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Politica | 22 giugno 2020, 14:50

Ospedale Unico di Taggia: Rifondazione Comunista non è contraria ma vuol sapere che fine fanno gli altri

“Occorre che si facciano chiarimenti. Atteso che sia inopportuno essere contrari ad una tale opera di utilità pubblica, e sottolineiamo pubblica, però occorre fare delle precisazioni in merito alla chiusura e alla probabile intenzione di vendita delle esistenti strutture".

Ospedale Unico di Taggia: Rifondazione Comunista non è contraria ma vuol sapere che fine fanno gli altri

Si fa un gran parlare da tempo dell’ospedale unico che dovrebbe essere costruito a Taggia. Posizioni diverse e molte su quello che sarà il futuro degli altri nosocomi, in particolare quelli di Sanremo e Imperia.

Qual è la posizione di Rifondazione Comunista nei riguardi della costruzione dell’Ospedale di Taggia? “Occorre che si facciano chiarimenti. Atteso che sia inopportuno essere contrari ad una tale opera di utilità pubblica, e sottolineiamo pubblica, però occorre fare delle precisazioni in merito alla chiusura e alla probabile intenzione di vendita delle esistenti strutture. Inutile ricordare che la provincia di Imperia è riuscita a mettere una pezza in periodo di Covid, delocalizzando i reparti di Sanremo a Bordighera ed Imperia per lasciar posto all’emergenza pandemica in tutti i suoi reparti. Ma in una realtà come la nostra provincia dove una RSA come Casa Serena è stata venduta per far cassa, e dove le altre strutture per anziani sono praticamente quasi tutte private, forse pensare di usufruire una parte del Borea per implementare in modo significativo quella esigua già esistente all’interno del Borea stesso, sarebbe da prendere seriamente in considerazione. Però riteniamo fondamentale tornare a sviluppare una adeguata assistenza sanitaria sul territorio, la medesima che è stata distrutta da anni di tagli trasversali che hanno colpito soprattutto i posti letto, e la diagnostica allungando i tempi”.

Quindi Rifondazione Comunista non è contraria ‘tout-court’ all’Ospedale Unico di Taggia? “Assolutamente, ma ribadiamo che non sia Unico. L’interdisciplinarietà fra reparti all’interno di una stessa struttura la riteniamo importantissima se non fondamentale, ma noi siamo contrari alla chiusura delle strutture esistenti, tant’è che con Cittadinanza Attiva di Imperia abbiamo raccolto circa 20.000 firme per evitare la chiusura e altre ne raccoglieremo. E, inoltre, va verificato l’effettivo costo dell’opera e soprattutto modalità di appalto e sperando che l’ANAC vigili nei migliori dei modi”.

Cosa intendete per sanità sul territorio? “La possibilità di avere, ad esempio, dei poliambulatori che decongestino il Pronto Soccorso del futuro Ospedale , soprattutto nei periodi di maggior afflusso turistico, in modo che si possano gestire i codici meno urgenti in strutture alternative. Che gli esami diagnostici quali TAC e RM possano essere sostenuti in luoghi diversi più accessibili e vicini e per aver la possibilità di non allungarne le liste di attesa, senza ancora alimentare la clientela delle strutture private. La possibilità di cure a domicilio con personale ASL. Di contro si chiudono i centri prelievi ad Arma dell’ASL per la valle Argentina, dando anche qui una spinta ai laboratori privati. Stiamo osservando una importante rincorsa verso la sanità privata, questo Governo regionale vuole importare il modello Lombardo che ha dimostrato di essere fallimentare, come fallimentare si è dimostrata la gestione semi-privata di urologia al Borea dieci anni fa. Stanno dando uno strapotere inquietante ad Alisa, ed a varie società legate politicamente ad essa. Purtroppo, anche se non di competenza dei comuni, notiamo una certa specularità, ad esempio, fra una giunta di pseudo centro sinistra come quella matuziana, ed un governo regionale di centro destra. Entrambi votati alla privatizzazione”.

Per ultimo cos’è la ‘Brigata di solidarietà’ che molto ha intimorito i sanremesi? “E’ stata un’idea nostra di formare un piccolo manipolo di uomini, chi pensionato chi in cassa integrazione, che avendo un po di tempo, forzatamente libero durante la quarantena, lo ha messo a disposizione per raccogliere fondi per acquistare beni di prima necessità, soprattutto alimentari, da poter offrire e far gestire in modo ottimale dal “banco solidale” sito al Palafiori, senza distinzione di pelle e religione o nazionalità . Questo impegno ci ha permesso di donare circa 3.5 tonnellate di beni alimentari primari. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno dimostrato la loro solidarietà”.

Redazione

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