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Politica | 09 gennaio 2014, 14:27

Dissesto idrogeologico in Liguria, interventi di Legambiente post dichiarazioni Ministro Orlando

“Affermazioni del ministro condivisibili. Passare dalla logica dell’emergenza ad una cultura della prevenzione. Con i falsi alibi sulle alluvioni aumenta il rischio per le nostre infrastrutture e la popolazione”

Dissesto idrogeologico in Liguria, interventi di Legambiente post dichiarazioni Ministro Orlando

"Sostenere la cultura della prevenzione". La recente presa di posizione del Ministro Orlando sulle questioni del dissesto idrogeologico in Liguria mette il dito sulla vera emergenza della nostra regione. Perchè la Liguria continua a franare, dall’imperiese allo spezzino, dalla costa all’entroterra. E le piogge che colpiscono il territorio lasciano sempre piu' frequentemente enormi strisce di terra sulle strade e cittadini isolati e sfollati.

“Le dichiarazioni del Ministro Orlando, finalmente, mettono al centro questioni dirimenti – commenta Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria -. I rappresentanti locali al governo del territorio, invece di lamentarsi, dovrebbero farle proprie. Finalmente viene affermata la necessità di passare da una cultura della continua emergenza ad una della prevenzione, della pianificazione e progettazione. E’ necessaria una nuova lettura delle fragilità del territorio e con questa aggiornare i piani di bacino, che hanno dimostrato tutti i propri limiti, i piani urbanistici comunali e il nuovo piano territoriale regionale. Solo così si dimostrerà di puntare davvero alla diminuzione del rischio idrogeologico nella nostra regione”.

Troppe le criticità, troppi ancora i problemi legati ad una politica del territorio inadeguata: dal tunnel della Fontanabuona, carente persino di una analisi costi/benefici relativi all’opera e alla sicurezza idrogeologica di quel comprensorio.  Invece di finanziare strade e tunnel si dovrebbe sostenere una seria mappatura del dissesto del territorio e gli interventi per ridurre il rischio e l’esposizione alle frane delle infrastrutture esistenti. 

Per non parlare dello scolmatore del Bisagno, dagli enormi costi economici e realizzabile in decenni, che non permette di affrontare il problema della manutenzione del territorio a partire dai versanti boscati da cui si origina il torrente, che andrebbero mantenuti e puliti e non ulteriormente cementificati, come nel caso del rio Mermi a Genova.

"Nello spezzino poi, non sembra si voglia far tesoro delle situazioni drammatiche che sono accadute, e si continua a non mettere la difesa del territorio in cima alle priorità – sostiene Stefano Sarti, vicepresidente di Legambiente Liguria - basti pensare che in una zona colpita dall'alluvione dell'Ottobre del 2011 come quella di Brugnato, si sta realizzando un grande contro commerciale, che secondo la nostra associazione -che a presentato su questo ricorso al TAR Liguria- e' stato approvato con una carenza nella valutazione di impatto ambientale, quando sarebbe addirittura stata necessaria una Valutazione Ambientale Strategica".

E' quindi necessario eliminare tutti gli alibi che emergono quando si affronta il dissesto idrogeologico: la prima causa delle alluvioni è l'urbanizzazione delle aree inondabili e limitrofe alle zone a rischio frana, su cui e' possibile agire subito, e non solo il cambiamento climatico che presume interventi politici di alto livello. Le 'pulizie fluviali' sono un ulteriore aspetto da considerare perchè la vegetazione in alveo intercetta e trattiene parte degli alberi portati in alveo dalle frane e riduce la velocità della corrente e la sua forza distruttiva. Se gli alvei fossero completamente ripuliti, le alluvioni e le conseguenze a valle sarebbero ancora più violente.

“La difesa del suolo, dei versanti, della comunità ligure – conclude  Grammatico - deve diventare una sfida comune, che preveda il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati: le Regioni, le Provincie e i Comuni, l’Autorità di bacino, la comunità scientifica a partire dagli ordini professionali più interessati quali i geologi, gli architetti e gli ingegneri, le associazioni ambientaliste e di volontariato per poter mettere in campo una nuova cultura della gestione del territorio, primo grande passo per rendere più sicuro l’ambiente in cui viviamo".

C.S.

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