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Al Direttore | 29 giugno 2015, 20:22

La nostra regione protagonista all'Expo: piccole cose di Liguria nel racconto di Pierluigi Casalino

La nostra regione protagonista all'Expo: piccole cose di Liguria nel racconto di Pierluigi Casalino

Nei giorni dell'Expo, si riscopre il gusto delle piccole cose del tempo antico. Piccole cose di Liguria, soprattutto. E di queste cose le ricette della nonna, in taluni casi della prozia, come quella di un condimento di zucca, originario di Pietrabruna, ma affermatosi a Porto Maurizio, grazie alla celebre zucca locale, che fu classificata nella sua qualità in un altra manifestazione universale, la parigina del 1858, laddove si trovò in compagnia nientemeno che con il Bordeaux.

Se ne sono perse le tracce, ma chi scrive conosce bene l'epigono di detta prozia e ne ha anche gustato l'ineffabile ricetta, che il signore in questione, un imperiese ritiratosi nell'entroterra, conserva gelosamente e se la porta con sé in memoria dell'antenata. In attesa di miglior sorti o di miglior palati. Il Ponente ligure è segnato, intanto, da trecce d'aglio celestiali, quelle di Vessalico, che hanno già conquistato il Giappone, a quanto pare, gli asparagi violetti di Albenga (ma anche dell'estremo Ponente), dai suggelli di Triora, una specie di gnocchi di farina, fatti con una ditata, retaggio delle influenze angioine, ma che si incontra pure a Laigueglia, fatti di farina associata al cavolfiore (il landaetto, ricordato in altra occasione da queste colonne), i fagioli di Badalucco, il carciofo di Perinaldo, ma anche di Pompeiana, che nascono in un mare di uliveti e non sono secondi né a quelli di Albenga e né a quelli di Valledoria in Sardegna, altro territorio che conobbe la colonizzazione ligure all'epoca della Superba.

E poi il recuperato chinotto del savonese, le albicocche di Valleggia, le pesche "spaccalosso" (o almeno quelle che restano nell'andorese), i canestrelli (della domenica dei canestrelli, che precede la festività delle Palme) a Laigueglia, l'eccelso monocultivar della taggiasca. E altro ancora. Ovvero tante altre piccole cose di Liguria, della Liguria di Ponente nel caso in esame. Tornano, infine, alla mente, nella circostanza, le serate sanremesi della belle époque e dei loro menu suggestivi, in particolare quelli di una cena nella Città dei Fiori del 5 aprile 1907, del ricevimento di nozze, sempre a Sanremo, del 27 maggio 1908, e di un'altra indimenticabile degustazione del 6 luglio 1902, tutte consumate nella'allegria inconscia che precedette la tragedia del primo conflitto mondiale.

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