Cerimonia di inaugurazione stamani della lapide su Capo Berta in ricordo del sacrificio di 11 partigiani fucilati il 31 gennaio 1945. L'installazione è stata ristrutturata dopo il danneggiamento avvenuto a causa di un incidente stradale.
La lapide era stata distrutta e anche la vicina stele aveva riportato danni. Il restauro è stato reso possibile dall’iniziativa congiunta dell’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea (Isrecim), presieduto da Giovanni Rainisio, e dalle associazioni partigiane Anpi e Fivl.
La cerimonia si è tenuta alla presenza del Sindaco e presidente della Provincia Claudio Scajola, del vice Presidente regionale Alessandro Piana, del Presidente dell'Istituto Storico della Resistenza Giovanni Rainisio, Giacomo Rainieri presidente Fondazione Carige, Luigino Dellerba per la Provincia, i rappresentanti delle associazioni partigiane e le forze dell'ordine. Presente anche una delegazione dell'Aned di Imperia e Savona.
Un ruolo fondamentale nel recupero della lapide l’ha avuto Sergio Cecchinel, mentre il restauro vero e proprio porta la firma di Salvatore Urazza. Il monumento ricorda una delle pagine di storia più tristi e terribili della Resistenza imperiese. Gli unici partigiani vennero catturati come ritorsione all’uccisione di due tedeschi. Furono prima torturati e poi portati a Capo Berta. Il gruppo venne tradito dalla collaborazione della famigerata spia, ribattezzata quale "donna velata".
Nell'eccidio persero la vita Agliata Gerolamo (nome di battaglia “Cipolla”), partigiano (II Div. “F. Cascione” - V Brig.), catturato dai tedeschi sotto falso nome di Cipolla Giorgio, Ansaldo Giobatta, antifascista (da documento tedesco viene menzionato come favoreggiatore e spia), Ardigò Ettore (nome di battaglia “Milan”) 24 anni, assistente edile, partigiano, Comandante di Distaccamento (II Div. “F. Cascione” - IV Brig).
E poi Bertelli Medardo (nome di battaglia “Piccinin”) 20 anni, manovale, partigiano, Comandante di Distaccamento (II Div. “F. Cascione” - IV Brig.), Bosco Guglielmo (nome di Battaglia “Mo”)20 anni, agricoltore, partigiano (II Div. “F. Cascione” - IV Brig.) catturato il 23 gennaio del 1945 ad Arma di Taggia insieme ad altri 6 partigiani, interrogato, torturato (bruciato un piede con ferro rovente) rimane prigioniero e poi verrà fucilato a Capo Berta. Perse la vita anche Delle Piane Carlo (nome di battaglia “Carlo”)20 anni, impiegato, partigiano, (VI Div. “S. Bonfante” - I Brig.), e poi De Marchi Paolo (nome di battaglia “Pablos”) 22 anni, manovale, partigiano, Comandante di squadra (II Div. “F. Cascione” - IV Brig.) catturato il 2 gennaio del 1945 dal Capitano Ignazio Borro, presso il Cinema centrale di Imperia , consegnato ai Tedeschi, torturato e condannato a morte, fucilato a Capo Berta; Garelli Francesco, antifascista (da documento tedesco viene menzionato come favoreggiatore e spia), Manodi Santo, antifascista (da documento tedesco viene menzionato come favoreggiatore e spia), Noschese Orlando (nome di battaglia “Furia”) 18 anni, cameriere, partigiano (II Div. “F. Cascione” - V Brig.), Stenca Adolfo (nome di battaglia “Rino”) 38 anni, operaio, partigiano, responsabile SIM (Comando II Div. “F. Cascione”).
La lapide venne realizzata, due volte, nel 1946 e nel 1955, dalle maestranze dell’Italcementi che avviarono una colletta.