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Al Direttore | 26 maggio 2015, 07:41

Echi mozarabici nelle tradizioni del Ponente ligure: ecco il nuovo racconto del nostro lettore Pierluigi Casalino

Le frequentazioni della marineria catalana lungo le coste provenzale, liguri e sarde rappresentarono una straordinaria occasione di incontro e di scambio con le popolazioni locali. La memoria dei catalani vive ancora oggi, infatti, in numerosi borghi marini del Ponente ligure, come Cervo e Laigueglia, per il contributo che essi hanno lasciato in tradizioni e culture delle genti della nostra costa. Il passaggio dei catalani viene ricordato da molte tracce.

Al pari della presenza di altri popoli nel corso della storia dell'intero arco del Mediterraneo, i catalani hanno spesso rielaborato e trasmesso elementi di civiltà diverse, affidandole al patrimonio di consuetudini dei luoghi visitati. Ed è probabilmente grazie alla mediazione dei catalani che il suggestivo canto tradizionale delle litanie della sera del Giovedì Santo, davanti al sepolcro di Cristo Morto, a cura della Confraternita di Santa Maria Maddalena nell'omonimo Oratorio, contiguo alla Chiesa Parrrocchiale di San Matteo di Laigueglia, è giunto e si è affermato nella tradizione del centro rivierasco. Esso si rifà al rito mozarabico, originario della comunità cristiana della Spagna musulmana, anche per l'echeggiare di arie arabe (immagine del salmodiare coranico), non estranee ai cristiani mozarabi, che spesso ponevano ai loro figli, accanto al nome di battesimo, un secondo nome arabo. I contatti tra il Califfato andaluso e l'Occidente erano frequenti. Il rito cattolico ispanico o mozarabico e la sua musica, codificati fin dal tempo di Isidoro di Siviglia, morto nel 636 e adottato dal Concilio di Toledo nel 633, visse un'intensa attività liturgica e restò patrimonio dei cristiani spagnoli, dopo la conquista araba. La liturgia mozarabica sfuggì in tal caso all'imposizione del rito romano  del canto gregoriano, arricchendosi del contributo locale arabo. Ma anche in piena "reconquista" e successivamente, l'antico rito mozarabico restò in vigore, incontrando il consenso delle stesse gerarchie ecclesiastiche spagnole. Anche al giorno d'oggi il rito mozarabico, come altri riti particolari della cattolicità, si configurano come speciali isole culturali che contribuiscono ad arricchire l'ecumenicità e l'universalità della Chiesa.

La consuetudine con l'ambiente circostante arabo-musulmano fa del rito mozarabico un'irripetibile esperienza non soltanto in campo musicale e liturgico. Il messaggio della Spagna islamica, dove convivevano cristiani, ebrei e musulmani, si irradiò poi verso Ponente, favorendo la nascita della letteratura cortese, influenzata dai temi tipici della poesia amorosa arabo-spagnola. Ad essa si ispirarono molte altre correnti letterarie, che fiorirono nell'Europa medievale, dal "dolce stil novo" alla poesia siciliana, ai Minnesangher tedeschi alto-medievali, fino ad interessare la visione dantesca e del Petrarca. Numerose tradizioni arabe del resto, oltre a quelle linguistiche, sono presenti nella memoria ligure. Senza volerci collegare in proposito al lascito di influenze escatologiche islamiche sulla Commedia dantesca e sul pensiero filosofico occidentale latino, dobbiamo farci un'idea di quanto vasta sia stata nel Ponente ligure la zona soggetta ai musulmani: da Savona a Finale, a Baiardo, a Taggia, Pigna, Noli, Dolceacqua, Cascine d'Imperia, è facile sentir raccontare di scudi e di scimitarre che ancora nel secolo scorse venivano ritrovate nei campi. Storie di saraceni, alcune molto belle per il lro contenuto poetico, si narrano a Ventimiglia, Bussana di Sanremo, Civezza, Dolcedo, Vallecrosia, Santo Stefano al Mare, Andora, Borghetto di Bordighera, Pontedassio, Spotorno e altri centri dell'imperiese, del savonese e del basso Piemonte.

Nella Marche liguri il ricordo legato alla presenza araba (e di torri d'avvistamento, dette torri saracene), è profondo. E ciò anche quando la ruota della storia girò e i saraceni si trasformarono da aggressori ad aggrediti e toccherà proprio a Genova e alle altre potenze marittime liguri e provenzali il castigarli duramente, vendicando le proprie sofferenze insieme a quelle di altri popoli tanto a lungo angustiati dai fanatici predoni dell'Islam. 

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