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Attualità | 25 settembre 2018, 17:39

"Poesie su domanda": l'esperimento dello scrittore Gianmarco Parodi che richiama l'arte di Marina Abramović al MoMa di New York

Una macchina da scrivere, di quelle che hanno una connessione diretta con le dita e non con il wi-fi, due sedie, un tavolino e lo spazio per una poesia.

"Poesie su domanda": l'esperimento dello scrittore Gianmarco Parodi che richiama l'arte di Marina Abramović al MoMa di New York

 

Osservare lo sguardo di una persona sconosciuta e dipingerne il ritratto, attraverso le parole di una poesia. Una sfida azzardata che parla di sensibilità, di silenzi espressi ad alta voce e della capacità di entrare nella stessa sintonia di chi non abbiamo mai visto prima e si siede di fronte a noi, parlandoci con l'anima.

 

Questo è l'esperimento tentato oggi pomeriggio da Gianmarco Parodi, scrittore e poeta ligure, che ha voluto regalare una poesia a chi decidesse di sedersi di fronte a lui. Una macchina da scrivere, di quelle che hanno una connessione diretta con le dita e non con il wi-fi, due sedie, un tavolino e lo spazio per una poesia.

E' una sensazione forte, guardare una persona e parlare con il suo sguardo. Disegnare il ritratto di chi ci sta di fronte per la prima e forse ultima volta, cogliere in quello parole che diventano poesia vuol dire fare propri i sentimenti di altri. E' stato un tentativo, per me e per chi ha deciso di farsi leggere, profondo e difficilmente descrivibile anche per chi, lavora con le parole” commenta Gianmarco, che ha “regalato poesie” oggi nel mezzo del centro commerciale Shopping La Riviera ad Arma di Taggia.

C’era un ragazzo seduto sulla sedia davanti a me. Con lui un passeggino vuoto. 'Come funziona?' Mi ha chiesto. E ci siamo guardati per un po’. Fino a che non ho agganciato qualcosa. E ho iniziato a scrivere. A un certo punto ho smesso con gli occhi lucidi. Ho levato il foglio dalla macchina. Lui ha letto, poi mi ha guardato come ti guarda solo chi prova un’emozione che capisce di provare. Sono arrivate sua moglie e sua figlia, e mi hanno sorriso.

È un istante che voglio ricordare, sempre, ogni volta che qualcosa andrà storto e mi crederò incapace di fare o diverso da quello che sono davvero, come mi è stato fatto credere fino a poco tempo fa. Questo voglio ricordare. È successo qualcosa soprattutto per me oggi. Ma quello che ho scritto non mi appartiene più. Mi tengo il senso di questo pomeriggio e gli occhi delle persone, che sapranno ricordarmi chi essere, e cosa dovrò fare”.

Un'esperienza che ricorda molto la performance di Marina Abramović, l'artista che al MoMa di New York, ha elaborato una percezione del proprio lavoro di artista, entrando in rapporto con il pubblico. Seduta in una stanza, la Abramović, tra buio e luce e percezioni personali, siede di fronte a sconosciuti, entrando nel mondo del silenzio di chi le sta di fronte, con un forte impatto emotivo che permette di allontanarsi per poche ore, dalla realtà.

Unendo a questa performance anche quella di Allan Andre, poeta di strada che regala versi scritti sulla 54ma di New York, Gianmarco ha azzardato una forma d'arte speciale.

R.G.

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