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Attualità | 30 giugno 2016, 19:21

Sanremo: due lettere di altrettante mamme per chiedere la permanenza del centro 'Baraonda'

In vista della scadenza del contratto tra Comune e Curia ad oggi e la mancanza di dichiarazioni e protocolli di garanzia sulla prosecuzione del servizio e del mantenimento di un presidio sociale per giovani a Baragallo.

Sanremo: due lettere di altrettante mamme per chiedere la permanenza del centro 'Baraonda'

Due genitori di ragazzi che frequentano il centro ‘Baraonda’ di Sanremo, hanno scritto due lettere, in vista della scadenza del contratto tra Comune e Curia ad oggi e la mancanza di dichiarazioni e protocolli di garanzia sulla prosecuzione del servizio e del mantenimento di un presidio sociale per giovani a Baragallo.

Severina scrive: “Io sono la mamma di un ragazzo di 11 anni che ha frequentato il centro Baraonda a Baragallo da settembre dell’anno scorso fino alla chiusura stagionale di questo anno. Già dal primo giorno mio figlio si è trovato benissimo... accolto da tutti i componenti del Baraonda e dai responsabili. I primi tempi andava per passare i pomeriggi in compagnia ma poi si portava con lui i compiti e tornava a casa con i compiti fatti! Noi genitori siamo sempre stati tranquilli e fiduciosi. Abbiamo conosciuto e avuto l’occasione di parlare di mio figlio con i responsabili per il suo comportamento e per aiutarlo a capire come crescere insieme agli altri. È un posto tranquillo e divertente per i ragazzi e per di più noi genitori sappiamo che il nostro figlio è in un ambiente pulito e sicuro”.

La lettera di Raffella: “Il Baraonda è stato per noi una scoperta recente che però ha saputo cambiare sapore ai lunghi pomeriggi invernali. E' il luogo che mio figlio ha eletto come il suo posto speciale, quello dove incontra ragazzi come lui, dove può giocare in totale sicurezza, dove può studiare coadiuvato dagli educatori e dove l'accoppiata divano-playstation è diventata solo un ricordo. E' al Baraonda che mio figlio ha imparato a condividere quotidianamente uno spazio extra-familiare e a rispettarlo; lì ha conosciuto ragazzi portatori handicap con cui si è relazionato, comprendendo che in fondo non esistono differenze o barriere e che chiunque può trasmettere a suo modo gioia e insegnamento. In primavera ha spesso rinunciato agli allenamenti con la società sportiva che frequenta da 4 anni per essere presente al torneo di calcio organizzato dai centri di aggregazione della provincia. E' con questi ragazzi ‘di quartiere’ che si è sentito realmente importante: senza una maglia più o meno ‘blasonata’ addosso, ma, forse per la prima volta, davvero parte di un gruppo dove tutti, e vorrei che fosse chiaro, tutti hanno partecipato con la consapevolezza di essere unici e, al tempo stesso, vera squadra. Il merito va agli operatori che sono riusciti a creare una straordinaria coesione fra i nostri figli; giovani magari diversi tra loro, ma con in comune la voglia di crescere, condividendo esperienze semplici e importantissime. Il Baraonda ha nei suoi educatori un riferimento educativo fondamentale per i nostri figli: un riferimento necessariamente diverso da quello genitoriale, ma non per questo meno essenziale per la loro formazione. Mi preme sottolineare come alcuni valori e sani principi passino, come una corrente, tra gli operatori e i ragazzini che li prendono a modello: i nostri figli li ascoltano e con fiducia si lasciano guidare verso la positività che viene loro trasmessa. Faccio un appello di cuore al nostro primo cittadino, all'amministrazione sanremese e a Monsignor Suetta perché guardino a questo presidio educativo con grande rispetto e attenzione. Se Baraonda chiude, chiuderà anche una parte sana e vitale di questa città e non so se nel nostro territorio esistano realtà altrettanto ben inserite nel tessuto sociale e così fortemente volute dagli abitanti del quartiere. Se Baraonda chiude si chiuderà anche il grande impegno degli operatori, il loro sorriso pulito, uguale a quello dei tanti ragazzi che nel centro hanno trovato un luogo dove arricchirsi e, insieme, provare a diventare finalmente grandi!”

Carlo Alessi

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