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Attualità | 30 ottobre 2016, 15:38

Da Sanremo al top del podcasting italiano, Franco Solerio ci racconta il progetto ‘Digitalia’

“Una specie di ‘Porta a Porta’ della tecnologia, raccontare agli italiani il futuro che stava arrivando”

Franco Solerio nello 'studio distribuito di Digitalia'

Franco Solerio nello 'studio distribuito di Digitalia'

È nella ‘top 30’ dei podcast più ascoltati d’Italia, è tra i principali canali tecnologici del nostro Paese, ed è ‘made in Sanremo’.
‘Digitalia’ è ormai un punto di riferimento del podcasting italiano, un appuntamento da non perdere ogni lunedì (e poi disponibile in podcast, ovviamente) per chi ama la tecnologia, il digitale e il futuro. Ed è frutto della creatività del sanremese Franco Solerio, medico di professione, esperto di tecnologia per hobby e per diletto.
Partito da Sanremo, ‘Digitalia’ è ormai famoso su scala nazionale tanto da essere tra le trasmissioni ‘tech’ più autorevoli d’Italia. Ogni settimana affronta temi di attualità, notizie curiose o approfondimenti il tutto, ovviamente, a sfondo tecnologico. Un ‘talk’ virtuale che dà spazio alle grandi novità del mondo digitale e tecnologico.
Abbiamo quindi incontrato Franco Solerio per un faccia a faccia sul suo ‘Digitalia’.

Partiamo dal principio, spiega Digitalia a chi non lo conosce.
Digitalia è una trasmissione radiofonica settimanale, pubblicata esclusivamente su internet, dedicata all'analisi dell'impatto che le nuove tecnologie hanno sulla vita delle persone e sulla società. Viene trasmessa in diretta streaming audio tutti i lunedì sera, ma il grosso degli ascolti avviene tramite il meccanismo del podcast, e tramite le app dedicate”.

Raccontaci come è nata l’idea di Digitalia.
La lampadina si accese nel 2009, in occasione di un incontro nazionale tra i produttori di podcast italiani. Fin dal 2005 producevo RockCast Italia, podcast dedicato alla promozione della musica indipendente. Insieme a Carlo Becchi, l'altro co-fondatore di Digitalia riflettevamo sulla profonda divisione nel paese di allora tra una minoranza di appassionati di tecnologia, che da un decennio vivevano internet e ne intuivano il potenziale trasformativo nei confronti della società, e il resto della popolazione italiana ancora in gran parte ignaro e molto poco interessato. Come produttori di podcast vivevamo sulla nostra pelle queste trasformazioni: internet e la tecnologia ci davano la possibilità di fare qualcosa fino a pochi anni prima appannaggio solo di gruppi con enormi disponibilità economiche. Intuivamo, e spesso ne parlavamo in trasmissione, come questa rivoluzione avrebbe travolto tutti gli aspetti della società, e allo stesso tempo osservavamo come i media tradizionali fossero completamente ignari di tutto questo. Google, Amazon, Facebook stavano cambiando per sempre il modo di comunicare, commerciare, relazionarsi; con lo smartphone le persone avevano in tasca un intero computer con potenzialità illimitate che nel bene e nel male avrebbe trasformato il loro lavoro, la loro vita sociale, scolastica, sentimentale, poi alla sera si sedevano davanti alla TV, dove Bruno Vespa e Maurizio Costanzo li rendevano edotti sulle vacanze dei vip a Forte dei Marmi e il vizio di mettersi le dita nel naso della starlette di turno. Fu allora che decidemmo di usare quella stessa tecnologia per fare quello che mancava nel panorama dei media italiani, creare una specie di ‘Porta a Porta’ della tecnologia, raccontare agli italiani il futuro che stava arrivando, con i suoi regali e i suoi pericoli, accompagnare la società nella sua evoluzione ‘da Italia a Digitalia’”.

Chi sono i tuoi colleghi alla conduzione di Digitalia?
Massimo De Santo, oltre a essere professore di Reti di Calcolatori presso l'Università di Salerno, è uno dei più grandi intenditori di fantascienza del nostro paese. Questo gli permette di esaminare il futuro prossimo e remoto sia con gli occhi dello scienziato, sia con quelli del sognatore. Michele Di Maio si è unito alla squadra di Digitalia fresco di laurea alla Bocconi e oggi lavora nella divisione "marketing intelligence" di Samsung. Anche Giulio Cupini si occupa di marketing e strategie di comunicazione online per grandi brand lavorando presso un'importante agenzia di Roma. Francesco Facconi infine è fondatore e direttore di un’azienda che sviluppa software su piattaforme mobile, server e smart TV”.

Qual è il segreto per costruire un podcast di successo su scala nazionale?
In realtà non c’è un unico segreto, ma una molteplicità di ingredienti. Il più importante è ovviamente avere qualcosa di interessante di cui parlare, sembra scontato ma non lo è. La prima ondata del podcasting, mettendo a disposizione di chiunque la possibilità di pubblicare e diffondere trasmissioni, ha visto la nascita (e morte prematura) di tantissime produzioni amatoriali che avevano poco da trasmettere. Il secondo ingrediente è un grande impegno. Creare trasmissioni di alta qualità, sia in termini di tecnica di registrazione che di produzione, e garantire periodicità e puntualità, è fondamentale per incontrare il favore del pubblico. Il podcasting è atemporale, la puntata viene prodotta in un determinato momento, pubblicata su internet, e lì rimane: l’ascoltatore può ascoltarla quando vuole ma anche non ascoltarla mai. Non avendo un palinsesto come la radio o la tv, il podcast deve entrare nel palinsesto della vita dell’ascoltatore. Deve diventare un’abitudine dell'ascoltatore incastrandosi nei suoi ritmi di vita. Uscire con una puntata fresca sempre lo stesso giorno della settimana, con costanza e regolarità, è l’unico modo per riuscirci”.

È possibile, quindi, coltivare la propria passione e farne un lavoro?
Sì è possibile, ma difficile. Diciamo che se ci si mette tanta, tanta passione, si può riuscire a farne un lavoro part-time. I numeri in Italia non sono quelli che vedono i nostri colleghi americani, un po’ per la grande differenza di audience disponibile, un po’ per la differente dimestichezza da parte di aziende e agenzie di marketing con le nuove tecnologie e i nuovi media. Ad oggi in America ci sono network dedicati unicamente al podcasting che fatturano alcuni milioni di dollari all’anno in pubblicità. Escludendo ovviamente le ri-trasmissioni in podcast dei network radiofonici tradizionali Digitalia è l’unico podcast nel nostro paese che si auto-sostiene e genera utili”.

A che livello tecnologico è il nostro Paese?
Siamo stati tra gli antesignani, basti pensare alla Olivetti degli anni 70. Nei decenni successivi abbiamo accumulato un ritardo enorme, su questo non c’è dubbio. Ci sono però segnali incoraggianti: siamo nei primi posti al mondo per utilizzo degli smartphone, questo significa che gli italiani sono interessati alla tecnologia e aperti ai cambiamenti che questa può portare nelle loro vite. Le grandi aziende sono già molto avanti. La piccola-media azienda, che è sempre stata un po’ il simbolo della imprenditoria italiana, non è ancora pienamente consapevole delle possibilità che il digitale mette a disposizione ma si sta muovendo rapidamente. Quello che preoccupa tutti è il ritardo delle istituzioni. Ci abbiamo messo 10 anni più della Danimarca per capire che il paese aveva bisogno di una agenda digitale, cioè di programmare e poi realizzare rinnovamento. Forse negli ultimi 2-3 anni l’abbiamo capito, ma dire che le cose si siano messe in moto è un altro paio di maniche. Se poi guardiamo alla competenza in materia della nostra classe politica…tranne rare eccezioni c’è da mettersi le mani nei capelli”.

Se dovessi dare un voto da 1 a 10?
Diamo un 6 e mezzo di incoraggiamento”.

…e Sanremo?
Sanremo è come l’Italia, ci sono ottimi segnali da parte dei privati e ritardi nelle infrastrutture. Penso alle belle iniziative come SanremoOn. Vedo i sanremesi che vivono sulla rete; ci sono alcuni gruppi su Facebook dedicati alla vita nella nostra città che sono vitali e interessantissimi. Vedere le notizie riverberare sulla rete e i Sanremesi discuterle: i problemi della ciclabile, la movida che per alcuni è poca e per altri disturba, leggere le allerte meteo e poterne discutere in tempo reale con un mito come Achille Pennellatore. Tutto questo è bellissimo. Vedere poi che la principale via commerciale della città è tagliata a metà, che da un anno le attività su un marciapiede hanno la banda ultralarga e quelle sull’altro marciapiede si collegano a internet a velocità degne dello scorso millennio, tutto perché Telecom e amministrazione non si mettono d’accordo su dove far passare i cavi…ecco che le mani tornano tra i capelli”.

Cosa vedi nel futuro di Digitalia?
Continueremo a guardare avanti, commentare, preoccuparci, sperare e poi emozionarci man mano che il futuro diventa presente. Oggi discutiamo di drone-economy, intelligenza artificiale, automobili autonome…sarà bellissimo vedere tutto questo diventare realtà e viverlo insieme alla community che si è creata attorno a Digitalia”.

E nel futuro digitale italiano e sanremese?
Voglio essere ottimista, penso che il desiderio delle persone di migliorare la loro vita, il loro lavoro, il tempo libero grazie alla tecnologia, con un po’ di accompagnamento da parte di iniziative come la nostra, insegni loro a vedere le competenze in materia digitale come un tratto fondamentale nella scelta dei propri amministratori”.

Infine, ricordaci i contatti e riferimenti per seguire Digitalia tutte le settimane
Digitalia.fm è il nostro sito internet. Di lì si può ascoltare sia la diretta il lunedì sera, sia la puntata settimanale registrata. Per chi ha un po’ più di familiarità, con qualsiasi app per ascoltare podcast (su iPhone provate Castamatic, l’ho sviluppata io) oppure con le app dedicate, basta cercare Digitalia su qualsiasi motore di ricerca o App Store e ci trovate”.

Pietro Zampedroni

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