Ventimiglia: tensioni alla moschea della città, l’Imam scrive al consolato e Ministro della giustizia del Marocco

Una situazione sul filo del rasoio si registra al Centro culturale fratellanza di Ventimiglia già dalle scorse elezioni dell’associazione quando con l’assemblea dei soci si era proceduto ad eleggere il nuovo Presidente e il direttivo. Il 26 luglio scorso già il nostro giornale aveva riportato la notizia di accuse di brogli lanciate dal tesoriere Et-Taia El Houssine: “Sono stato il responsabile delle tessere utilizzate per le votazioni del nuovo Presidente. Ma devo ritenere pubblicamente tale elezione non valida perché denuncio la sparizione del blocchetto delle tessere che è stato rubato senza contare che almeno tre minori hanno partecipato al voto, un fatto che viola chiaramente il regolamento”.

Questa volta è l’Imam Babi Mohammed che dichiara di doversi difendere da accuse del neo Presidente: “Ho ricevuto una sua ‘comunicazione vendicativa’. Da quanto in mia conoscenza mi ha denunciato alle autorità competenti mettendo in dubbio il patriottismo nei confronti del mio paese, il Marocco, con l’intento di togliermi la cittadinanza”. Accuse per il quale l’Imam sembra che rischierebbe addirittura il carcere nel suo paese di origine dove il Re è anche capo religioso del paese.

Mohammed, che afferma anche di essere stato rimproverato dal Presidente per aver partecipato alla messa interreligiosa a S. Agostino alcuni giorni fa, è corso ai ripari presentando una lettera al Console Generale del Regno del Marocco a Torino e al Ministro della Giustizia del Marocco: “Chiedo di rendermi giustizia e consegno nelle vostre mani una lista con oltre settanta firme di associati frequentatori della moschea che attestano la mia innocenza dichiarando che quanto mi è stato attribuito è sprovvisto di prove e non è altro che falsità”.