Emergono particolari raccapriccianti su quello che accade nel territorio siriano controllato dalla Turchia. L’Organizzazione per i diritti umani di Afrin ha rivelato i dettagli sconcertanti delle violenze perpetrate dalla milizia di Sultan Murad, ovvero lo strumento turco per commettere crimini e da cui Ankara sta cercando di prendere le distanze in pubblico: pulizia etnica dei curdi per sostituirli da coloni filo-turchi, torture e stupri di gruppo, impalamenti di donne.
Strumenti Politici ha intervistato in merito Hasan Ivanian, docente universitario e ricercatore dell’Organizzazione per i diritti umani, fuggito dall’ex enclave curda durante l’occupazione turca del 2018 e rifugiatosi in un villaggio a nord di Aleppo, riconquistata dalle truppe Damasco e ora sotto il controllo russo. Ivanian ci ha spiegato il fenomeno dei minori reclutati e rapiti per essere catapultati in altro teatro di guerra dalle fazioni estremiste di opposizione ad Assad.
I giovani di Idlib e Aleppo vengono assoldati dalle milizie islamiste aggregatesi alle forze turche e mandati a combattere nell’inferno della Libia. Altre persone vengono arrestate o rapite dalla brigata di Sultan Marad per essere poi trasferite in Turchia o riscattate: lo scopo è avere finanziamenti e addestrare nuovi miliziani. La Divisione Sultan Murad è dispiegata nelle aree sotto il controllo dell’esercito turco nella campagna settentrionale e nord-occidentale di Aleppo ed è considerata una delle fazioni dominanti in quel territorio, perché riceve sostegno diretto dall’esercito turco.
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