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| 03 luglio 2016, 07:21

In & Out: da Sanremo a Shangai, come amministratore delegato per Trussardi. La storia di Giò Giacobbe

"A Sanremo la tendenza alle lamentele è molto in voga, ma non sempre giustificata a mio avviso. Ciò che porta a grandi risultati è la curiosità e la voglia di lavorare in modo costruttivo, anziché distruttivo"

In & Out: da Sanremo a Shangai, come amministratore delegato per Trussardi. La storia di Giò Giacobbe

Lo stile è l’abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito come un uomo ben vestito, si presenta molto meglio” affermava Lord Chesterfield nel 1700. Lo “stile “di Sanremo è riuscito a conquistare il “pensiero” dell'Asia, con un uomo non solo ben vestito, ma con una preparazione invidiabile, unita alla curiosità e all'umiltà di saper apprendere da chiunque. Giò Giacobbe ci racconta come è diventato amministratore delegato per Trussardi, direttamente da Shangai

Da Sanremo a Shangai, come amministratore delegato di Trussardi in Asia. E' possibile? Si, è possibile, lavorando tanto e partendo dal presupposto che si può e si deve imparare da tutti. A Sanremo e nella nostra provincia in generale, la tendenza alle lamentele è molto in voga, ma non sempre giustificata a mio avviso. Ciò che porta a grandi risultati è la curiosità e la voglia di lavorare in modo costruttivo, anziché distruttivo. Il mio percorso di studi ad esempio, mi ha portato ben oltre ogni aspettativa. Ho conseguito il diploma di liceo psico pedagogico alla Mater Misericordiae nel 2002 e quindi la laurea in economia aziendale alla Bocconi di Milano, in 2 anni. Ho alternato lo studio al lavoro, ma anche ai viaggi: un anno e mezzo a Berlino e un anno a Maastricht sono stati fondamentali per la mia formazione, che mi ha portato infine al master in management per l'impresa nel 2005.

Una carriera folgorante nella moda: passione o occasione? Il mondo della moda è arrivato strada facendo. Inizialmente mi occupavo di consulenza fiscale per importanti aziende, in Italia e all'estero, fino a quando ho ricevuto una proposta da una grande casa di moda americana. Da quel momento è iniziato il mio lavoro all'interno di un universo parallelo, unico e forse complicato, come quello della moda, che rappresenta il mercato più competitivo del mondo.

Lavorare per Trussardi in Asia vuol dire esportare l'Italia. E' complicato? Come amministratore delegato della zona asiatica coordino circa 200 persone, con l'obiettivo di esportare l'italianità in una parte di mondo che non la conosce se non per la parte eno-grastronomica, il più delle volte nemmeno in forma originale. Certo fare un discorso generico è quasi impossibile, perché se consideriamo che ci sono differenze significative fra Sanremo e Imperia, è possibile immaginare in quante ci si possa imbattere in un Paese come la Cina, con 1 miliardo e 300 milioni di abitanti.

Oltre alla moda ha esportato qualcosa di made in Imperia? Certo, anzi direi che nessuno dei miei ospiti o delle persone che frequentano casa mia, sono stati esentati dall' assaggiare i nostri prodotti locali, come l'olio e le olive. In questo ammetto di giocare in casa dal momento che mio cognato, è proprietario del frantoio Gaziello a Ventimiglia.

Lei è diventato papà da appena due settimane. Dove vorrebbe che crescesse suo figlio? Senza pensarci mezzo secondo rispondo Sanremo. Al di là della bellezza del nostro mare, della salute che offre la nostra dieta e della vicinanza delle montagne a pochi minuti di viaggio, in Cina mio figlio non avrebbe le sue radici. E' italiano e il suo DNA è sanremasco per cui non potrei pensare ad altro luogo migliore per lui. La Cina ha valori completamente diversi dai nostri e forse, anche un bambino cinese finirebbe per trovarsi meglio a Sanremo che non in Cina.

Cosa consiglierebbe ad un ragazzo della nostra provincia che volesse fare un percorso di successo come il suo? Studiare tanto, tantissimo: è impensabile non conoscere le lingue e non pensare con una mentalità globalizzata. Ciò che delinea una netta differenza professionale, credo sia l'umiltà: di apprendere e di comprendere che tutti possono insegnarci qualcosa, a prescindere dalla loro posizione.

Pensa di tornare a Sanremo in futuro? E' quello che vorrei; quando mio figlio sarà grande e andrà all'università ho intenzione di “tornare a casa” e rimanere. Magari aprendo un'attività turistica. Ma a dire il vero non c'è Natale in cui non manchi da casa, perché le mie radici e la mia famiglia sono a Sanremo, una città splendida che però avrebbe bisogno di essere più valorizzata. Sanremo è molto più che Festival: ha un rallye, un casinò e una scenografia unici al mondo. Credo che l'amministrazione debba fare la sua parte, ma anche i cittadini dovrebbero avere fiducia nella loro città investendoci maggiormente.

La moda non è solo un lavoro, ma un mondo a parte, un modo di vivere mutevole come i vestiti che sfilano in passerella da una collezione all'altra: effimere e passeggere. L'intuizione, la preparazione e la gentilezza con cui è possibile conversare con Giò, fa si che anche lui rientri in una “collezione”, di quelle però che non passano mai di moda.

Stefania Orengo

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