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Politica | 08 marzo 2020, 10:46

Emergenza sanitaria, il punto di vista politico della Rifondazione Comunista e di Potere al Popolo di Imperia

"Questa emergenza ci insegna che le risorse finanziarie sempre più risicate vanno utilizzate correttamente e, invece di spendere centinaia di milioni di euro per il Nuovo Ospedale (unico) occorre investire in più personale sanitario, formazione e innovazione"

Emergenza sanitaria, il punto di vista politico della Rifondazione Comunista e di Potere al Popolo di Imperia

“Poco meno di 6000 contagiati, un tasso di mortalità certamente elevato di circa il 4%! E’ giusto dire che i pazienti deceduti sono comunque, per la più parte, ultrasettantacinquenni e comorbidi per altre importanti patologie; è anche corretto precisare che probabilmente il Covid 19 non è stato il principale agente che ha portato a morte tutti questi pazienti, di qui la differenza non accademica ma non facile da dimostrare tra il decesso ‘PER’ Covid 19 oppure ‘CON’ Covid 19. Molto preoccupante è il dato che almeno l’8% dei contagiati richiede una terapia intensiva (UTI) con ventilazione assistita per insufficienza respiratoria”. Ad intervenire sull’attuale emergenza sanitaria con un comunicato congiunto sono la Federazione Provinciale di Imperia del Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo di Imperia, che spiegano: “Ebbene i posti di UTI in Italia sono poco oltre i 5000 e quindi non illimitati! Ecco una prima e grave criticità che si sta manifestando in Lombardia, certamente regione all’avanguardia in termini di qualità sanitaria. Di qui l’importanza delle misure di contenimento del contagio messe in campo dal Governo.

Proprio il contenimento del numero dei contagiati ha diversi vantaggi:

- ridurre i decessi specie per le categorie di pazienti più fragili (anziani, pazienti oncologici, pazienti in terapia immunosoppressiva, pazienti con pluripatologie );
- ridurre il numero di pazienti che ha necessità di essere ricoverato in Terapia Intensiva
- non far collassare il sistema sanitario con conseguente blocco dei ricoveri per altre patologie, rinvio di interventi chirurgici non strettamente urgenti , riduzione delle prestazioni ambulatoriali , ecc .

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale, essenzialmente pubblico, a vocazione universale e diffuso sull’intero territorio cerca di fronteggiare questa epidemia anche grazie al grande sforzo degli operatori sanitari chiamati a fare turni straordinari.

Per ragioni di verità e senza alcun intento di strumentalizzazione, non si possono però tacere alcune cose:

- il numero di sanitari sempre più carente, di fronte a questa emergenza è diventato gravemente insufficiente ormai in numerosi ospedali, così pure alcune tipologie di elettomedicali quali i ventilatori da UTI.

Di qui ora l’annuncio di assumere 20 mila unità tra medici, infermieri e operatori sociosanitari.

Ma dove sono tutti questi sanitari se fino a qualche mese si diceva che non c’erano oppure che non erano necessari? Si è costretti ora a spendere grandi somme di denaro pubblico per richiamare medici in pensione o retribuire turni straordinari oppure rivolgersi alla sanità privata.

Ecco i tragici risultati di una miope pianificazione, che parte da lontano, basata sul numero ‘chiuso’ in Medicina con discutibili test di ingresso e i posti limitati nelle Scuole di Specialità, per non parlare dei tanti medici italiani andati all’estero per la mancanza di un posto di lavoro!!

- non c’è stata una adeguata ma soprattutto tempestiva informazione sui Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) che certamente avrebbero evitato il contagio per gli operatori dei Pronto Soccorso (PS) e degli ambulatori oppure per i Medici di medicina generale che entrano in contatto con pazienti la cui storia clinica e l’anagrafe dei suoi spostamenti non è ancora nota. Ma lo stesso vale per chi sta agli sportelli di prenotazione e per chi lavora in luoghi che hanno visto affollamenti in queste settimane come i supermercati, centri commerciali ecc.

La Federazione Regionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri della Liguria in un comunicato stampa del 7 marzo dice ‘basta all’insolvenza delle Istituzioni circa il doveroso e tempestivo approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (DPI) necessari a garantire la sicurezza degli operatori, sulle cui spalle sta gravando non solo la Salute dei Cittadini ma anche e soprattutto la sostenibilità dell’intero Sistema Paese’.

- il provvedimento del distanziamento sociale (decreto ministeriale 4 marzo) non è osservato omogeneamente e sembra penalizzare economicamente solo chi lo rispetta.
- per venire alla nostra provincia, questa emergenza ci insegna che le risorse finanziarie sempre più risicate vanno utilizzate correttamente e, invece di spendere centinaia di milioni di euro per il Nuovo Ospedale (Unico), chiudere e cartolarizzare quelli di Sanremo e Imperia, occorre investire in più personale sanitario, formazione e innovazione. Inoltre poter contare su qualche struttura ospedaliera e qualche padiglione in più consentirà alla ASL di fare la differenza, creando zone protette dove valutare i pazienti respiratori potenzialmente contagiati dal covid 19 senza che transitino in PS. Non è retorico chiederci cosa significherebbe in questi frangenti non avere più i presidi di Imperia e di Sanremo”.

C.S.

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