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Economia | 14 luglio 2019, 09:30

Breve storia dello smoking

La nascita di quello che a tutti gli effetti, per design e utilizzo, può essere considerato lo smoking similmente a come lo intendiamo oggi avverrà nella seconda metà del XIX secolo a Londra

Breve storia dello smoking

Le prime manifestazioni di questo look immortale, a voler essere precisi, si potrebbero far risalire ad alcuni suoi “antenati” che, sebbene ancora molto diversi per forma, colore, tessuto utilizzato ed impiego, restano storicamente degni di nota. Queste forme embrionali risalgono addirittura al 1600.

Fu nel corso del XVII secolo infatti che un nuovo materiale, la seta, iniziò ad essere importato massicciamente in Europa dall’India, dalla Cina e dalle Americhe.

Tra i membri delle sfere alte della società divenne subito un tessuto di moda dati il suo pregio e la sua bellezza. Così come divenne moda il farsi raffigurare con indosso robe de chambre di seta.

Sebbene ancora ben lontani dalla forma e dai modi di impiego di qualche secolo dopo, sono stati proprio questi fini indumenti ad esserne stati l’ispirazione.

La nascita di quello che a tutti gli effetti, per design e utilizzo, può essere considerato lo smoking similmente a come lo intendiamo oggi avverrà più tardi, nella seconda metà del XIX secolo a Londra, e più precisamente al numero 15 di Savile Rw, all’interno della sartoria ormai celebre in tutto il mondo “Henry Poole & Co.”

Attiva ormai da più di 2 secoli (since 1806), tra i celebri clienti che questi sarti talentuosi hanno avuto l’onore di vestire c’è anche la famiglia reale britannica, che più volte nel corso della storia non si è risparmiata dal riconoscere in cambio la tanto ambita Royal Warrant

La sartoria produceva un numero sempre più grande di smoking jacket ovvero, secondo la definizione che ne dava nel 1850 il Gentlemen’s Magazine of London, un “abito corto, di velluto, cashmere, felpato, di merino o flanella stampata, foderato con colori vivaci, ornato di brandenbourg o di grandi bottoni”.

La diffusione esponenziale di questo capo è da collegarsi alla Guerra di Crimea e ai conseguenti contatti con i turchi e alcune loro abitudini, tra cui quella di accompagnare dopo il pasto un buon alcolico con una fumata di tabacco.

Per evitare che gli abiti si impregnassero del suo odore, e che le dame ne fossero infastidite, si indossava appunto una giacca da fumo. Che gentlemen!

Il dato interessante è che spulciando il registro contabile della sartoria, risalendo fino al 1865, tra le centinaia di capi commissionati, ci si imbatterà in un ordine particolare di un committente piuttosto particolare: trattasi del futuro Edoardo VII d’Inghilterra, in preda alla necessità di una “giacca da sera corta celeste”, da poter indossare non soltanto per fumare, ma anche durante cene informali.

Fu proprio tramite questo capo che ci si avvicinò ulteriormente allo smoking come lo conosciamo oggi.

Lanciato dal re in persona, tutta l’upper class maschile volle per sé una dinner jacket della stessa risma. Lo smoking iniziava ad essere una valida alternativa formale al frac “a coda di rondine” che invece prima veniva utilizzato tutte le sere.

Degna di nota è anche l’esportazione del suo impiego in suolo statunitense, collocabile tra gli ’80 e i ’90 dell’800. Grisword Lorillard, figlio dell’imprenditore Pierre Lorillard IV, si presentò al primo gran ballo autunnale dell’esclusivissimo Tuxedo Club con un “tailless dress code”, ovvero privo della coda di rondine. Ecco anche spiegato perché l’abito da sera per le occasioni in cui è richiesto il black tie, viene chiamato tuxedo, o tux, soltanto negli Stati Uniti, esso è storicamente legato ai gran balli che avvenivano e avvengono tutt’ora nel club che gli ha dato il nome.

Che si tratti di America o di Europa, inizialmente, se si esclude la giacca, il resto del vestiario restò lo stesso: gilet bianco, papillon bianco, camicia formale bianca a collo alto e scarpe formali nere. I baveri erano spesso rivestiti o bordati in seta o in raso di varie larghezze. Non si trattava ancora di un completo.

Fu nel corso dell’era Edoardiana che la pratica di abbinare gilet e cravatta neri divenne la norma, avvicinando definitivamente anche lo stile dei colori del black tie a quello odierno. Il completo smoking era ormai perfettamente formato.

A partire dal primo dopoguerra il frac divenne lo standard per i soli eventi di grande formalità o le cerimonie più importanti. Lo smoking invece fu consacrato ad impieghi simili a quelli odierni, abito per eccellenza della mondanità e dell’eleganza semi-formale. Il look ideale per andare a teatro, in perfetto equilibrio alla raffinatezza dei suoi ambienti e della musica che vi si ascoltava. Era la scelta giusta per andare al casinò, dove la cura dello stile e della classe da parte degli ospiti era una componente essenziale. Standard ben diversi quelli odierni, nel corso dei quali non solo l’eleganza è passata via via in secondo piano (apparte qualche eccezione), ma completamente scomparsa se si considerano anche la grande varietà di casinò online, per frequentare i quali più che lo smoking è richiesto il pigiama.

Fissata definitivamente la forma si iniziò poi nel secondo dopoguerra a sperimentare sui colori, non solo della giacca, ma anche della camicia abbinata, arrivando anche a risultati piuttosto stravaganti. Questa foga esotica e sperimentale si placò solo negli anni ’80 quando, come spesso accade, si preferì ritornare ad uno stile più classico e sobrio.

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