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Sanremo Ospedaletti | 15 marzo 2015, 16:53

Sanremo: Università delle Tre Età, il racconto e le foto della lezione di lunedì 2 marzo 2015

Ospite l’imperiese Prof. Francesco Vatteone, Presidente del locale Circolo Amici della Lirica e studioso della storia dei teatri imperiesi e liguri cui ha dedicato alcune pubblicazioni

Sanremo: Università delle Tre Età, il racconto e le foto della lezione di lunedì 2 marzo 2015

Lunedì 2 Marzo 2015, nella Sala degli Specchi di Palazzo Bellevue, l’Università delle Tre Età di Sanremo, per il TEATRO, ha ospitato l’imperiese Prof. Francesco Vatteone, Presidente del locale Circolo Amici della Lirica e studioso della storia dei teatri imperiesi e liguri cui ha dedicato alcune pubblicazioni. La Presidente Unitre Dott.ssa Forneris, essa stessa appassionata di teatro lo ha accolto con calore così come il pubblico che grazie alle parole ed alle immagini proiettate ha rivissuto un tempo in cui il teatro era spettacolo ma anche luogo di ritrovo e di festa.

Avrebbe dovuto essere presente anche il genovese Dott. Roberto Iovino che del progetto “Rete dei Teatri Storici della Liguria” è il coordinatore regionale ma essendo diventato recentemente Direttore del Conservatorio Musicale Paganini di Genova, non ha potuto essere presente causa i numerosi impegni.

Il Prof. Vatteone, in forma colloquiale e con ironia ha tracciato la storia dei teatri storici liguri che fanno parte a pieno titolo della caratteristica storia teatrale italiana che a fine ottocento poteva contare su ben 940 sale.

Questo numero sterminato di sale era dovuto alla storia politicamente frammentata dell’Italia, basti pensare che nello stesso periodo in Francia i teatri erano 20 e tutti concentrati a Parigi.

In Italia ogni comune voleva il proprio teatro e la borghesia locale contribuiva fortemente alla loro costruzione e mantenimento.

Nel settecento i teatri in Italia erano “solo” cento e piuttosto piccoli perché ricavati all’interno delle sontuose dimore patrizie e riservati ad una ristretta cerchia di aristocratici.

Nell’ottocento la borghesia contribuirà alla nascita di molti teatri pubblici, dotati di platea, palchi e loggioni. In platea le poltrone erano rimovibili per consentire anche feste danzanti spesso a scopo benefico. Il teatro era un luogo di socializzazione in cui si intessevano rapporti di affari o amorosi, i palchi erano dotati di piccole cucine ed anche di tendine per celarsi da occhi indiscreti.

Per tornare ai Teatri Liguri il progetto regionale intende recuperare per quanto possibile i teatri storici in abbandono, il Teatro Comunale di Ventimiglia è stato restaurato da qualche anno anche se a rigore non è un teatro dell’ottocento essendo stato inaugurato nel 1905.

Il glorioso Teatro Principe Amedeo di Sanremo purtroppo è andato perduto per un bombardamento del 1944.

Ad Imperia la nota rivalità di campanile determinò che ad Oneglia sorgesse il Teatro Rossini dedicato alla prosa ed a Porto Maurizio il Teatro Cavour dedicato alla lirica.

Quest’ultimo esiste ancora anche se con l’eliminazione dei palchi avvenuta nel dopoguerra mentre al posto del Teatro Rossini è sorto un Hotel che ne ha conservato il nome.

Un piccolo gioiello di soli 99 posti ha avuto miglior fortuna ed è stato ben conservato, pur essendo il più antico teatro pubblico ligure (1834) , parliamo del grazioso Teatro Salvini di Pieve di Teco.

Molti altri sono invece in attesa di provvidenziali interventi: Politeama di Diano Marina, Chiabrera di Savona, Sivori di Finalmarina, Aicardi di Finalborgo, Modena di Sampierdarena, Sociale di Camogli.

A Genova il Teatro Carlo Felice pur storico è stato completamente rimodernato e sviluppato in altezza per fargli raggiungere la capienza di ben 2500 posti a sedere, ma il teatro storico che fa rivivere più di ogni altro le origini di questa magica forma di spettacolo è probabilmente il Teatro della Duchessa di Galliera a Genova Voltri.

Tante sono le curiosità e gli aneddoti che il Prof. Vatteone ha raccontato. Il modo di vivere degli  spettatori influenzava anche gli artisti.

I compositori di musica creavano delle arie brevi e rilassanti chiamate “arie del sorbetto” da ascoltare nelle pause degli spettacoli mentre si degustava appunto un sorbetto.

E se i palchi ospitavano la borghesia benestante attenta a farsi vedere e spesso distratta da varie attività, nei più economici posti vicino al soffitto chiamati loggione, piccionaia o paradiso, si trovavano ed ancora si trovano i veri appassionati della musica.

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Roberto Barbaruolo

Redazione

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