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Attualità | 21 luglio 2020, 14:34

Liguria, Piemonte e Sicilia unite dal DNA: ricerche confermano antiche migrazioni dal nord al sud Italia

Il progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve” vede coinvolti, tra gli altri, due insigni studiosi dell’Università di Bologna

Aree evidenziate in verde, espansione normanna a partire dal XI secolo (credit l’histoire.fr)

Aree evidenziate in verde, espansione normanna a partire dal XI secolo (credit l’histoire.fr)

Nello scorso febbraio, prima della lunga interruzione dovuta alla pandemia e al conseguente lockdown, il progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve” era stato attenzionato dalla prestigiosa e antichissima Università di Bologna, a seguito dell’incontro tra l’eminente studioso prof. Davide Pettener (antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università emiliana), la sua collaboratrice professoressa Stefania Sarno e Fabrizio Di Salvo, promotore del progetto “Aleramici in Sicilia”.

Pettener e Sarno sono ricercatori ben noti alla comunità scientifica internazionale, in quanto autori del più importante studio mai condotto sul DNA umano, attraverso reperti provenienti dal Kazakistan e dal Caucaso, i cui risultati sono apparsi nel 2019 sulla autorevole rivista Science, con il titolo “The formation of human populations in South and Central Asia”. Una ricerca che, seppur indirettamente, si collega alle finalità del progetto “Le Vie Aleramiche, Normanno-Sveve” al fine di dimostrare che esiste un’unica razza incline a emigrare e a spostarsi: una razza, appunto quella umana, che tende a muoversi e a seguire i flussi migratori.

I due studiosi sono anche molto conosciuti per uno studio su 3.000 campioni di DNA italiano. La ricerca, dopo l’uso di 900 di questi, ha evidenziato interessanti aspetti. L’analisi sul DNA mitocondriale dal punto di vista del cromosoma Y, quello paterno, ha offerto il panorama di un’Italia divisa secondo una linea più longitudinale, che separa una zona nord-occidentale da una sud-orientale, rispetto all’idea di una separazione nord e sud. Differente, invece, la linea del cromosoma X materno, con una distribuzione più omogenea, sicuramente a seguito di una mobilità differente delle donne dovuta a pratiche matrimoniali che prevedevano il loro spostamento.

TEST DEL DNA PER CONFERMARE L'IMMIGRAZIONE 'AL CONTRARIO'

Ora un test simile verrà effettuato per alcune parti della Sicilia, per confermare, invece, i legami tra nord e sud e l’immigrazione al ‘contrario’ avvenuta mille anni fa. Pettener era già stato coinvolto nel progetto e aveva partecipato al convegno nazionale sugli Aleramici, organizzato a Palermo presso ‘Officina Studi Medievali’ nell’autunno del 2018, con un intervento illuminante: “Il contributo dell’antropologia molecolare e della genomica nello studio delle minoranze linguistiche italiane”.

Il test vuole essere un’ulteriore prova. Una conferma ma, in questo caso, cercata da un punto di vista scientifico, quasi più ‘materiale’ e non solo legata a testi scritti. La testimonianza di questa biodiversità era già emersa in numerose ricerche internazionali. Ad esempio le parole del noto storico francese Henri Bresc, che in un’intervista rilasciata per un documentario su queste tematiche evidenziava come non solo i normanni si recarono in Sicilia ma che, di fatto, al loro seguito, nella notevole migrazione dell’XI secolo, ci fossero fiamminghi, bretoni e provenzali, oltre ai già citati aleramici del nord Italia. Una presenza testimoniata e confermata dagli studi sui cognomi siciliani e sulla toponomastica che riprendono i cognomi suddetti.

Una biodiversità ulteriormente arricchita in Sicilia, che continuò a persistere per tutto il basso medioevo anche successivamente al periodo Aleramico/Normanno/Svevo. Infatti, tra il XIII e XV secolo, al seguito dei genovesi, giunsero nell’isola genti provenienti da Costantinopoli, come circassi, tartari, russi, ucraini e altre popolazioni dell’Anatolia e Caucaso. Il fenomeno si arrestò a seguito della conquista dell’Impero Romano d’Oriente avvenuta nel 1453 ad opera degli Ottomani.

Le persone giunte dall’antica Bisanzio andarono ad arricchire ulteriormente l’amplissimo panorama di popoli presenti in Sicilia, in questa isola al centro del Mediterraneo che risulterà e resterà per secoli, potremmo osare dire un paio di millenni, un crogiuolo di culture che la rende un vero laboratorio anche di studi legati al DNA, riconoscendone così la ricchezza.

SI CERCANO PROVE SCIENTIFICHE DELLA MIGRAZIONE ALERAMICO/NORMANNA

Di Salvo quindi – promotore del progetto, socio onorario del Club UNESCO di Piazza Armerina e rappresentante del Circolo dei Marchesi del Monferrato – si è rivolto ai due studiosi dell’Università di Bologna, affinché il loro coinvolgimento potesse offrire, attraverso una inconfutabile dimostrazione scientifica sul DNA, un’ulteriore conferma del fenomeno migratorio Aleramico/Normanno in Sicilia, iniziato nei primi anni novanta dell’XI secolo.

Si tratterà di monitorare le comunità dove un tempo si è verificato il ripopolamento dei “lombardi”. Nello specifico di eseguire dei campionamenti sul DNA di venti abitanti, stanziati lì da almeno tre generazioni, di Piazza Armerina in provincia di Enna, città di fondazione Aleramica, e San Fratello in provincia di Messina, per provare anche scientificamente la fusione tra le genti del nord e del sud.

L’obiettivo è quello di portare ancora più luce su questa prima immigrazione economica che la storia ricorda, un trasferimento di grandi dimensioni avvenuto in Italia oltre novecento anni fa, che vide coinvolti gli abitanti delle zone del nord Italia: le genti ‘lombarde’ provenienti dal Monferrato, dall’Oltrepo Pavese, dalla Liguria e da una zona dell’Emilia Romagna.

Redazione

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