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Al Direttore | 14 aprile 2018, 20:06

Sanremo: uomo morto suicida in un garage, alcune considerazioni di un lettore

"Siamo tutti Massimo. E tutti a rischio, come Massimo. Chi dirige la macchina dello Stato deve tenerne conto"

Sanremo: uomo morto suicida in un garage, alcune considerazioni di un lettore

“Trovo doveroso scrivere qualcosa a proposito della lettera di saluto a Massimo, persona che non conoscevo, ma non importa.
Non è più ammissibile nel 2018 che un individuo debba perdere ogni speranza e compiere gesti estremi, e per quanto legga che si erano mosse alcune istituzioni, non posso che avere a mia volta dubbi e interrogativi, che non esprimo nemmeno tanto so che non avrebbero risposta.
Ma una riflessione devo farla.
Fino a prova contraria, viviamo ancora in uno Stato in cui vige una Costituzione che GARANTISCE ad ogni cittadino a prescindere da etnia, appartenenza politica o religiosa, quei diritti fondamentali che ad ognuno devono essere riconosciuti: il diritto al lavoro, alla casa, alla salute e più in generale ogni diritto attenga alla dignità della persona umana.

 Non sta certo a me stabilire in che misura siano stati rispettati questi diritti per Massimo, ma è un fatto che se la dignità di quell’individuo fosse stata salvaguardata dallo Stato forse oggi qualcuno non lo piangerebbe.
E non mi si venga a dire che qualcuno se ne stava interessando...
Salvaguardare è ben diverso da interessarsene. Significa guardare fino a salvezza.
E’ anche diverso dal solo mettersi in moto, che poi nella realtà dei fatti si scontra con i tempi biblici e le tortuosità della stessa amministrazione mentre invece quando una persona è disperata, purtroppo anche i suoi tempi diventano strettissimi, come il suo campo d’azione, e se non si mettono in pratica azioni immediate, durature ed efficaci, la persona quando si ritrova sola è perduta e senza possibilità di salvezza.
Salvaguardare è assicurarsi senza alcun dubbio che la persona abbia ciò che le serve per vivere dignitosamente e non abbia motivi, né di tipo sociale né di tipo sanitario, per compiere un gesto estremo.

 Il guaio dietro queste tragedie è che non si sa nemmeno chi ringraziare. Perché quando questo genere di responsabilità si diluisce in tutto l’ingranaggio in cui l’individuo viene a trovarsi imprigionato, tutti sono colpevoli in qualche misura ma non ne risponde più nessuno, e non è giusto che la responsabilità di quel cedimento sia attribuita solo a chi purtroppo lo subisce, anche perché non può più spiegare come stavano le cose secondo il suo punto di vista.
Saremo tutti a rischio finché non pretenderemo, senza se e senza ma, che la Costituzione e tutto quello che c’è scritto siano messi in pratica.
Quando, in un paese industrializzato e democratico come ritiene di essere l’Italia, l’assillo di un individuo finisce per essere la propria sostanziale povertà, quel paese non è affatto democratico, e per quanto industrializzato, dimostra di essere ancora fermo a logiche da età della pietra, in cui ha possibilità di sopravvivere e crescere nella società solo chi ha la clava più grossa e sa usarla meglio.
Siamo tutti Massimo. E tutti a rischio, come Massimo.
Chi dirige la macchina dello Stato deve tenerne conto.
Deve tagliarsi gli stipendi, come sono limitati gli stipendi di tutti. Deve eliminare i suoi privilegi, come i cittadini non possono averne. Deve mettere in pratica azioni di intervento immediato per chi è in difficoltà.

 E uno Stato con radici cristiane come il nostro, che include nel suo stesso territorio lo Stato Vaticano, con cui condivide valori ed ideali, non dovrebbe nemmeno considerarlo candidato all’inferno un individuo che compie un gesto del genere.
Perché a ben pensarci, arrivando alle porte del Paradiso dall’Italia, il paese che nei suoi possedimenti contempla l’eredità artistica di gente come Raffaello, Michelangelo, Bernini, Leonardo Da Vinci e tutti gli altri, il paese che detiene la terza riserva aurea mondiale, e arrivando in particolare da Sanremo, città di fabbriche di soldi come un festival e un casinò, come potrebbe mai San Pietro riuscire a convincere Massimo che la colpa del suo gesto è stata sua e che quindi non può entrare?
Io sono sicuro che gli abbia spalancato la porta e all’orecchio gli abbia sussurrato con voce paterna, amorevole ma ferma: ‘Non preoccuparti ed entra sereno. Abbiamo visto e sappiamo tutto, anche di chi è la colpa. Li stiamo solo aspettando’.

Dan”.

Redazione

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