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Economia | 13 aprile 2018, 07:54

Stefano Pigolotti e il marketing ecosostenibile: l’approccio green di una azienda

Si tratta infatti di un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Il cuore dell’economia circolare ruota attorno a tre parole: riuso, riciclo e recupero

Stefano Pigolotti e il marketing ecosostenibile: l’approccio green di una azienda

Grazie alle pressioni ambientaliste al cambiamento della mentalità comune, complice anche una delle più devastanti crisi finanziarie della storia, si parla sempre più di economia circolare, che propone un modello di sviluppo completamente nuovo, che punta ad ottenere un netto taglio agli sprechi dovuto ad una migliore efficienza energetica, idrica, un uso più responsabile delle materie prime e la valorizzazione degli scarti. Si tratta infatti di un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. Il cuore dell’economia circolare ruota attorno a tre parole: riuso, riciclo e recupero. Grazie a questa nuova mentalità, che si contrappone a decenni di consumismo, si punta a costruire un nuovo paradigma di sostenibilità, innovazione e competitività, trasformando i rifiuti in una risorsa, sia energetica sia per la produzione di nuovi prodotti. L’economia circolare può generare un beneficio economico importante e creare nuovi posti di lavoro oltre ad incrementare esponenzialmente la produttività delle stesse risorse utilizzate oggi.

Abbiamo intervistato in merito Stefano Pigolotti, imprenditore e professional coach, che insegna, tra le altre cose, anche Marketing dell’ecosostenibilità.

“L’approccio delle imprese riguardo le strategie ecosostenibili avviene in maniera sicuramente non uniforme, e questo dipende molto dal grado di evoluzione aziendale e dal grado di sensibilizzazione che l’impresa ha al proprio interno riguardo queste tematiche, nonché anche dal settore in cui l’azienda opera”.

“Se vogliamo rendere sostenibile la nostra presenza sulla Terra, dopo diverse generazioni di consumismo totale, che hanno portato il pianeta ad avvicinarsi pericolosamente all’esaurimento delle risorse naturali, è necessario che in futuro i modelli di business si basino sempre di più sull’economia circolare. Un ottimo esempio di economia circolare che viviamo tutti i giorni è la raccolta differenziata. Separare gli imballaggi e i rifiuti consente di recuperare risorse da riutilizzare. La plastica e il vetro sono gli esempi principali di circolarità delle risorse, dato che possono essere riutilizzate in numerosi modi per un numero pressoché infinito di volte. Riciclare e riutilizzare queste risorse consente di creare anche nuovi posti di lavoro, legati al trattamento e al riutilizzo dei rifiuti, in modo da reinserirli nel processo produttivo”.

“Interessante sapere che in ambito universitario, dove ho insegnato per anni, sono nati indirizzi di studio per la  preparazione di professionisti che lavorano nel diminuire l’impatto dei prodotti dell’uomo, packaging in particolare, sull’ambiente. La materia si chiama ecodesign, che definisce a priori l’intero ciclo di vita dell’imballaggio o del prodotto, identificando fin dalla fase di design di prodotto la soluzione più sostenibile con minore impatto ambientale. Questa è una tematica fondamentale nel periodo storico in cui viviamo, dove il rifiuto tecnologico può e deve essere usato per diminuire e, se possibile, azzerare, il costo ambientale dei nuovi prodotti tecnologici”.  

“Nel mercato B2B l’imballaggio riutilizzabile in plastica rigida è già ampiamente diffuso, anche se esistono sempre spazi significativi di crescita. È bene ricordare che gli acquisti online, per quanto estremamente comodi, costituiscono uno dei fenomeni determinanti un aumento nella produzione di packaging secondari, vale a dire non direttamente collegati al prodotto ma che è concepito in modo da costituire il raggruppamento di un certo numero di prodotti. Per intenderci, il pacco che arriva da Amazon con dentro i prodotti acquistati è un imballaggio secondario. Può essere rimosso dal prodotto senza alterare le caratteristiche del prodotto stesso”.

Ma esempi di riuso che nascono nell’ambito della ricerca sono ormai all’ordine del giorno anche in Italia.

“All’Istituto Europeo di Design (Ied) di Cagliari, ad esempio - ci spiega Pigolotti -  è nato  SociaLOVEn: il primo Forno Tessile solare, leggero, resiliente e fatto di materiali rinnovabili, che funziona in ogni stagione dell’anno captando in modo diretto la luce solare grazie ai suoi leggeri spicchi di tessuto orientabili, garantendo una cottura sana, priva di inquinamento, per cucinare di tutto: dai ravioli ai muffin. Un progetto concretizzato grazie alle sinergie con Ied Cagliari, Coldiretti, Slow Food, Scuola di Pasta, Cooperativa Tèssere di Baunei Cardedu, Edizero architettura di Pace, il fisico Andrea Mameli, Alexander Scano e l’astrofisico Manuel Floris” .

 

ECOSOSTENIBILITÀ ED EDILIZIA

 

Sempre in Sardegna (che pare sia una regione molto innovativa in questo settore),  troviamo Daniela Ducato un’imprenditrice sarda, che vive e lavora nel Medio Campidano nel Comune di Guspini (VS). È partita dalle eccedenze delle sotto-lavorazioni agricole (come latte, formaggi, lana, olio d’oliva, miele, gusci, vinacce, potature e posidonia – pianta acquatica presente in abbondanza nei fondali marini della Sardegna), per anni scartate perché si pensava che non servissero più, per trasformarle in materiali da impiegare in un’edilizia assolutamente bio ed ecosostenibile. Basti pensare che il 70% dell’inquinamento in Europa deriva proprio dalle costruzioni.

 

Sono nate così Edilana, Editerra, Edilatte, Ortolana ed Edimare, realtà lavorative unite dall’idea del recupero di materiali.

 

Edilana ad esempio si basa sul riutilizzo degli scarti della lana per produrre isolanti termici e acustici per gli edifici; per creare – se la lana è abbinata ad altre eccedenze – cappotti coibentati da inserire nei tetti o all’interno dei muri in fase di costruzione.

La pura lana vergine al 100%, impiegata per le lavorazioni, proviene dalle pecore autoctone sarde, nello specifico da quelle a pelo corto la cui lana non viene utilizzata per la filatura. Ciò ha fatto ottenere all’impresa una certificazione europea di autenticità della materia prima. Edilana ha raggiunto, inoltre, due record: è l’unica industria sarda a produrre questi materiali ed è la sola azienda italiana del comparto lanifero ad aver adottato il chilometro zero.“

 

Non chiamiamoli però scarti! Daniela Ducato stesso stessa precisa: “Ogni volta che nasce un nuovo materiale per l’edilizia, per me non è solo un prodotto, ma è anche qualcosa che sento mio, frutto della mia memoria, della mia esperienza di donna e di mamma”.

 

“Daniela Ducato non punta solo sull’origine naturale dei prodotti svincolati dall’utilizzo del petrolio – ovvero su una bioedilizia Carbon free – ma anche sulla qualità e l’alta resa del lavoro, nonché sulla rintracciabilità sia dei materiali sia del territorio d’origine”.

 

In modo graduale e continuo sono sempre di più le aziende e le Pmi che stanno adottando strategie “verdi” per limitare l’impatto ambientale della propria attività di business e contemporaneamente guadagnare nuove fasce di clientela.

 

ATTENTI AL GREEN WASHING

 

“Bisogna però fare Attenzione a non incappare nell’errore più grossolano: tentare di sfoggiare un’immagine di azienda green-oriented senza una vera politica di gestione ecosostenibile. Se si vuole solo guadagnare notorietà il progetto è destinato a durare poco e a fallire miseramente. Gli obiettivi ecologici dovrebbero essere certificati o certificabili, altrimenti viene rapidamente smascherata la realtà dei fatti e i consumatori “eco-consapevoli” non perdoneranno di essere stati presi giro.

I casi di “camuffamento” dell’immagine aziendale mediante i temi ecologisti costituiscono il “green washing”, letteralmente “lavare con il verde”: tentativo di rinnovare l’immagine aziendale attraverso messaggi, azioni e promozioni centrate su tematiche ecosostenibili senza però adottare alcuna condotta responsabile”.

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