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Politica | 18 dicembre 2010, 16:51

Imperia: intervento del Partito della Rifondazione Comunista sulla 'criminalizzazione'

Imperia: intervento del Partito della Rifondazione Comunista sulla 'criminalizzazione'

Questa è l’Italia di oggi: non appena, in una situazione di altissima conflittualità sociale, qual’è quella della crisi gravissima in atto, che da noi non è solo economica e sociale, ma anche politica e istituzionale, centinaia di migliaia di persone scendono in piazza (cioè in pubblico) a manifestare il loro dissenso verso politiche governative ingiuste e discriminatorie, si fa scattare la reazione dello Stato, fatta in primo luogo della criminalizzazione di quelle realtà sociali e politiche maggiormente scomode, per creare una sorta di “nemico necessario” da colpire più facilmente.La ‘schedatura’ operata dal Ministero degli Interni dei centri sociali ritenuti “pericolosi”, tra cui gli imperiesi “La Talpa e L’Orologio” e “Babilonia”, non sorprende più di tanto, trattandosi di una pratica antica.

Ciò che scuote e indigna, invece, è l’intollerabile asimmetria con cui, anche attraverso rappresentazioni che hanno lo scopo precipuo di suscitare allarme nell’opinione pubblica e alimentare la paura tra la gente, si pretenderebbe di governare la disastrosa e vergognosa situazione in cui versa il Paese.Un Paese, l’Italia, ai primi posti nelle graduatorie mondiali per corruzione degli apparati pubblici e delle istituzioni, con un governo nel quale proprio il Ministro degli Interni, Maroni, che ha immediatamente attaccato la magistratura per le scarcerazioni dei giovani arrestati, risulta essere stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, per aver preso a morsi un poliziotto; dove l’ex capo della polizia, De Gennaro, viene condannato per aver indotto i funzionari sottoposti a mentire sui gravissimi fatti del G8 di Genova 2001 al fine di nascondere il suo diretto coinvolgimento. Fatti che, secondo i documenti rivelati da Wikileaks che stanno facendo il giro del mondo in questi giorni, fecero scrivere al governo degli Stati Uniti di vere e proprie torture attuate a danno dei manifestanti.

Un Paese, infine, che vede, come stanno vedendo tutti attraverso i video che ormai circolano in rete, forze di polizia accanirsi selvaggiamente, con violenze fisiche portate in gruppo, su singoli manifestanti e persino su persone del tutto estranee alle circostanze degli scontri.Stiamo nuovamente vivendo una situazione paradossale: pur di occultare il fatto che le politiche antipopolari e autoritarie degli ultimi quindici anni vengono ormai fronteggiate nelle piazze e nelle strade come nei luoghi di lavoro e nelle università da una crescente radicalità a livello di massa, coinvolgente soggetti e generazioni diverse (dagli operai agli universitari, dagli studenti ai lavoratori immigrati, dai dipendenti pubblici ai precari), che esprimono il sentimento di rabbia crescente per le ingiustizie che si consumano ogni giorno sulla pelle dei più deboli, si prende subito a sostenere, al fine di spaccare l’unità del movimento, il teorema del pericolo di infiltrazione e contagio dei movimenti che sarebbe portato da gruppi politici ideologicamente radicali e antagonisti. Questa operazione di potere è essa un grandissimo pericolo per la nostra democrazia, poiché è finalizzata a disarticolare il generale movimento di lotta e a trovare giustificazione per innescare nuove ondate repressive e alibi per ulteriori limitazioni al diritto di manifestare in piazza. Non dimentichiamo che era stato il presidente emerito della Repubblica Cossiga, già Ministro degli Interni alla fine degli anni ’70, in uno dei suoi ultimi interventi, a consigliare apertamente di provvedere ad infiltrare i rinascenti movimenti di lotta e reprimere violentemente le contestazioni di piazza.

Chiediamo pertanto a tutte le forze politiche e sociali del campo democratico di rispondere e rifiutare questa logica reazionaria e portare unitariamente in campo, insieme al dissenso per il tentativo di criminalizzazione di alcuni soggetti e movimenti, una mobilitazione generale delle coscienze democratiche, dei lavoratori e i cittadini contro la violenza di una gestione ferocemente antipopolare della crisi, che in realtà è stata ed è determinata dai vergognosi squilibri e abusi dei “poteri forti” della finanza e dell’economia, che in Italia trovano alcune delle espressioni più corrotte, e di una riduzione della nostra convivenza ad una “democrazia di carta” che si propone di buttare al macero la Costituzione e i principi di eguaglianza e giustizia sociale che essa promuove.Facciamo anche appello agli organi di informazione perché trattino col dovuto equilibrio e adeguata capacità di analisi i fenomeni sociali che, anche localmente, esprimono il dissenso e il malcontento crescenti tra la popolazione e, in particolare, tra le nuove generazioni.

C.S.

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