Con la Liguria che secondo i rumors, dovrebbe essere catalogata come zona arancione, per genitori, alunni e insegnanti delle superiori, sarà indifferente la decisione del governo che dovrebbe consentire il rientro per il 50 per cento degli studenti a partire dall’11 gennaio. In zona arancione, la didattica delle superiori è prevista comunque a distanza, e per questo non sarebbe consentito il ritorno a scuola degli studenti.
Quando il rientro avverrà, sul banco di prova ci saranno i trasporti, spesso considerati insufficienti, tanto da non poter evitare gli assembramenti all’ingresso e all’uscita che si sono verificati tra gli studenti durante la prima fase delle riaperture delle scuole, in autunno.
Per risolvere la questione, la prefettura ha demandato alle scuole una soluzione, che per quanto riguarda il Ruffini e il liceo Vieusseux, istituti che contano centinaia di studenti e che si trovano uno accanto all’altro, la soluzione dei presidi Luca Ronco e Paolo Auricchia è stata quella di scaglionare gli ingressi per orari.
“Insieme al liceo – spiega Luca Ronco, preside del Ruffini – abbiamo trovato un accordo che prevede l’ingresso alle 8 e alle 9.40. Un mese saranno i nostri alunni a entrare alle 8, mentre quelli del liceo entreranno alle 9.40, e il mese dopo viceversa”. E all’uscita? “Stesso copione, una scuola uscirà per un mese alle 12.20, un’altra, lo stesso mese uscirà all’una”.
Non tutte le ore perse saranno recuperate, ma il preside del Ruffini è contrario ai rientri pomeridiani. “Lo sono perché non ci sono pullman, soprattutto per i ragazzi delle valli, verso cui c’è il pullman delle tredici e poi un altro alle 18. Le ore perse saranno recuperate con la didattica integrata, come previsto dalla normativa”, spiega Ronco che esprime preoccupazione per gli studenti del biennio: “C’è una sofferenza culturale, i ragazzi di prima e seconda non sono maturi rispetto a quelli più grandi. Quelli di prima sono troppo piccoli, se li si lascia da soli c’è il rischio che non seguano le lezioni, che non riescano a collegarsi. Quelli di seconda sono quelli che l’anno scorso hanno passato buona parte del loro primo anno alle superiori in dad. Purtroppo così si creano buchi formativi che non verranno recuperati facilmente. Per questo io vorrei che almeno il biennio andasse a scuola in presenza”, conclude il preside.
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