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Attualità | 01 febbraio 2018, 18:56

Ventimiglia: bando per tabaccheria in via Tenda, Sciandra “Capisco che siamo in campagna elettorale, ma non dobbiamo abbandonare l’intelligenza”

La notizia ieri ha fatto molto discutere soprattutto in merito alla parola ‘profughi’ che qualcuno, influenzato probabilmente dalla situazione che sta vivendo la città di confine, ha erroneamente confuso con quella di ‘migranti’.

Ventimiglia: bando per tabaccheria in via Tenda, Sciandra “Capisco che siamo in campagna elettorale, ma non dobbiamo abbandonare l’intelligenza”

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha indetto un concorso per l’assegnazione di una tabaccheria in via Tenda a Ventimiglia. Destinatari del bando profughi, già intestatari di rivendita di generi di monopolio nel territorio di provenienza; invalidi, orfani e vedove di guerra; decorati al valor militare, mutilati e invalidi del lavoro. 

La notizia ieri ha fatto molto discutere soprattutto in merito alla parola ‘profughi’ che qualcuno, influenzato probabilmente dalla situazione che sta vivendo la città di confine, ha erroneamente confuso con quella di ‘migranti’. In realtà la differenza fra i due termini è evidente, ma soprattutto ha le sue radici nella storia del nostro paese. Per legge, nei concorsi pubblici, vengono così identificate alcune categorie protette che hanno la precedenza, così come specificato nel bando pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

“Si tratta di un qualcosa previsto dalla legge - spiega Silvia Sciandra, avvocato e Assessore alle Attività Produttive del Comune di Ventimiglia - dove la condizione di ‘profugo’ riguarda tutti coloro che sono tali per l’applicazione del Trattato di Pace.” (ndr Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze alleate ed associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947)

La Corte di Cassazione, in ripetute occasioni, è ritornata sull’espressione “profugo per l’applicazione del trattati di pace e categorie equiparate” - così come riporta la legge n. 336/1970 - proprio per spiegare come tale status possa essere applicato solo a coloro che “sono rimasti coinvolti in modo diretto e immediato negli effetti del Trattato di Pace e alla categorie che ad essi hanno ottenuto una specifica equiparazione con apposite leggi, ma non a tutti i profughi indistintamente, come agli italiani costretti a stabilirsi in Italia a seguito di eventi provocati non direttamente dalla guerra o dal trattato di pace (Cass. 15.2.1985 n. 1321).” Ciò significa che in tale categoria rientrano tutti coloro ai quali viene riconosciuto questo status in base ad una legge nazionale e che quanto indicato nel bando non ha nulla a che vedere con la parola ‘migrante’.

“Capisco che dobbiamo fare campagna elettore, ma non bisogna abbandonare l’intelligenza” conclude Silvia Sciandra. 

Simona Della Croce

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