Indagini archeologiche di superficie tra i boschi di San Romolo condotte dal gruppo Archeonervia composto da Andrea Eremita, Bruno Calatroni, Stefano Albertieri e Paolo Ciarma, hanno portato alla scoperta di un altare sacrificale e una tomba a tumulo preistorica.
La recente scoperta porta a 11 il numero degli altari sacrificali localizzati nel circondario di Monte Peiga, Monte Caggio e San Romolo. Una concentrazione di altari su un lembo di territorio circoscritto che rafforza il convincimento già espresso in passato che nel periodo compreso tra il III e il I millennio a.C., nell'estremo Ponente Ligure si venne a creare un'isola di precoce cultura materiale religiosa, seppure imparentata con la corrente megalitica, che non trova confronti non solo in Italia, ma presumibilmente in tutta Europa che si identifica nella pratica molto diffusa del rito religioso del sacrificio a favore della divinità eletta a potenza suprema che regola ogni forma di vita nell'universo.
Una nuova pagina del cammino religioso dei nostri lontani progenitori consapevoli di dover rinunciare a qualche cosa di importante come avviene nei rapporti umani all'interno della comunità. Nel caso specifico animali di piccola taglia capro-ovini, da offrire in sacrificio in cambio di ottenere un buon raccolto, molte nascite nel gregge, la vittoria in guerra.
L'altare è stato realizzato attraverso il posizionamento sopra un cordolo di pietre di una enorme blocco di arenaria dal peso non inferiore agli 8 quintali che misura m.198x167x37 centimetri di spessore. Si trova come tutti gli altri altari sacrificali già censiti sul territorio esposto a mezzogiorno a dominio di un vasto orizzonte che si spegne sul mare. Una ulteriore prova che i nostri lontani progenitori vivendo immersi nella natura sapevano cernere i luoghi più consoni da dedicare al sacro e al divino. Nel medesimo contesto, poco distante dall'altare, un cumulo di pietre di metri 8 di diametro per cm. 45 di altezza nasconde la presenza di una tomba a tumulo.