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Economia | 02 febbraio 2021, 07:00

Pizza e lockdown: nel 2020 boom di pizze fatte in casa

Durante i lunghi mesi di lockdown, con le pizzerie chiuse, la pizza è tornata alle sue semplici origini e ad essere realizzata esclusivamente in casa.

Pizza e lockdown: nel 2020 boom di pizze fatte in casa

In Italia la pizza è un affar serio: il Bel Paese ama molto la libertà e l’innovazione ma quando si parla di cibo, la tradizione finisce per prevalere sempre.

Le sperimentazioni sui piatti classici della cucina italiana le si lasciano volentieri agli chef in cerca di giustificazioni alla grancassa intorno al mondo dell’haute cuisine.

La pizza non fa eccezione: oltreoceano va di gran moda anche la pizza con l’ananas e spesso e volentieri si vedono pizze condite con ketchup, con le banane o con gli spaghetti. In Italia sulla pizza non si scherza.

Durante la quarantena, se possibile, questa grande tradizione si è rafforzata. Infatti, durante i lunghi mesi di lockdown, con le pizzerie chiuse, la pizza è tornata alle sue semplici origini e ad essere realizzata esclusivamente in casa.

La pizza ai tempi del lockdown

Gli italiani, seppure costretti in casa, non hanno smesso del tutto di essere italiani e non hanno saputo rinunciare ad uno dei piatti che maggiormente li ha contraddistinti nel mondo: la pizza.

Milioni di italiani si sono riscoperti abili nella panificazione e nella realizzazioni di ottime pizze fatte in casa. Durante i primi mesi di quarantena il lievito di birra era sparito totalmente dagli scaffali dei supermercati.

I social media sono stati riempiti di bellissime foto di pizze fatte in casa, alcune non proprio invitanti ma in molti casi il successo, almeno dal punto di vista estetico, è sembrato assoluto.

I sempre attenti blogger, videoblogger e personaggi vari del web hanno inondato la rete con ricette e contro-ricette per ottenere la migliori pizza fatta in casa.

Speciale attenzione dagli esperti dell’informazione culinaria è stata dedicata ai metodi di cottura: fare la pizza senza un forno professionale è tutt’altra cosa.

Per ciò si sono affinate alcune tecniche di cottura con forni da casa e con padelle, è infatti inutile spendere molte energie nel procurarsi ingredienti prelibati se poi la cottura non avviene in maniera impeccabile.

Quello che sicuramente è rimasto invariato per gli italiani, anche in questo periodo di pandemia, è l’amore per la semplicità della pizza: niente Avocado, Ananas, o pasta al formaggio.

La pizza, anche se realizzata in casa, rimane un concetto tradizionale nel Bel Paese: margherita o marinara, queste sono le regine incontrastate delle pizze fatte dagli italiani.

La tradizione napoletana

Il gusto italiano in fatto di pizze deriva particolarmente dalla tradizione napoletana in materia, e se gli italiani presi nel loro insieme si dimostrano tradizionalisti in fatto di pizza, i napoletani diventano anche un po’ estremisti.

La pizza napoletana non si improvvisa, non si destruttura e non si innova: è fatta di una pasta morbida e sottile con bordi alti ed è soffice e tonda.

Nel napoletano è nata la pizza così come la conosciamo ed è sempre in questo territorio che si vanno a difendere i principi base che l’hanno resa famosa nel mondo.

Nella inflessibile tradizione partenopea quindi sono ammesse tre tipologie di pizza: margherita, marinara e pizza fritta. Stop. In realtà, uno dei popoli più fantasiosi del mediterraneo, ha sviluppato diverse interessanti varianti sul tema ma non si allontana mai troppo da questi due classici.

Pizza margherita

Seguendo una leggenda, che oramai non sembra più in nessun modo connessa alla realtà, la pizza margherita sarebbe stata dedicata alla Regina Margherita nel 1889 da Raffaele Esposito, suo inventore, proprio per i colori che la contraddistinguono: il verde del basilico, il bianco della mozzarella e il rosso del pomodoro. I colori del neonato Regno d’Italia.

Per la ricetta di questa prelibatezza storica non ci sono interpretazioni che tengano: pomodoro San Marzano, fior di latte a listelli, mozzarella di bufala campana a cubetti, basilico e olio extravergine di oliva.

Pizza marinara

Per la pizza marinara invece le origini non sono avvolte nella leggenda come per la margherita: esiste infatti una data certa, ovvero l’anno 1734.

Il nome di questa antica ricetta è dovuto al fatto che questo tipo di pizza veniva prevalentemente consumata dai pescatori al ritorno dalle uscite in barca.

La ricetta, se possibile, è ancora più semplice di quella della pizza margherita: pomodoro San Marzano, aglio, origano e olio extravergine di oliva.

Le trasgressioni accettabili e la pizza fritta

Il mondo partenopeo non è così rigido come si vuol far credere in fatto di pizza: sono contemplate ormai nella tradizione anche pizze capricciosa, quattro stagioni, diavola… e soprattutto la pizza fritta.

Quando mozzarella e pomodoro non erano più disponibili, nel secondo dopoguerra, serviva qualcosa di più economico e di più facile da realizzare rispetto alla pizza.

Gli ingredienti? Semplicissimi e poco costosi: ricotta e ciccioli (detti anche cicoli).

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