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Cronaca | 24 maggio 2024, 11:04

Inchiesta per corruzione: dopo l’interrogatorio fiume di Giovanni Toti, la richiesta della revoca dei domiciliari

L’avvocato Stefano Savi preannuncia l’intenzione del governatore, sospeso dall’incarico dallo scorso 7 maggio. La lunga memoria difensiva depositata punta a riabilitare l’immagine del politico: “Ho sempre perseguito l’interesse pubblico”

Stefano Savi, legale di Giovanni Toti

Stefano Savi, legale di Giovanni Toti

Giovanni Toti, dopo l’interrogatorio fiume della giornata di ieri in cui il governatore ha risposto per otto ore alle domande dei pm che coordinano l'inchiesta sulla corruzione in Liguria, Federico ManottiLuca Monteverde e l'aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, sembra non essere ancora intenzionato a dimettersi dall’incarico di presidente della Regione Liguria. Il tentativo di riabilitare la propria immagine agli occhi della città, e non solo, è apparsa chiara dalla lunga memoria difensiva depositata, in cui ha ripercorso le accuse e aggiunto quella che è la sua posizione in merito a quanto contestato, argomento per argomento, dal voto di scambio ai rapporti con i 'riesini' passando per i rapporti con Aldo Spinelli e gli altri imprenditori portuali e rispondendo all'accusa di aver utilizzato la sua posizione per favorire l'interesse privato. 

L’avvocato Stefano Savi, che ha in mano la difesa del governatore, ha confermato che “Presto presenteremo l'istanza al gip di revoca della misura cautelare, ma non ho ancora deciso quando”. Senza la libertà, infatti, Toti non può portare avanti il confronto con la maggioranza, per stabilire se possibile continuare a governare o, come in molti auspicano, se lasciare l’incarico. 

Nella memoria di diciassette pagine il presidente della Regione, agli arresti domiciliari dallo scorso 7 maggio, ha dettagliato la sua difesa: "Nel mio percorso politico ho sempre perseguito l’interesse pubblico il quale è il fine unico ed ultimo della mia azione politica - si legge nel documento depositato - nell’ordinanza di custodia cautelare, così come nell’intero impianto accusatorio si analizza solo una limitatissima parte dei rapporti tra amministrazione, Presidente, e mondo del lavoro e delle imprese. E di tale limitatissima parte si fa paradigma per tutto il resto”.

"Non ho mai travalicato le specifiche competenze degli enti e degli uffici preposti, mai ho ingerito nelle libere scelte e decisioni dei soggetti coinvolti mai ho fatto pressioni verso alcun soggetto, mai ho servito un interesse particolare in danno di quello collettivo".

Anche sotto il profilo dei conti, spiega per fugare ogni sospetto: "Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati”. E ancora: “Ogni dazione di denaro è stata accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Del pari tutte le spese sostenute (sia a sostegno della mia attività politica come leader della Lista Toti presente in Consiglio Regionale e in molte amministrazioni municipali, sia per sostenere Sindaci, Liste e candidati collegati e coerenti alla linea politica della Lista Toti, sia per quanto riguarda le iniziative della Coalizione di Governo) sono stati rendicontati e pubblicizzati in termini di legge e anche oltre. I bilanci e i rendiconti sono stati (e sono ancora) pubblicati sui siti internet delle organizzazioni politiche a mio sostegno. Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati. E proprio per fugare ogni minimo possibile sospetto e garantire massima trasparenza e possibilità di controllo, particolare attenzione è stata posta nel separare ogni aspetto economico della mia vita privata da qualsiasi attività economica legata alla politica, tanto da separare anche i conti correnti personali ed utilizzare per l’attività politica esclusivamente conti dedicati e “trasparenti”, con strumenti di accredito e spesa tracciati, tracciabili e sempre rigorosamente documentabili”.  

La Procura di Genova ha contestato al governatore di aver incassato l’importo di circa settantaquattromila euro da Aldo Spinelli, anche lui agli arresti domiciliari: in cambio, avrebbe dovuto garantire la concessione trentennale del terminal Rinfuse e cercare di intervenire per ottenere privatizzazione della spiaggia pubblica di Punta Olmo.

Al centro delle domande dei pm anche il restyling del porto, lo sblocco per le pratiche di apertura di due punti vendita di Esselunga, la costruzione della nuova diga e i centonovantacinquemila euro versati ai comitati elettorali da Pietro Colucci, imprenditore attivo nell’ambito dei rifiuti, prima di ottenere l’autorizzazione all'ampliamento di due discariche nel savonese.

In merito al voto di scambio, Giovanni Toti ha evidenziato che i quattrocento voti ottenuti dalla comunità riesina "non è tale da turbare l'equilibrio democratico”, avendo ottenuto la vittoria con trecentottantamila voti. 

L’intenzione del presidente sospeso sembra essere quella di collaborare per arrivare alla ‘verità’: “l’unica ragione del mio agire è stata quella di aiutare l'iniziativa privata per far crescere la Liguria” ha sottolineato. Nei prossimi giorni si delineerà quello che sarà il suo destino politico e, di conseguenza, quello dell’intera Regione.

C.O.

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