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Al Direttore | 18 maggio 2018, 13:41

Beni nemici e posizione degli Apolidi russi a Sanremo, dopo la dichiarazione dello stato di guerra dell'Italia fascista alla Russia sovietica nel 1941

Il racconto di Pierluigi Casalino

Beni nemici e posizione degli Apolidi russi a Sanremo, dopo la dichiarazione dello stato di guerra dell'Italia fascista alla Russia sovietica nel 1941

Tra i provvedimenti adottati nel 1941 dal governo fascista, a seguito della dichiarazione dello stato di guerra con l'URSS, vennero disposte misure di sequestro dei beni di proprietà di cittadini sovietici, così come era stato deciso in precedenza nei confronti di sudditi di altri paesi nemici, generalmente francesi ed inglesi. Nell'occasione vennero esclusi quanti, ai sensi della legge di guerra, erano originari di territori annessi alla Russia sovietica, quali Polonia, Finlandia, Stati Baltici e Romania. Esclusi erano anche gli ex cittadini dell'ex Impero Russo Zarista, divenuti apolidi dopo la Rivoluzione bolscevica e in atto residenti nell'allora Regno d'Italia. Al fine di individuare beni e cittadini ex zaristi ed apolidi residenti nella provincia di Imperia e di escluderli dai rigori della legge di guerra, la Questura di Imperia, su richiesta della locale Prefettura, redigeva il rapporto del caso, la cui rilettura, a distanza di molto tempo, costituisce elemento di interessante riflessione storica. Con nota Div Str, 6724 del 21 novembre 1941, il Questore forniva dunque le seguenti informazioni: "1-Anitchoff Gregorio fu Dimitri giunse a Sanremo, proveniente dalla Francia, il 20 maggio 1936, munito di certificato di identità francese N 13030 rilasciata dalla Prefettura di Polizia di Parigi il 2 luglio 1936. Il medesimo,  nel 1938, era in possesso del certificato di identità francese n. 24634, rilasciato dalla stessa Prefettura il 9 settembre 1938 e valido fino al 9 settembre 1939.

Successivamente, egli, fu munito da quest'ultimo ufficio di certificato di identità italiano per apolidi.2-Principessa Melikoff Maria vedova Krousenstijerna fu Levan; giunse a Sanremo, proveniente dalla Francia, il 4 aprile 1931, munita di certificato di identità francese n.6293, rilasciato dalla Prefettura di Polizia di Parigi il 19 giugno 1930. Essa, nel 1933, era in possesso di altro certificato di identità francese n 8 rilasciato dalla Sottoprefettura di Bayonne (Francia) il 2 ottobre 1933. Successivamente fu da quest'ufficio di certificato italiano di identità per apolidi. Essa è in possesso delle lettera dell'Ecc. il Ministro degli Affari Esteri e del Senatore Ciraolo. 3- Sadowska Elena fu Costantino, venne in Italia dalla Russia nel febbraio del 1900, all'età di otto anni, e compì i suoi studi nel Regno, laureandosi in Ingegneria Civile della Scuola di Applicazione in Roma. Nel giugno 1914, desiderando rivedere il paese nativo, ripartì per la Russia, con l'intenzione di fare ritorno in Italia, dove erano rimasti i genitori. Nell'ottobre 1915, in seguito alla morte del padre, avvenuta a Roma, fu raggiunta dalla madre al fine di sistemare gli interessi relativi al loro patrimonio immobiliare, ma sopravvenuta la Rivoluzione, esse furono costrette a peregrinare di paese in paese, finché nel 1923, la Sedowska, che nel frattempo aveva perduto la madre, da Costantinopoli, dove era riuscita a pervenire, fece ritorno a Sanremo.

Essa era sprovvista di documenti, ma in data 21 gennaio 1924 dal Console Russo a Sanremo le fu dato fu rilasciato il passaporto n. 137. Successivamente la ripetuta donna fu munita di di certificato italiano di identità per apolidi. Tale documento fu rinnovato di anno in anno da questo ufficio fino al gennaio 1940.4- Baratow Anna in Apraxine, fu Nicola; risiede in Sanremo dall'aprile 1926, proveniente da Moltrasio (Como), dove dimorò per oltre 16 anni, come si rileva dalla nota n. 3073 Gab. in data 12 luglio 1926 della Regia Questura di Como. Alla stessa fu rilasciata il certificato di identità personale valido per mesi sei e tale documento è stato poi di volta in volta rinnovato fino al settembre 1939 da questa Regia Questura. Quest'ufficio, pur non avendo elementi conoscitivi, ritiene che i predetti non abbiano mai appartenuto alle Repubbliche Sovietiche". In precedenza, peraltro, la Banca Commerciale Italiana, con una lettera dell'8 ottobre 1941, indirizzata alla Prefettura di Imperia aveva già preventivamente bloccato, senza l'autorizzazione prefettizia, ogni pagamento o consegna di beni non solo alle persone in questione, in attesa di conoscere l'avviso delle autorità dello Stato italiano circa il permanere dei detti nominativi nella condizione di apolidi, in quanto ex sudditi zaristi e quindi non sovietici: tra esse si segnalava pure certo Olsoufieff Andrea, apolide e russo ex zarista, nato a Pietroburgo l'1.1.1894 e residente in Sanremo dal 1931 presso la Villa Roussalka, della quale era comproprietario con la sorella Anna in De Merinold, suddita inglese per matrimonio (che secondo il rapporto della Questura di Imperia "serba condotta in genere regolare e nutre sentimenti contrari al bolscevismo"). In particolare alla signora Maria Melikoff de Krousenstjierna, principessa, residente in Corso Imperatrice, 20, Sanremo, l'11 gennaio 1937, la Prefettura di Imperia aveva concesso un visto speciale, su autorizzazione del Ministero degli Affari Esteri. Va detto, per concludere, ad onor del vero, che le citate persone, come del resto accadde per tutti i sudditi russi, ex zaristi, sorpresi all'estero, dopo la presa del potere da parte dei bolscevichi, furono seguiti e costantemente controllati come "russi bianchi controrivoluzionari" dalla polizia segreta sovietica, che pare avesse creato una base proprio nella Città dei Fiori dai primi anni Venti del secolo scorso. Sospetto, quest'ultimo, che si rileva soprattutto dalle note confidenziali dell'epoca.

Sulla scorta di rapporti di polizia,  si sa che erano tenuti d'occhio sia gli infiltrati sovietici (attivi prevalentemente intorno alle attività della Chiesa russa ortodossa di Sanremo) che gli stessi russi apolidi ed ex zaristi, nel timore che qualcuno di essi facesse il doppio gioco. In non poche informative, infatti, per riferirci alla zona di Sanremo e a quella nella vicina Costa Azzurra, l'importante colonia russa della Riviera era costantemente monitorata dalle autorità italiane e francesi in ragione di possibili azioni propagandistiche mascherate, ma pure per  tutelarne la libertà di movimento. Nella successiva relazione della Questura di Imperia del 21 ottobre 1941, si apprendono in proposito, nuove notizie circa i soggetti russi già oggetto di informativa e cioè che: "Anitchkoff Gregorio, nato a Chateau Zalizenie (Russia) il 7.02.1900, ha risieduto in Sanremo, proveniente da Mentone, dal 20.05.1936 al 1.05.1941, giorno in cui si recò ad Imperia. Egli non aveva dato luogo a rilievi, ma lo scorso anno si rese responsabile di occultamento di beni di proprietà dei coniugi Lebas de Corumont, sudditi francesi, e di omessa denuncia dei beni stessi, per cui con sentenza 13.12.1940, del Pretore di Sanremo fu condannato a mesi quattro di reclusione e a lire 1500 di multa, nonché a mesi uno di arresto e a lire 500 di ammenda, ai sensi degli articoli 309, 347, 347, 348 della Legge di guerra R.D. 8.07.1938 n.1415 e 81 del Codice Penale. Non risulta che abbia dato luogo a rimarchi con la sua condotta politica e verso il Regime (fascista) si dimostra ossequiente. Melikoff Maria, nata a Daghestan il 4.09.1869, risiede a Sanremo, proveniente dalla Francia, dal 4.04.1931. Non ha dato luogo a rilievi e dimostrasi di sentimenti contrari al bolscevismo. Sadowska Elena, nata a Paolowska (Russia) il 2.9.1892, ha risieduto a Sanremo dal 1900 al 1913 per poi farvi ritorno nel 1921. Si è dimostrata indifferente nei confronti della politica del Regime e pur essendo antibolscevica, non è ritenuta di sentimenti molto favorevoli alla Germania. Baratow Anna, nata a Darmstadt il 23.02, 1892, è iscritta all'anagrafe di Sanremo dall'ottobre 1900, non ha dato luogo a rilievi e si dimostra di sentimenti contrari al bolscevismo. Questo ufficio (la Questura di Imperia, cioè) ritiene che nei confronti dei predetti non venga applicata la legge di guerra, essendo essi meritevoli di tale beneficio". 

Nella circostanza, pertanto, la stessa Banca Commerciale si adeguò immediatamente nello sblocco delle operazioni creditizie e di vendita di azioni, oltre che di apertura di cassette di sicurezza a favore, ad esempio, della russa Sadowska Elena, che ottene l'apertura della cassetta di sicurezza e la possibilità di vendere n. 25 azioni Cisalpina il cui contratto era già stato parzialmente ritirato dall'interessata, prima delle misure di blocco. 

Pierluigi Casalino.

Redazione

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