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Politica | 15 febbraio 2024, 11:40

Pescatori di Sanremo e dell'intero Ponente incrociano le braccia "Siamo anche pronti a bloccare il porto di Genova" (Foto e Video)

Circa 350 i pescatori, tra proprietari di imbarcazioni che dipendenti, che vivono dei prodotti ittici che offre il mare, tra Ventimiglia, Bordighera e Sanremo

Pescatori di Sanremo e dell'intero Ponente incrociano le braccia "Siamo anche pronti a bloccare il porto di Genova" (Foto e Video)

Nuova protesta dei pescatori della nostra provincia, per contestare le decisioni del Governo e dell’Unione Europea che attanaglia tutto il settore. Nonostante il mare sia calmo, perfetto per poter andare a pescare, gli operatori del settore hanno deciso di rimanere a terra, sia per mettere in evidenza i loro problemi che per sostenere i colleghi che stanno protestando a Roma.

Circa 350 i pescatori, tra proprietari di imbarcazioni che dipendenti, che vivono dei prodotti ittici che offre il mare, tra Ventimiglia, Bordighera e Sanremo. Ovvero 350 famiglie che vivono di pesca e che sono accerchiati da una burocrazia a tratti insostenibile.

I problemi del settore sono stati analizzati da Marco De Bella, portavoce dei pescatori ponentini: “Oggi abbiamo deciso di fermarci a sostegno di agricoltori e pescatori che oggi sono a Roma a protestare contro questa repressione. Abbiamo deciso di farlo oggi che non è sabato e non è domenica o non sarebbe uno sciopero, siamo qui a terra anche se il mare è calmo. La protesta nasce per salvaguardare il Made in Italy, siamo agricoltori del mare e abbiamo sempre promosso quello che peschiamo in zona ma tutte le leggi che sta facendo l’Europa contro di noi stanno lo stanno influenzando negativamente.Siamo fermi ma oggi la gente al supermercato continuerà a mangiare pesce che non è il nostro, questo perché abbiamo tantissime leggi a nostro sfavore”.

C’è anche il tema del caro gasolio: “Parliamo ad esempio del caro gasolio il cui costo è insostenibile. Nell’Adriatico e nel Tirreno consumano più di noi e con i costi di gestione non ci siamo, parliamo di 1.000 fino a 1.500 euro al giorno per portare a terra un guadagno che non è equiparabile al solo costo del carburante per non parlare delle spese per tasse e burocrazia. A ciò si aggiunge la non-valorizzazione del prodotto: i nostri pesci, i gamberi rosa che portiamo a terra si scontrano con un mercato che è saturo, ci troviamo obbligati a svenderlo, spesso rimane invenduto”.

Sulle sanzioni: “Ci sono leggi aspre contro di noi. La nostra giornata ha inizio di notte, usciamo e in tempo reale dobbiamo comunicare la nostra uscita alla capitaneria. Se i due orari non coincidono siamo soggetti a verbale, sanzioni gravi. Il mal compilamento del log-book, dove registriamo il pescato, che sia solo per 5 minuti o per una cassetta in più o in meno, rischiamo fino a 20mila euro di verbale con conseguenze penali. Andare a lavorare è diventato impossibile, sbagli una cosa e sei fregato”.

Cosa chiedete con questa protesta? Uno snellimento a livello burocratico? “Noi chiediamo di andare a lavorare, di farci produrre. C’è una legge che l’Europa chiama sforzo di pesca e che riduce per noi il numero delle giornate lavorative all’anno. Per altri 22 giorni lavorativi all’anno abbiamo il fermo biologico, con lo sforzo di pesca hanno aggiunto quasi 50 giorni di fermo, significa che noi durante l’anno diamo allo Stato 80 giorni lavorativi, contando 104 giorni tra sabati e domeniche, noi non lavoriamo per quasi 200 giorni all’anno”.

Cosa fa l’Europa in tutto questo? “Il mio sussidio per non lavorare è equiparabile a 16,5 euro al giorno. Nel 2023 per 85 giorni, quindi per 4 mesi, mi hanno dato 1.400 euro”.

Presente alla protesta anche il candidato a sindaco Alessandro Mager, al quale abbiamo chiesto come la politica locale può dare una mano: “Può ascoltare e manifestare la partecipazione ma è un problema di legiferazione nazionale. La situazione è estremamente aggrovigliata ma, non solo in questo settore c’è un eccesso di legiferazione. Nonostante si sia parlato di voler favorire il rapporto tra il cittadino e lo Stato, quanto evidenziato oggi manifesta che il Governo si è sempre espresso in direzione opposta”.

Carlo Alessi

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