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Eventi | 14 aprile 2014, 21:32

Vallecrosia: sabato scorso la 1a edizione del convegno dell'Associazione Italiana Famiglie ADHD

Il convegno aveva l'obiettivo di sensibilizzare il territorio sull'argomento in questione: informando sulle caratteristiche dell'ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività).

Vallecrosia: sabato scorso la 1a edizione del convegno dell'Associazione Italiana Famiglie ADHD

Si è svolto sabato scorso, presso l'Istituto Salesiano Don Bosco a  Vallecrosia, il 1° Convegno Regione Liguria dell'Associazione A.I.F.A Onlus (Associazione Italiana Famiglie ADHD) in collaborazione con il Centro Psicopedagogico La Sorgente di Ventimiglia, U.O.C. Neuropsichiatria Infantile e Ospedale Gaslini di Genova. Con il patrocinio dei comuni di Vallecrosia, Ventimiglia e Bordighera e del USR Liguria.

Il convegno aveva l'obiettivo di sensibilizzare il territorio sull'argomento in questione: informando sulle caratteristiche dell'ADHD (Disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e sulle diverse modalità di intervento possibili e  favorendo l'incontro fra le famiglie interessate e tutti coloro che lavorano a scuola e nel sociale, in modo da avviare una rete di sostegno fra i diversi attori coinvolti nel trattamento del disturbo. All'iniziativa hanno partecipato oltre 120 persone fra  genitori, insegnanti, educatori, medici e operatori del sociale, che dalle h.9 alle h18 hanno avuto la possibilità di conoscere meglio questa problematica che vede coinvolti un gran numero di bambini, ragazzi e adulti in tutta Italia e che, almeno nella nostra provincia, è ancora poco riconosciuta ed adeguatamente affrontata. Patrizia Stacconi, presidente Aifa Onlus, ha moderato gli interventi che, dopo i saluti del vicesindaco di Vallecrosia, il dott. Maurizio Vichi, e di don Josè , direttore dell'Istituto Salesiano, si sono susseguiti durante l'intera giornata. 

I partecipanti hanno visto alternarsi i professionisti provenienti dai diversi ambiti coinvolti e, non di minor rilievo, è stata la condivisione dell'esperienza dei genitori soci dell'AIFA Onlus che, dal 2002, offrono il loro servizio e la loro esperienza  a sostegno di altre famiglie che si trovano a dover affrontare  un percorso non facile di riconoscimento, accettazione e ricerca di soluzioni per il proprio figlio. I relatori che hanno portato il loro contributo, a titolo completamente gratuito, sono stati neuropsichiatri, psicologi, insegnanti, educatori professionali. Infatti si è partiti dall'inquadramento clinico del disagio, per poi passare alle diverse modalità di trattamento che vedono coinvolti i soggetti stessi, le famiglie e la scuola come protagonisti privilegiati dell'azione terapeutica da attuare con il bambino.

L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è un disturbo neurobiologico dell’età evolutiva caratterizzato da disattenzione, impulsività e iperattività motoria. I soggetti con ADHD, che in Italia sono circa l’1% nella fascia d’età che va dai 6 ai 18 anni, presentano difficoltà di concentrazione, si distraggono facilmente, hanno difficoltà a stare fermi e non sono in grado di controllare il loro comportamento impulsivo. Questi elementi distintivi si possono riscontrare in molti bambini, ma per parlare di ADHD, come dice il DSM IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali),  i sintomi devono presentarsi continuativamente per almeno 6 mesi, in tutti i contesti sociali (a scuola, a casa, ecc.) ed essere eccessivi e inadeguati per il livello di sviluppo e l’età del bambino, compromettendo tutte le attività quotidiane cui esso partecipa.

Si può, inoltre, rilevare che generalmente, se alla scuola materna ed elementare prevale il carattere dell’iperattività, che tende a diminuire e in alcuni casi a scomparire nell’adolescenza, disattenzione e impulsività rimangono una costante.

Allo stesso modo, anche le modalità d’intervento si modificano in base all’età, dal parent-training e teacher-training ad interventi psicoeducativi e di terapia cognitivo-comportamentale, fino a creare nel paziente la consapevolezza del disturbo, fornendogli gli strumenti per gestirlo ed eventualmente sui problemi associati.

Molto importante, di conseguenza, è saper riconoscere precocemente il disturbo: in caso di diagnosi tardiva, infatti, il paziente può presentare una situazione seria di comorbidità, cioè una sovrapposizione di altre patologie come ansia, depressione, problemi di autostima e di relazione, rendendone difficile il recupero. Non solo è fondamentale diagnosticare precocemente l’ADHD, ma è importante impostare da subito il protocollo di cura più idoneo. Ogni intervento terapeutico va, infatti, adattato alle caratteristiche del soggetto in base all’età, alla gravità dei sintomi, ai disturbi secondari, alla situazione familiare e sociale e deve essere inquadrato nell’ambito di un approccio “multimodale”, ovvero una terapia cognitivo-comportamentale e/o psico-educativa. Nei casi più gravi, alla terapia multimodale può essere associato anche un trattamento farmacologico, quando strettamente necessario, che deve essere intrapreso solo se indicato da un neuropsichiatra infantile.

A conclusione dei lavori ci si è lasciati con la speranza e l'intenzione di mantenere il dialogo e i contatti fra queste diverse realtà che ruotano attorno al bambino-ragazzo ADHD. A partire dalle famiglie per le quali è importante trovarsi e condividere difficoltà e risorse, per poi passare alla scuola, agente privilegiato di interventi precoci e segnalazioni, fino all'ambito sanitario dove persone esperte possono fornire strumenti e conoscenze essenziali nel percorso diagnostico-terapeutico, la parola chiave per tutti  è  collaborazione, nella speranza che, come ha scritto una mamma dell'AIFA Onlus, ora che “...il seme è stato piantato, se continueremo a nutrirlo,  molti possano condividerne i frutti!”

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