missione, si dimostrò vivamente entusiasta dell’organizzazione garibaldina e in particolare della preparazione dei componenti il Comitato di Liberazione Nazionale. Mentre gran parte delle città della provincia erano ormai sotto il controllo delle forze partigiane e sapiste, proprio a Sanremo si vissero ancora momenti di apprensione quando, nella notte del 27 aprile, truppe francesi dell’esercito metropolitano, seguite nel corso della giornata da formazioni senegalesi, sbarcarono sul litorale di San Martino, fomentando voci incontrollate sull’intenzione dei francesi di annettersi il tratto di costa tra Ventimiglia e Taggia, mentre si propagavano in città notizie allarmanti relative al disarmo e all’estromissione dei partigiani italiani da Briga, Tenda e San Dalmazzo.

L’estrema preoccupazione per le sorti del nostro circondario, sentita vivamente, oltre che dagli ambienti politici dirigenti, anche da tutta la cittadinanza, indusse il CLN a chiedere precise assicurazioni agli Alleati in merito alle reali intenzioni dei francesi sul territorio dell’estremo Ponente ligure. Nello stesso tempo le autorità del CLN si impegnarono a fondo, da un lato, per tranquillizzare la popolazione, e, dall’altro, per scoraggiare chiunque avesse avuto intenzione di suscitare pericolose rivolte. L’allarme si sarebbe però rivelato fortunatamente ingiustificato in quanto il 3 maggio, dopo l’insediamento a Imperia dell’Autorità militare alleata, le truppe francesi furono sostituite da quelle angloamericane, il cui arrivo fu subito percepito dalla popolazione come una garanzia che la Riviera dei Fiori sarebbe rimasta definitivamente italiana.

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