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Al Direttore | 02 ottobre 2016, 09:49

La Russia del 1929 nelle memorie di un sanremese, il racconto di Pierluigi Casalino

"Era partito, Angelo, dalla città matuziana il 21 settembre 1928 e aveva raggiunto la Russia con ogni mezzo, anche di fortuna..."

La Russia del 1929 nelle memorie di un sanremese, il racconto di Pierluigi Casalino

"E' tutta una storia retrò, in bianco e nero, che evoca il periodo dell'immediato dopoguerra risorto dalle ceneri del primo conflitto mondiale, quella di Angelo da Sanremo. Una storia che riguarda la Russia, ma che tocca anche i territori limitrofi. Era partito, Angelo, dalla città matuziana il 21 settembre 1928 (vergandone la data con l'inchiostro nero in cui intingeva la sua penna d'oca) e aveva raggiunto la Russia con ogni mezzo, anche di fortuna, come era solito fare quando compiva i suoi viaggi intorno al mondo: viaggi senza un programma, spontanei, una sorta di revival dei romanzi di Jules Verne, autore da lui preferito.

Dalla sorella, una suora della congregazione della monaca francese Chantal (quelle suore che con le leggi eversive avevano dovuto abbandonare il loro originario monastero sanremese per ritirarsi in un edificio poco consono in via della Visitazione) aveva ricevuto in dono un rosario per pregare per 'la conversione della Russia'; ma Angelo (aldilà del suo nome) era a metà strada  tra il devoto e lo scettico: una Russia diversa, dunque, e vista da vicino, è quella che emerge dall'esperienza di un sanremese sui generis. E lo spirito russo viene analizzato con una rara capacità di osservazione. Il mio desiderio di approfondire il senso della Russia deve molto ad Angelo. Ho avuto anch'io  modo, infatti, di intrattenermi non poco sul web su tale realtà e sulla sua mai sopita vocazione messianico-imperiale e incline al dispotismo (vedi Il 'Dispotismo russo', Asino Rosso e Blog Ennepilibri), ma anche, in verità, sull'amore dei russi (di ogni estrazione) per Sanremo e la Riviera.

Ciò è avvenuto, in particolare, nel corso della mia intervista a Radio24 de Il Sole 24 Ore durante la presentazione della prima edizione del mio 'IL TEMPO E LA MEMORIA-LA STORIA DI MICHELE CASALINO' (mio padre). Il ricordo  dell'esperienza di Angelo mi offre l'occasione per tornare nuovamente sull'argomento Russia soprattutto alla luce della scoperta di un seguito del primo manoscritto o appunto di viaggio del sanremese nella Russia del 1929 rinvenuto o tra le carte di un suo pronipote, mio amico d'infanzia. Si tratta di un documento di grande valore storico e di costume che conserva in larga misura la sua attualità anche nella Russia di oggi. L'autore, Angelo, appunto, era il bisnonno ora defunto del mio amico. Un vero gentleman, un po' sognatore, dedito all'avventura e ai viaggi, anche a suo rischio, in ogni parte del mondo. Nell'estate 1930, tuttavia, Angelo, dopo la parabola russa, era già arrivato nell'Estremo Oriente Sovietico ed anzi aveva superato il confine cinese e si spingeva in Manciuria, pronto ad affrontare il suo lungo percorso di ritorno via India britannica. Si coglie dalla memoria di questo vecchio signore un'interessante descrizione dell'idea di vivere che hanno i russi e in particolare del rapporto tra potere e società in Russia. Angelo per l'epoca poteva essere considerato una specie di free-lance ante litteram ed era uno dei pochi stranieri che poté valicare la frontiera della Russia di allora, lontana ed enigmatica.

All'inizio del manoscritto Angelo racconta in dettaglio il cambio dei binari e dell'ora per entrare in territorio russo. Colpisce il racconto di una fila di donne che spalano la neve per liberare i binari: volti femminili tra la tradizionale matrioska e la suffragetta; qualcuna con il taglio alla 'maschietta'; tutte incarnanti una sorta di modello del realismo socialista, ormai stalinista, intriso delle suggestioni dell'ultima avanguardia che stava per essere imbavagliata dal totalitarismo bolscevico. Non è questa, certo, la sede per rileggere per intero quel reportage singolarissimo, ma va riconosciuto allo scritto la rilevanza di una preziosa testimonianza, oltre ogni tempo, di quel Grande Paese. Una realtà che Angelo ci mostra così diversa dalla nostra; e così la percezione delle dimensioni della distanza di quella terra sconfinata, aldilà dei suoi governanti, siano lo zar, siano i soviet, siano altri.

Ciò su cui Angelo insiste maggiormente nel suo taccuino di viaggio è la rappresentazione della pazienza russa, una pazienza segnata da un autolesionismo attraversato dal genio, che ci lascia intuire il mistero dell'immensa capacità di adattamento e di sopportazione o passività, se si preferisce, di quel popolo. C'è una frase di Angelo che ci rivela, per concludere, quanto solo un sanremese poteva comprendere della Russia non solo di allora, quella Russia i cui figli da sempre hanno inseguito, peraltro, in Sanremo uno dei loro sogni più ambiti: 'ritornare a Sanremo dalla Russia' per Angelo 'non è', infatti, 'ritornare in un luogo qualsiasi, ma è ritornare in quel cuore antico in cui batte la passione della speranza nel domani, in cui si agita l'incomparabile forza della libertà': una libertà di cui è 'avara' la Russia, come scrive alla fine della sua storia questo sanremese d'altri tempi.

Pierluigi Casalino".

Redazione

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