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Attualità | 11 ottobre 2011, 13:00

Presentati i risultati di Ecosistema Rischio 2011 di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile

L’85% dei comuni a rischio idrogeologico intervistati presenta abitazioni nelle aree a rischio di frane o alluvioni. In provincia di Imperia solo Pontedassio ha ottenuto una valutazione pienamente sufficiente

Presentati i risultati di Ecosistema Rischio 2011 di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile

Ad un anno dall’alluvione che ha colpito in modo particolarmente violento Sestri Ponente e alcune zone della provincia di Savona è stata scattata un’istantanea dell’esposizione al rischio nei comuni liguri e delle attività di prevenzione e mitigazione realizzate dalle amministrazioni locali: nell’85% dei comuni liguri in cui vi siano aree ad elevato rischio idrogeologico che hanno partecipato all’indagine sono presenti abitazioni nelle aree golenali, in prossimità di alvei e nelle zone a rischio di frane, e nel 46% dei casi sono presenti in tali zone interi quartieri. Nel 56% dei comuni intervistati sono stati edificati in zone soggette al pericolo di frane e alluvioni fabbricati industriali, nel 31% strutture sensibili e nel 39% strutture ricettive turistiche e commerciali. Questi dati, che dimostrano come lo sviluppo urbanistico in Liguria non abbia tenuto conto del delicato assetto idrogeologico del territorio, sono emersi dall’indagine Ecosistema rischio che si è rivolta ai 188 comuni della Liguria classificati nel 2003 dal Ministero dell’Ambiente e dall’UPI ad elevato rischio idrogeologico. Il dossier è stato realizzato nell’ambito di Operazione fiumi la campagna la campagna di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico nel nostro Paese. 

L’indagine è stata presentata oggi a Genova nel corso di una conferenza stampa alla quale sono intervenuti Francesca Ottaviani, Portavoce della campagna nazionale Operazione Fiumi, Santo Grammatico, Coordinatore regionale di Legambiente Liguria, Francesco Scidone, Assessore alla protezione Civile del Comune di Genova, Maria Luisa Gallinotti, Dirigente settore Protezione Civile della Regione Liguria e Stefano Bernini, Presidente Municipio VI del Comune di Genova. 

Migliore la situazione per quel che riguarda l’organizzazione del sistema locale di protezione civile: l’85% delle amministrazioni intervistate, infatti, si è dotata di un piano d’emergenza da mettere in atto in caso di calamità anche se solo nel 49% dei casi i piani sono stati aggiornati negli ultimi due anni. Il 39% delle amministrazioni, inoltre, ha realizzato attività d’informazione rivolte ai cittadini.

“Il lavoro svolto dai comuni liguri per organizzare un efficiente sistema locale di protezione civile è sicuramente rilevante - spiega Francesca Ottaviani, portavoce di Operazione Fiumi – è necessario, però, affrontare il problema del rischio idrogeologico in maniera diversa rispetto al passato. La redazione e l’aggiornamento dei piani d’emergenza, le attività di informazione rivolte ai cittadini, la predisposizione di sistemi di monitoraggio e allerta in caso di pericolo sono strumenti importati che permettono di fare significativi passi in avanti nella consapevole convivenza con il rischio. Ma è ormai necessario e urgente puntare ad interventi concreti volti ad una reale mitigazione dei rischi, attraverso politiche concrete di tutela del territorio”.   

Nonostante l’antropizzazione delle zone a rischio sia così pesante soltanto tre comuni tra quelli che hanno partecipato all’indagine hanno avviato interventi di delocalizzazione di abitazioni o fabbricati industriali dalle aree esposte maggiore pericolo. 

“La crescita costante del consumo di suolo – spiega Santo Grammatico, Coordinatore di Legambiente Liguria - sia nelle aree oggettivamente esposte a rischio, sia nelle zone limitrofe in cui l’aumento delle superfici artificiali rende sempre più fragile il territorio, è uno degli elementi che contribuisce ad acuire il rischio idrogeologico. Dobbiamo considerare che in Liguria il 90% della popolazione risiede nella fascia costiera che occupa il 5% del territorio. Nel corso dei decenni l’urbanizzazione di quest’area non ha tenuto conto del delicato assetto idrogeologico del suolo e l’antropizzazione così pesante in una zona ristretta ha contribuito ad accrescere i pericoli a cui sono esposti i cittadini e i beni della comunità”.  

Dati positivi per quel che riguarda la prevenzione del rischio idrogeologico da parte dei comuni liguri vengono dalle attività volte alla manutenzione dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica realizzate nell’85% delle amministrazioni campione della nostra indagine. Nell’80% dei comuni intervistati, inoltre, sono stati realizzati interventi di messa in sicurezza.

Tuttavia, tali opere sono state volte soprattutto alla costruzione o all’ampliamento di nuove arginature (43%); solo in tre casi si è provveduto al ripristino e alla rinaturalizzazione delle aree di espansione naturale dei corsi d’acqua e solo nel 13% dei casi sono stati riaperti tratti tombinati o intubati dei corsi d’acqua. Da notare che solo in due comuni si è provveduto al rimboschimento di versanti montuosi e collinari franosi o instabili. Mentre nel 33% dei comuni intervistati le attività di messa in sicurezza hanno previsto opere di risagomatura dell’alveo fluviale e nel 13% dei casi la costruzione di briglie.  

“Troppo spesso gli interventi di messa in sicurezza si trasformano in alibi per continuare a costruire lungo i corsi d’acqua – sostiene Alessandro Poletti, responsabile Parchi e difesa suolo di Legambiente Liguria – è necessario perseguire politiche coraggiose anche se impopolari che puntino al rispetto del territorio e alla limitazione delle cementificazioni nelle zone a rischio: la piantumazione di alberi lungo i versanti franosi e instabili e l’ampliamento delle aree esondabili costituiscono le uniche politiche perseguibili per una reale mitigazione del pericolo frane e alluvioni”.

Nessun comune in Liguria raggiunge questo anno il voto di eccellenza necessario per essere premiato da Legambiente e dal Dipartimento della Protezione Civile con la bandiera 'Fiume Sicuro', i comuni che ottengono una valutazione pienamente sufficiente sono sei: Finale Ligure e Mallare in provincia di Savona; Campo Ligure in provincia di Genova; Varese Ligure e Ortonovo (SP) e Pontedassio in provincia di Imperia. L’altra faccia della medaglia in Liguria sono i comuni di Cogorno e Lavagna (GE) e Murialdo (SV) nei quali pur essendo particolarmente pesante l’urbanizzazione delle aree esposte a rischio non è stata attivata un’efficace opera di mitigazione.

C.S.

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