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Infermiere e salute | 16 giugno 2019, 07:00

Progetto “Infermiere di famiglia”: ecco chi è e che cosa può fare per il territorio della nostra regione

Il Dottor Francesco Falli, VicePresidente dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di La Spezia, illustra un progetto che prenderà il via in mote regioni italiane

Francesco Falli

Francesco Falli

Sempre più spesso si sente parlare dell'infermiere di famiglia, una figura che potrebbe diventare abituale anche nella nostra Liguria. In realtà, alcune fasi di sperimentazione si sono già svolte in settori geograficamente particolari, come la Val Trebbia, ed altre vallate interne saranno comprese nel corso di questo biennio 2019-2020 sull'onda di progetti nati a livello europeo.

Il Dottor Francesco Falli, VicePresidente dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di La Spezia, illustra un progetto che prenderà il via in molte regioni italiane.
In particolare, la Regione ha aderito al progetto di cooperazione Co.N.S.E.N.So che coinvolge la Regione Liguria e la Regione Piemonte per l’Italia, il Département du Var (Francia), l’Università di Primorskem (Slovenia) ed il Centro di eccellenza per le competenze imprenditoriali (Austria). L'obiettivo, chiaro e semplice, è di permettere alla popolazione più fragile di continuare, il più possibile, a vivere nelle proprie case.

E naturalmente il progetto deve giungere a tutta la popolazione, anche nelle zone urbane e nei centri storici: la bontà dell'azione di questa figura è stata dimostrata da esperienze molto importanti: lo ha dimostrato tra i primissimi in Europa la Regione Friuli Venezia Giulia, che ha introdotto l'infermiere di famiglia all'inizio del XXI secolo, in due territori presi a campione (nei Comuni di Latisana e Palmanova), con il sorprendente risultato della diminuzione del 19% degli accessi ''impropri'' in pronto soccorso.

Sorprendente, in realtà, fino ad un certo punto: se una persona anziana con patologie croniche e con un qualche motivo di ansia sulla propria salute, come una influenza stagionale, non ha familiari in grado di fornire un aiuto, un appoggio; se questa persona non sempre può contare sulla visita al domicilio del proprio medico di famiglia (come le stesse associazioni dei medici di famiglia segnalano, a causa dell'aumento della burocratizzazione delle attività) la scelta resta il solo ricorso alla ospedalizzazione: anche quando non sarebbe necessario.

Disagi, costi, rischi inutili. Quando per evitare il ricovero inutile potrebbe bastare la sola sicurezza di ricevere una visita da una persona in grado di rispondere, con una valutazione professionale ed una attenzione sul posto, al bisogno dell'anziano che, come hanno riferito gli infermieri coinvolti, non di rado è perfino una semplice richiesta di chiarimento su ricette e terapie difficili, per le dubbie possibilità di interpretazione.

Va anche detto con chiarezza, a scanso di equivoci, che cosa non è, e che cosa non fa, un infermiere di famiglia: questa figura non può, e non deve, sostituire il medico di famiglia (o di medicina generale), né va a sovrapporsi alle già esistenti forme di assistenza domiciliari che, in forme e modi diversi nelle cinque ASL regionali, sono già offerte ai cittadini.

Spesso, però, queste attività sono legate alle fasi dell'acuzia, alla post dimissione dagli ospedali; mentre i problemi ''di lunga veduta'' si hanno soprattutto su persone più fragili che avrebbero bisogno di una presenza costante.

L'infermiere di famiglia può fare la differenza, con le sue frequenti visite a queste famiglie, o ai singoli, con problemi di cronica fragilità; potrebbe aiutare a rispettare l'assunzione di farmaci e - se necessario - provvedere direttamente alla loro somministrazione (cosa che peraltro è preclusa, stando alle norme vigenti, a figure come operatori socio sanitari/oss, per non parlare di badanti e volontari vari, preziosi naturalmente nel quadro d'insieme ma non in grado di svolgere le attività professionali dell'infermiere moderno).

Tornando al rapporto con i MMG (medici di medicina generale), il Progetto Co.N.S.E.N.So vede, anzi, una sinergica collaborazione fra questi due professionisti sanitari, con l'infermiere di famiglia che spesso riesce ad allertare il medico su situazioni e urgenze altrimenti non rilevate da alcuno, e in diversi casi non avvertite neppure dagli stessi assistiti o dai loro familiari.

Così come molte altre innovazioni che riguardano gli infermieri italiani del Terzo Millennio, una idea, concreta, di assistenza sanitaria più vicina ai pazienti sul piano fisico e delle opportunità, passa da nuove strategie organizzative che, dove già applicate, hanno dimostrato ottimi risultati. 

Roberto Pioppo

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