Diversamente dal basso corso del torrente Impero, che da Chiusanico al mare costituisce con i suoi insediamenti industriali e commerciali la zona forte, sia da punto di vista economico che strategico, l'alta Valle Impero o del Maro è legata ad un'economia montana e agricola.
A valle di San Lazzaro Reale, dove l'Impero raccoglie sulla sua sinistra le acque del rio Tresenda, che scendono dal passo del Ginestro e da quello di San Bartolomeo, e devia di circa 70 chilometri, dirigendosi con direzione sud-sud-est verso il litorale imperiese, ci troviamo ancora a quota 160 metri per poi superare i 9 chilometri che separano il corso d'acqua dal mare. L'Impero è il più importante dei tre corsi d'acqua che scendono al mare nell'area imperiese, l'Impero stesso, dunque, il Prino e il Caramagna. L'Impero divideva il territorio di due Stati, Genova e il Piemonte, in seno a quella che un tempo veniva designata come la Valle d'Oneglia.
L'Impero trae le sue origini dal monte Grande, posto a 1431, dove si svolse durante il periodo resistenziale un conflitto di grandi proporzioni tra partigiani e tedeschi, e, dopo un tragitto di iniziale ovest-est fino a San Lazzaro Reale, dove si getta il Tresenda, che accoglie le acque del rio Bramosa e del rio Ponte, si dirige verso sud-sud-est, sfociando al mare dopo 22 chilometri in una foce ricca di richiami ambientali e floro-faunistica di notevole interesse per la presenza in loco dei cigni e di altre specie di uccelli. Come si diceva sopra, il torrente Impero fu così chiamato perché tra i secoli XVII e XVIII separava i domini sabaudi da quelli piemontesi, cioè il territorio di Oneglia, appartenuto ai Doria e quindi ceduto ai Doria, e compreso tra i feudi "imperiali", e quello di Porto Maurizio, genovese. La vallata dell'Impero è prevalentemente occupata da oliveti e anche coltivata, oltre ad essere ricca di boschi, mettendo in contatto Piemonte e Ponente ligure.
La parte ultima dell'Impero è ormai pronta per essere trasformata in un'area protetta di rande valore, ripulendo l'alveo, le sue sponde e soprattutto i suoi argini, all'altezza della città di Imperia, che vanno liberati al più presto dagli innumerevoli detriti e rifiuti, che oltre a rappresentare un problema per la sicurezza e la pulizia del torrente, offrono uno spettacolo indecente e di abbandono, indegno di una città che intende risorgere dalla situazione desolante in cui è scivolata negli anni recenti. E la risorsa ambientale non può essere trascurata nella prospettiva del rilancio di Imperia.