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Al Direttore | 05 ottobre 2015, 08:39

Imperia: dipendenti Agnesi sempre sul filo del rasoio, ecco la lettera di uno di loro al nostro giornale

Imperia: dipendenti Agnesi sempre sul filo del rasoio, ecco la lettera di uno di loro al nostro giornale

Davide Fasciana, nostro lettore e dipendente della Agnesi, ci ha scritto per dire la sua sulla situazione dello stabilimento imperiese:

“Non chiedeteci più di togliere gli striscioni dall'ingresso. Ad un primo sguardo non sono belli su questo concordo, ma sono veri e quindi a loro modo bellissimi. Sono il segno di una voce sofferente che vuole continuare, a Imperia, a raccontare una storia iniziata nel 1824. La nostra voce. Si vuole nasconderli, come è stato fatto, o ignorare quanto sta succedendo, minimizzare o rimandare al domani ma i problemi restano. Gli striscioni sono imbarazzanti perchè sono l'emblema di quanto  sta accadendo: si raccoglie quello che si semina e gli striscioni sono il frutto di quanto seminato, ricordano continuamente gli errori fatti: decisioni prese con sufficienza, azioni intraprese senza verifiche e obiettivi mancati. Ma dagli errori e dalle difficoltà, se compresi, possono nascere grandi cose; é il nascondersi con arroganza trovando fragili alibi che non porta sviluppo e crescita. Quello che facciamo dice chi siamo e l'Agnesi oltre a noi operai racconta il suo direttivo incapace di interpretare un mercato che fino ad oggi non ha certo ripagato le scelte fatte”.

“Ci viene chiesto di firmare carte di accordo – prosegue Davide - facendo leva sul nostro senso di responsabilità che si traduce in un passo indietro, in una perdita ma le carte pesanti sono nelle mani di altri che hanno vere responsabilità ma non ne vogliono sentir parlare. I nostri sacrifici servono per un rilancio e di questo vogliamo essere partecipi ma di fatto veniamo tenuti all'oscuro di qualsiasi decisione o progetto. Vogliamo sapere i nostri sacrifici a cosa servono, dove ci porteranno. Siamo una collettività e vogliamo vivere come tale: siamo cittadini ed elettori ma i nostri rappresentanti non ci spiegano cosa succede, ci sentiamo dire che esiste un diritto d'impresa, magari aiutato con soldi dati dalla comunità, e tanto ci deve bastare.  Non esiste un imprenditore senza operai o collaboratori e nessuno è un'isola quindi deve esistere piuttosto un'imprenditoria responsabile, con personalità strutturata consapevole del proprio ruolo di primaria importanza in una collettività che la spinge ad avere degli obblighi verso di essa, alla crescita e al progresso ben più appaganti del solo profitto che comunque viene di conseguenza. Un codice etico che non sono solo parole ma si traduce in fatti. Uno spirito d'impresa che motiva sempre a nuove sfide che trova possibilità dove altri vedono difficoltà e rende concreto quello che sembra sogno lasciando un segno e non un deserto. Limitandoci lo stipendio con un contratto di solidarietà contribuiamo alla nostra azienda della quale in senso lato ne diventiamo ‘azionisti’ ma anche in questo caso nulla ci viene restituito. Non vogliamo finanziare una chiusura ma un rilancio. Rilancio che dopo nove mesi di solidarietà proprio non si vede (vediamo piuttosto in un supermercato cittadino i nuovi sughi messi in bella mostra in un espositore di un altro marchio) e non è trovare in un modo o nell'altro un'occupazione per poco più di un centinaio di persone ma sedendosi ad un tavolo persone di buona volontà possono trovare una soluzione che sia la ripartenza di un'economia imperiese che da tempo segna il passo. Si può pensare l'Agnesi come un punto di svolta: un'iniezione di fiducia e tornare a parlare di crescita. Sono le nostre azioni che ci sopravvivono e con esse decidiamo come vogliamo essere ricordati”.

“Quello che facciamo – termina Davide Fasciana - dice chi siamo e l'Agnesi racconta, così vogliamo impegnarci per poter dire che con carattere una difficoltà l'abbiamo trasformata in un vantaggio che, senza nasconderci, con gioia mostriamo al visitatore che viene a trovarci. Imperia con 190 di storia e tradizione pastaia resta sempre un ottimo terreno che merita di essere coltivato semmai bisogna fare attenzione ai semi che si gettano altrimenti come si vede nascono striscioni che scusate per ora restano”.

Carlo Alessi

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