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Sanità | 07 novembre 2020, 09:59

La vita prenatale: il primo capitolo della nostra esistenza

La rubrica di nutrigenomica curata da Simona Oberto

La vita prenatale: il primo capitolo della nostra esistenza

Ogni individuo è il risultato finale di un complesso gioco di interazioni e modificazioni, che cominciano nelle primissime fasi dello sviluppo fetale, all’interno del grembo della madre, e proseguono per tutta la durata della vita. Ecco che, genotipo e fenotipo, come cofattori, si intersecano e si influenzano, fino a determinare quello che siamo. In parole semplici: i nostri genitori e le generazioni precedenti ci regalano una struttura, ma saranno poi l’ambiente e le nostre scelte di vita a modificarla e plasmarla.

“Noi siamo esseri in continua mutazione”, racconta l’Epigenetica, ed è proprio questa nostra caratteristica che ci permette di evolverci e adattarci all’ambiente. Quando mi chiedete perché, pur seguendo una dieta ferrea, non riuscite a dimagrire; o pur mangiando prodotti freschi e naturali, continuate a manifestare sintomi gastrointestinali; o pur facendo una costante attività sportiva, continuate a soffrire di dolori osteoarticolari; o pur seguendo corsi di rilassamento e meditazione, non riuscite a gestire la vostra vita psico-emotiva…la mia risposta è sempre la stessa: “La salute è uno stile di vita, caratterizzato da scelte consapevoli e di buon senso, che permettono ad ogni persona di crescere ed evolversi, sfruttando al massimo le proprie potenzialità Non basta impegnarsi su un solo fronte, perché i fattori che la determinano sono molteplici!”. Quando nasciamo siamo come dei “semini”, che si portano all’interno il proprio “corredo genetico”, destinati a trasformarsi in esseri pensanti e coscienti. Tutto ha origine nel momento del concepimento, nella vita prenatale, nel mondo intrauterino. Il feto è dotato di una sensibilità che lo mette in relazione sia con la madre che con l’ambiente esterno. Possiamo dire che percepisce tutte le emozioni, ma non solo, ne rimane “impregnato” profondamente. Il mondo intrauterino è il primo “terreno” in cui il “semino umano” si sviluppa e cresce; ecco perché la qualità della vita prenatale dipende dalla qualità dei nove mesi di gestazione della mamma e quindi dalla sua salute psicofisica.

Fattori come: l’alimentazione, l’eventuale assunzione di farmaci, la condizione psicoemotiva stabile o instabile, ma soprattutto la salute del tratto gastroenterico e del Microbiota, sono fattori determinanti che condizionano la stato di salute dello feto. Lui è in grado di memorizzare, di apprendere e di provare emozioni, seguendo il “flusso emozionale” della madre. Del resto, più volte ho sottolineato quanto le nostre emozioni impattino sullo stato di salute del nostro organismo attraverso specifiche correlazioni con gli ormoni e il sistema immunitario. Ogni emozione, positiva o negativa, produce nell'organismo una corrispondente secrezione ormonale, la quale a sua volta darà il via a una cascata di altre reazioni che andranno ad interessare ogni singola cellula del nostro organismo, compreso quelle del feto. Fin dai tempi più antichi, gli studiosi si sono interessati alla vita intrauterina, riconoscendone l’importanza sulla crescita futura del neonato. E questo perché una madre in buone condizioni di salute, con mucose enteriche eubiotiche, permetterà al suo feto di crescere in un ambiente salubre, così come un terreno fertile permette a un semino di crescere e trasformarsi in una piantina forte e rigogliosa. Una madre sana, al momento del parto naturale, potrà regalare al proprio neonato un primo “corredo microbico”, la cui qualità e varietà dipenderà proprio da quanto la madre è in una condizione di disbiosi o eubiosi. Infatti alla nascita, il tratto digerente dei neonati è completamente sterile e viene colonizzato, immediatamente, a partire dal parto naturale, dai microorganismi con cui viene in contatto, provenienti dal tratto riproduttivo e fecale della madre (lactobacilli); successivamente, altri batteri proverranno dall'allattamento (bifido), dall'ambiente, ed infine dai cibi che nel tempo ingerirà. La “stabilizzazione del Microbiota” dei neonati con parto naturale, allattati da madre in eubiosi, avviene dopo un mese e si compone sostanzialmente di Bifidobacteri (famiglia dei batteri “buoni” Bacteiroides), al contrario, se la madre è in disbiosi, partorisce con cesareo e non allatta, non si stabilizza per almeno sei mesi e viene composto prevalentemente da Enterobacteri ed Enterococci (batteri non sempre buoni della famiglia dei Firmucutes), predisponendo il neonato alla disbiosi intestinale e a una maggiore sensibilità agli agenti patogeni.

La vita prenatale del feto è molto influenzata dai suoi organi di senso, che man mano si sviluppano, rafforzando il contatto con la madre e con l’ambiente esterno. Pensate al tatto: la pelle è l’organo della comunicazione primaria, perché permette di comunicare anche quando le altre forme di comunicazione non sono presenti. Il feto prova questa prima sensazione muovendosi nel liquido amniotico. L’olfatto è il senso che permette di discernere e intuire. L’organo dell’olfatto entra in funzione durante il secondo mese di gravidanza. Dopo la nascita, il bimbo riconoscerà l’odore della madre, perché ne ha già fatto esperienza intrauterina. Il gusto entra in funzione entro il terzo mese. Può sembrare incredibile ma, introducendo sostanze amare o dolci all’interno del liquido amniotico, il feto reagisce, rispettivamente chiudendo la bocca o con movimenti di suzione e di deglutizione. L’udito completa la sua struttura tra il secondo ed il terzo mese, permettendo al feto di ricevere numerose stimolazioni provenienti dall’esterno e dall’interno del corpo materno. Urla, trambusto, rumori e toni troppo bruschi non favoriscono di certo lo sviluppo del feto ed accrescono il suo stato di insicurezza e di timore. L’organo della vista comincia a funzionare tra il quarto ed il sesto mese.

Si è scoperto che il feto non si trova nella più completa oscurità, ma, al contrario, vive all’interno di una variazione di tonalità luminose e cromatiche che dipendono dall’ambiente esterno in cui vive la madre. Alcuni esperimenti mostrano che, se si appoggia una luce intensa sull’addome della madre, il nascituro sembra notarla. Potremmo dire che il feto “galleggia” in un mare di emozioni e sensazioni, ma non dobbiamo scordarci che, per crescere forte e sano, lui necessita anche dei giusti nutrienti che gli arrivano attraverso l’alimentazione della madre. Una alimentazione troppo processata, ricca di additivi e di sostanze citotossiche e genotossiche, può mettere a serio rischio la sua crescita in salute. Insomma, la vita prenatale è molto più importante di quello che possiamo pensare. Lei ci appartiene. E’ la nostra struttura. E’ colei che ci prepara alla nascita, alla nostra “uscita” nel mondo. Mi piace definirla: “Il primo capitolo della nostra vita, un capitolo importantissimo. Una sorta di “imprinting” che gioca un ruolo fondamentale su vari aspetti del comportamento della nostra vita da adulti.

Quando non sappiamo darci una spiegazione del perché certe parole o comportamenti ci suscitano particolari emozioni; quando un profumo ci evoca un ricordo che non sembra nostro; quando ci sembra di aver già vissuto quell’esperienza, ma non ci ricordiamo dove; quando reagiamo d’istinto a uno stimolo, inspiegabilmente fastidioso o, al contrario, piacevole, ecco potrebbero essere tutti ricordi emozionali proprio della nostra vita intrauterina.

Allora, per concludere, voglio sottolineare che la responsabilità di una madre nei confronti del proprio figlio, non inizia il giorno del parto, ma nel giorno del suo concepimento, perchè la vita è un dono prezioso che va donato in piena coscienza. Vivere una gravidanza in piena salute, può essere il più grande regalo che una madre può fare al proprio figlio. Educarlo a vivere in salute, una volta nato, è il suo più grande insegnamento.

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