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Attualità | 03 settembre 2015, 13:28

Caccia in Liguria: nel 2014 abbattuti 25.641 cinghiali ma i danni all’agricoltura non diminuiscono

Confagricoltura Liguria: “Una nuova impostazione dell’intero sistema per risolvere il problema in maniera definitiva

Renato Oldoini

Renato Oldoini

“Occorre una nuova politica di complessiva gestione della caccia e delle problematiche connesse ai danni all’agricoltura cagionati in Liguria prevalentemente dagli ungulati” Questa la sintetica premessa di Renato Oldoini, presidente di Confagricoltura Liguria.

Lo scorso anno, secondo i dati pubblicati dalle province liguri, sono stati abbattuti in Liguria oltre 25.000 cinghiali. Ma i danni all’agricoltura, specie nell’entroterra, continuano ad aumentare. “Segno – commenta Confagricoltura Liguria – della necessità di scelte innovative e della necessità di un nuovo metodo di approccio alla problematica”.

“Innanzitutto – precisa il presidente ligure di Confagricoltura – occorre che gli agricoltori abbiano ‘maggiore peso’ nella gestione degli ambiti di caccia, arrivando a determinarne le scelte operative in maniera unanime”.

Secondo Confagricoltura Liguria “occorre che si attui seriamente una maggiore prevenzione, attraverso la selezione, permessa anche come caccia al singolo cinghiale e con la possibilità per l’agricoltore di poter decidere chi deve venire nel fondo ad attuare tale opera preventiva con criteri di scelta sulla efficacia e bravura del selettore, nella linea dell’autodifesa e tutela delle risorse agricole".

Occorre che se in un Ambito non si raggiunge il contingente previsto, si attui la turnazione delle squadre come criterio di efficacia e di premialità.

Occorre individuare ‘fasce di protezione’ in cui aumentare il numero dei giorni previsti per la caccia al fine di creare una vera e propria zonizzazione tampone. “In quelle aree – secondo Confagricoltura Liguria – l’agricoltore deve, se in grado, essere assunto al ruolo di “custode”.

“In ultimo – sottolinea Confagricoltura Liguria – si deve una volta per tutte tenere in considerazione il problema anche da un punto di vista igienico – sanitario, considerando che ad oggi i cinghiali abbattuti nel 2014 rappresentano, in termini di carne immessa senza controllo sui mercati, oltre 897.435 chilogrammi, considerando immessi sui mercati 35 chilogrammi per cinghiale”.

“Perchè un allevatore ligure – si chiede Maurizio Furio, agronomo e imprenditore agricolo, nonchè referente di Confagricoltura Liguria per la caccia – deve sottostare alla giusta normativa igienico – sanitaria per macellare i capi aziendali, tutelando così il consumatore, quando il risultato della caccia è invece l’immissione fuori controllo di carne sui mercati, a discapito della tutela e della prevenzione igienico – sanitaria del cittadino consumatore?”.

“La Toscana ha già normato in tal senso – conclude Renato Oldoini – e non dobbiamo dimenticare che gli ungulati sono il problema principale nella gestione dell’entroterra, e quindi un vero e proprio rischio collettivo, in quanto i danni, oltre a pesare economicamente sull’imprenditore agricolo e sulla collettività, creano abbandono di un territorio che, giocoforza, diviene rischio per la costa, ‘grazie’ a dissesto idrogeologico e franosita”.

Un nuovo modo di impostare il sistema nel suo insieme: questa l’idea di Confagricoltura Liguria che ha riunito stamane i suoi referenti territoriali sulla caccia, elaborando un documento di posizione che, a breve, sarà presentato all’assessore all’agricoltura e caccia della Liguria, Stefano Mai.

C.S.

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