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Economia | 24 febbraio 2025, 07:00

Semi di cannabis auto fiorenti, cosa sono e quali è possibile coltivare

Negli ultimi anni, i semi di cannabis autofiorenti hanno guadagnato popolarità tra i coltivatori per una ragione molto semplice: sono pratici, veloci e più semplici da coltivare.

Semi di cannabis auto fiorenti, cosa sono e quali è possibile coltivare

Dimentica le complicazioni legate ai cicli di luce, ai cambi stagionali e alle tempistiche infinite. Con gli autofiorenti, la pianta fa il suo corso, in poche settimane regala il suo raccolto.

La natura ribelle delle autofiorenti

Questa particolare categoria di semi è il frutto dell’incrocio tra varietà tradizionali e la Cannabis ruderalis, una pianta rustica e testarda che cresce spontanea nelle zone più fredde del pianeta. A differenza delle varietà fotoperiodiche, che aspettano pazientemente il cambio di stagione per fiorire, le autofiorenti se ne fregano altamente del fotoperiodo. Hanno un orologio biologico incorporato: germogliano, crescono, fioriscono e si completano nel giro di 8-10 settimane. Punto. Nessuna attesa infinita, nessun calcolo complicato.

Vantaggi da non sottovalutare

Non tutti hanno ettari di terra da dedicare alla coltivazione, e per chi ha bisogno di discrezione o spazio ridotto, i semi di cannabis autofiorenti sono la scelta perfetta. Sono resistenti, tollerano bene sbalzi climatici e non hanno bisogno di troppe attenzioni. In parole povere, non sono piante capricciose.

E poi c’è il fatto che permettono di raccogliere più volte all’anno. Mentre una pianta tradizionale impiega mesi prima di essere pronta, un ciclo completo di autofiorenti è così rapido che si può iniziare una nuova coltivazione non appena si è conclusa la precedente. Se si gioca bene con i tempi, si può avere un raccolto continuo senza pause.

Compromessi

Ovviamente, qualche compromesso c’è. Per cominciare, la resa è inferiore rispetto alle varietà fotoperiodiche. Non aspettarti di riempire interi magazzini con una sola pianta, perché l'autofiorente punta più sulla rapidità che sulla quantità. Inoltre, fino a qualche anno fa, il contenuto di THC non era paragonabile a quello delle varietà fotoperiodiche più blasonate, ma grazie ai progressi nell’ibridazione, oggi esistono autofiorenti con livelli di potenza più che rispettabili. Insomma, non è più il brutto anatroccolo della canapa, ma una signora pianta con tutte le carte in regola.

Qualche dritta per una coltivazione da manuale

Se l’idea è quella di tirare fuori il meglio da una pianta autofiorente, bisogna tenere a mente qualche regola base. Prima di tutto, l’illuminazione: anche se non dipende dal ciclo di luce, più ore di sole (o di lampade) riceve, meglio è. Chi può tenerle sotto luce artificiale per 18-20 ore al giorno noterà piante più vigorose e produttive.

Per quanto riguarda il terreno, deve essere leggero, drenante e ricco di ossigeno. Un suolo troppo compatto soffoca le radici e rallenta la crescita, quindi meglio optare per un mix arioso con torba, fibra di cocco e perlite. Occhio anche ai fertilizzanti: il ciclo di vita breve delle autofiorenti significa che bisogna essere precisi con i nutrienti sin dall’inizio, senza aspettare troppo per integrare il giusto apporto di azoto e fosforo.

Infine, le annaffiature: troppa acqua è il peggior nemico. Bagnare solo quando serve, lasciando asciugare leggermente il substrato tra un’irrigazione e l’altra, previene muffe e marciumi radicali. L’acqua è vita, ma il troppo stroppia.

Quali semi di cannabis auto fiorenti è possibile coltivare?

Quando si tratta di scegliere quali semi autofiorenti coltivare, l’opzione dipende da diversi fattori: spazio disponibile, clima e preferenze personali. Le piante più resistenti sono perfette per ambienti esterni soggetti a sbalzi termici, mentre quelle più compatte si adattano meglio alla coltivazione indoor. Esistono varietà con effetti più rilassanti e altre con un impatto energizzante, a seconda della genetica predominante. La cosa migliore è partire con una genetica stabile e affidabile, che garantisca un buon equilibrio tra resa, potenza e facilità di gestione. Il mercato offre una vasta scelta, quindi sta tutto nel trovare la combinazione perfetta per le proprie esigenze.

Dal punto di vista legale, la questione diventa più complicata. In molti paesi, l’acquisto e il possesso di semi di cannabis è consentito per collezionismo o ricerca, ma la germinazione e la coltivazione restano vietate se la pianta sviluppa un contenuto di THC superiore ai limiti imposti dalla legge. In Italia, ad esempio, la coltivazione di cannabis è legale per le varietà certificate con un contenuto di THC inferiore allo 0,2%, come previsto dalle normative sulla canapa industriale. Tuttavia, anche in questo caso, la situazione è soggetta a interpretazioni e cambiamenti legislativi. Chiunque voglia intraprendere questa strada dovrebbe informarsi approfonditamente.

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