ELEZIONI COMUNE DI SANREMO
 / Al Direttore

Al Direttore | 25 maggio 2015, 13:19

Pero, susino, grano saraceno, mulino ad acqua e ceramica: ecco gli Arabi in Liguria nel racconto di Casalino

"Nella lingua italiana, nel genovese e nel complesso nei dialetti liguri molte parole derivano dall'arabo"

Pero, susino, grano saraceno, mulino ad acqua e ceramica: ecco gli Arabi in Liguria nel racconto di Casalino

"Gli Arabi, che hanno frequentato le coste liguri nel passato come predoni, ma anche con la fondazione di effimeri emirati in Riviera durante l'Islam classico e saraceno, oggi come manodopera, magari a sempre più basso prezzo, stante la crisi in atto, o venditori ambulanti (vu cumprà), se pur cedendo ultimamente la staffetta ad altri, come bengalesi e pakistani, senegalesi o nigeriani, sono sempre stati dei vagabondi. Dal XIII, gli Arabi hanno per secoli vagato per varie terre del mondo antico e poi medievale, al fine di esportare l'Islam dall'Arabia vera e propria (la penisola araba) verso est (la Mesopotamia, l'Iran, fino all'India e all'Insulindia) e verso ovest (la Siria, il Libano, l'intero Nord Africa) e in Europa, fino quasi ai Pirenei e nei Balcani. In Spagna ed in Sicilia crearono splendide civiltà dove regnava la tolleranza e il pluralismo delle fedi e di pensiero, un lascito che è stato recepito dall'Europa moderna in termini di civiltà, in netto contrasto con le attuali aberranti e fanatiche degenerazioni storiche.

Nella lingua italiana, nel genovese e nel complesso nei dialetti liguri molte parole derivano dall'arabo. Ciò non ci stupisce, considerando i molti rapporti che vi sono stati fra i liguri e i paesi della costa settentrionale dell'Africa fino alle coste atlantiche del Marocco e anche in direzione Oriente. Alcuni tra gli innumerevoli esempi, sui moltissimi che potremmo agevolmente trovare, l'aggettivo ‘mechin’, che è anche termine italiano (meschino), una volta cambiata la grafia, per gli italiani, in genere, incomprensibile, è letteralmente uguale. Ma gli esempi vanno ben oltre: i sostantivi arabi ‘halla’ (zia materna) e mandil (fazzoletto) hanno i loro corrispettivi in lalla e mandillo. Il verbo arabo ‘himal’, che significa trasportare faticando (e quindi lavorare) è in genovese ‘camallà’; hamal, che vuol dire facchino, trasportato nel genovese diventa camallo; il tradizionale ‘macramé’ deriva il nome dall'arabo e sta a significare ‘frangia’ con nodi così come ‘mezzaro’ significa velo.

Il termine genovese fardo, che ha il suo equivalente nell'italiano fardello, ha origine araba derivante da farad che significa peso, obbligo (tema trisillabico ‘frd’, che significa imporre. La parola ‘articiocca’, carciofo, deriva da ‘ard’’shukan’, spina nella terra, che evoca in arabo tale ortaggio. Fondaci genovesi e liguri (ce n'erano persino di alassini, sanremesi, di Cervo d'intesa con i catalani, coordinati dalla potenza marittima genovese, ma anche autonomamente) si ritrovavano a Safi, Tangeri e altri porti marocchini, ma anche tunisini o libici e siriani e in Crimea, nei quali vivevano vere e proprie colonie, non erano altro che la traduzione in arabo della parola ‘albergo’ (‘funduk’), famiglia in senso lato. cioè gruppi di famiglie. Il discorso, peraltro, non finisce qui, perché si estende in grande in altri termini o settori della vita associata, recuperando voci orientali di diversa origine, come turca, indiana, persiana, mongola). E non è certo questa la sede per nuovi approfondimenti da rinviare ad altra occasione. Gli Arabi, infine, portarono in Liguria il pero, il susino, il grano saraceno, il mulino ad acqua e la ceramica. 

Pierluigi Casalino".

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium