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| 17 febbraio 2011, 18:18

Il Festival per i 150 anni dell'Unità d'Italia: in anteprima le prove dei Big

Stasera i 14 big canteranno pezzi storici della musica italiana, ma ci sarà qualche sorpresa

Il Festival per i 150 anni dell'Unità d'Italia: in anteprima le prove dei Big

Ancora prove generali  oggi pomeriggio sul palco dell’Ariston. Di scena ci sono i 14 Big con le canzoni dedicate ai 150 anni dell’Unità d’Italia, pezzi che hanno fatto non solo la storia della musica, ma anche che rappresentano in qualche modo le tante sfaccettature della storia del nostro paese.

Il primo ad esordire è il professor Vecchioni che interpreta con la solita maestria “’O surdato ‘nnammurato”, perfetto l’arrangiamento e l’esecuzione. Davvero commovente, da ascoltare.

Luca Madonia canta “La notte dell’addio” di  Iva Zanicchi, Franco Battiato stavolta non canta, ma dirige l’orchestra. Il pezzo è davvero in sintonia  e esalta ancora di più la voce del cantante siciliano.

I Modà con Emma  interpretano una versione rock  di “Here’s to you – La ballata di Sacco e Vanzetti”, nessun colpo di scena,  tutto sotto controllo il pezzo è nelle loro corde. Le nuvole della scenografia rappresentano la libertà come pure la famosa statua, della libertà appunto, di New York.

Arriva il sorridentissimo Al Bano che saluta tutti, ma non è da solo con lui per interpretare “Va’ pensiero” di Verdi una soprano e un tenore probabilmente sudamericani. Dietro di loro Gaetano Castelli fa volare colombe bianche e poi appare lo spartito del Nabucco. Due prove per loro, qualcosa non ha funzionato negli acuti finali

Tocca all’altra esclusa la veterana Anna Oxa, di bianco vestita. Per lei tuta e scarpe da ginnastica e grandi occhiali da sole. Dietro di lei il sole, la canzone è appunto “’O sole mio” che a dirla così non sembra proprio adatta a lei, ma non la canta per niente male anzi meglio questa che quella del Festival. Ben tre prove per lei.

Luca Barbarossa entra con Raquel del Rosario, il fonico è sul palco di schiena e lui approfitta per farli scherzosamente uno sgambetto. La  loro canzone è “Addio mia bella addio” di Gigliola Cinquetti  e se la dividono in maniera equa, senza sbavature. La compagna di Alonso  sembra abbia preso un po’ più di confidenza con il palco.

C’è una sorpresa per “Mamma mia dammi cento lire” di Max Pezzali. Con lui canta Arisa, inconfondibile con i suoi occhialoni, ma l’abbigliamento è molto migliorato (solo quello di Arisa però) che ha abbandonato il Vintage per darsi una spolveratina di modernità anche grazie al nuovo taglio di capelli. Dietro di loro la scenografia propone una nave che parte, è un immagine storica dei nostri emigranti.

Arriva Giusy Ferreri che propone una versione Jazz/Blues del famoso brano di Gino Paoli “Il cielo in una stanza”. E’ convincente, la interpreta bene ed è adatta a lei forse più della canzone che presenta al Festival.

I La Crus sono accompagnati da due violinisti, una flautista e un violoncellista. Il pezzo è un successo di Mal “Parlami d’amore Mariu”.  Il timbro sensuale e intenso di Ermanno Giovanardi è perfetto per questa canzone e viene promosso al primo colpo. Qualche problema con alcuni “rumorini” del microfono, ma viene tutto prontamente risolto.

Nathalie rinasce con “Il mio canto libero”. Con la sua canzone del Festival è un po’ sotto tono, questo pezzo invece  valorizza le sue potenzialità e qualità vocali. Forse sarebbe il caso di farci un pensierino.

Ecco giungere, con la sua consueta coppola ben sistemata sulla testa, Anna Tatangelo. La sua “Mamma” non potrebbe essere più azzeccata vista la sua recente maternità. La canzone, versione tanghera, la addolcisce molto e le rende merito dopo la versione aggressiva che abbiamo visto nelle scorse serate.

Davide Van De Fros stavolta canterà in Italiano e non poteva proprio farne a meno perché il pezzo è una pietra miliare della musica italiana. “Viva l’Italia” di  De Gregori è intramontabile e rivive alla perfezione nell’interpretazione del gruppo.

Sorride e scherza con orchestra e tecnici la grande signora Patty Pravo. Sempre super elegante canta, con un microfono anni 30, “Mille lire al mese” e con lei sul palco tre giovanissime, bellissime e soprattutto magrissime “finte” coriste. Finte perché non cantano anche se hanno il microfono davanti, ma accennano un semplice balletto come usava proprio negli anni trenta. Simpatica interpretazione della canzone datata 1939.

Sorpresona anche per Tricarico. Entra e comincia a cantare “L’italiano”, ma dopo pochi secondi sopraggiunge la vera voce della canzone che fu sul palco di Sanremo ben 28 anni fa. E’ proprio lui Toto Cutugno, in grande forma. Alla fine del pezzo entrano in scena anche un gruppo di ragazzi extra comunitari e cantano insieme ai due artisti. Prova bis anche per loro, ma prima Toto saluta tutti, ricorda quanti amici ha qui Sanremo, componenti dell’orchestra e non solo e poi scambia una battuta con il giornalista Mario Luzzatto Fegis salito sul palco per salutarlo: “E’ da un po’ che non litighiamo noi due!”
Iniziano l’ultima prova, Cutugno invita tutti a cantare anche se il pubblico presente in sala non coglie pienamente l’invito. Speriamo che stasera vada meglio!

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Barbara Pasqua

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