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Solidarietà | 25 febbraio 2019, 18:50

Per il secondo anno consecutivo la 'Cena al buio': il racconto di una socia del Lions Club Ventimiglia

"Approfitto di quest’occasione – aggiunge Erika – per stringere idealmente in un immenso abbraccio queste persone, che con la loro testimonianza sono state capaci di farci riflettere".

Per il secondo anno consecutivo la 'Cena al buio': il racconto di una socia del Lions Club Ventimiglia

Per il secondo anno il Lions Club Ventimiglia, presieduto da Gianni Rebaudo, ha organizzato la Cena al Buio che, oltre alla finalità di raccolta fondi in favore dei non vedenti, ha anche l’obiettivo di sensibilizzare chi non ha problemi di vista ad immedesimarsi nella realtà di chi vive tutti i giorni il problema della cecità.

Abbiamo chiesto ad una socia Lion, Erika Demaria, di spiegarci cos’è una Cena al Buio e di descriverci la sua esperienza: “Entusiasta come la prima volta, ho partecipato anche quest'anno alla Cena al Buio promossa dal Lions Club Ventimiglia – risponde Erika - grazie alla generosità di Dario Trucchi, che ci ha ospitato gratuitamente nel suo 'Geppy’s Bistrot' di via Hanbury, e grazie alla collaborazione con l'Asd Liguria Calcio Non Vedenti nelle persone di Giancarlo Di Malta, Fabrizio D'Alessandro e Sebastiano Gravina, ho potuto vivere ancora una volta un'esperienza affascinante".

Ecco come si svolge una cena al buio: i commensali vengono preventivamente accolti fuori dal ristorante dal personale addetto, che fornisce le prime indicazioni e le regole da osservare durante la serata: ad esempio avere un tono di voce moderato (e si, al buio si tende ad alzare la voce perché non si ha il feedback della mimica faciale della persona a cui parliamo), tenere i cellulari spenti, eliminare ogni possibile fonte luminosa. La sala è completamente oscurata ed ognuno è accompagnato al proprio posto da persone non vedenti. In attesa che venga servita la cena, si conversa e si fanno nuove conoscenze: le relazioni interpersonali si intrecciano su basi del tutto diverse, perché non si è distratti dall'aspetto o dagli abiti del nostro interlocutore: al buio si presta attenzione alla voce, ai contenuti.

Gli ospiti non conoscono nemmeno il menù e lo dovranno scoprire con l'olfatto, il tatto, il gusto: ho scoperto profumi e sapori a cui durante altre cene non ho prestato attenzione perché distratta dalla forma, dal colore o dalla quantità di cibo nel piatto. Durante la cena Fabrizio e Sebastiano, i camerieri non vedenti, in modo originale hanno raccontato sé stessi, dall'infanzia ad oggi, la quotidianità in famiglia ed il lavoro negli uffici pubblici. Entrambi con la passione per il calcio, hanno raggiunto l'eccellenza essendo stati convocati a giocare nella nazionale italiana di calcio non vedenti (Fabrizio ne è il capitano!). Impiegano il loro tempo libero promuovendo l'attività della Asd, organizzano insieme al presidente Giancarlo svariate attività di raccolta fondi per sostenere la squadra di calcio a 5 negli allenamenti e nelle trasferte di campionato.

"Approfitto di quest’occasione – aggiunge Erika – per stringere idealmente in un immenso abbraccio queste persone, che con la loro testimonianza sono state capaci di farci riflettere. Un'esperienza a tutto tondo, la cena al buio, da vivere dal primo all'ultimo istante, lasciandosi coinvolgere dall’atmosfera, con 'l'esaltazione', anche se per poche ore, di quei sensi che nella vita quotidiana vengono utilizzati 'meno' rispetto a quello della vista”.

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