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Al Direttore | 31 gennaio 2014, 10:02

Imperia: richiesta dell'avvocato Bosio ieri in tribunale sul presunto scherno agli imputati, le precisazioni di Christian Abbondanza

Imperia: richiesta dell'avvocato Bosio ieri in tribunale sul presunto scherno agli imputati, le precisazioni di Christian Abbondanza

Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, ci ha scritto in relazione alla richiesta ufficiale dell'avvocato Marco Bosio, legale di Vincenzo Marcianò, al Presidente Luppi, di evitare situazioni di scherno da parte del pubblico presente in aula ieri durante il processo per l'inchiesta 'La Svolta':

"Ero presente tra il pubblico dell'udienza e non ho mai interloquito o provocato alcuno degli imputati, non cedendo alle molteplici provocazioni, intimidazioni e minacce che gli venivano portate da diversi imputati. La semplice 'presenza' in aula del sottoscritto è da considerarsi una 'provocazione'? Il fatto che non chinassi il capo, o abbassassi lo sguardo e mantenessi un espressione serena sul volto quando incrociavo gli sguardi minatori del Vincenzo Marcianò figlio di Giuseppe, è da considerarsi una 'provocazione'? Direi proprio di no, o forse per gli 'ndranghetisti lo è, perché non tollerano (tanto da volerla mettere a tacere) l'attività mia e della Casa della Legalità. Alle minacce (anche minacce di morte) già intercettate nell'ambito dell'inchiesta 'La Svolta' verso il sottoscritto (e verso Marco Ballestra) da parte degli esponenti del 'locale' della 'Ndrangheta di Ventimiglia, tra cui, in prima fila, il Vincenzo Marcianò, noi non ci siamo piegati, siamo andati avanti e siamo vivi. Ieri in aula ci sono state altre minacce ma non ve ne siete accorti. Dopo un concentrarsi di sguardi intimidatori nei miei confronti da parte del Vincenzo Marcianà (che mi indicava ad un altro imputato), dopo altri sguardi intimidatori del Omar Allavena (che mi indicava ad un altro imputato nella 'gabbia'), Vincenzo Marcianò, come è stato notato da praticamente tutti, e come ho denunciato, mi puntava l'indice ed affermava (ad alta voce, così che il messaggio fosse recepito da tutti, a partire dai cumpari a piede libero presenti): 'Tu ridi perché sono qua dentro... se fossi fuori non rideresti'. In quel momento, durante una pausa del dibattimento, come dimostrano testimonianze di presenti, seduti accanto a me, non solo non ho risposto alla minaccia, ma non stavo proprio parlando del procedimento bensì di altro con una delle persone che avevo seduta accanto. L'Avv. Bosio si è messo ad urlare nell'aula, forse per cercare di coprire la minaccia appena pronunciata dal Marcianò affermando che vi era una 'provocazione' dal pubblico verso gli imputati. Non ho risposto nemmeno a questi. Contattato dagli agenti dell'Arma dei Carabinieri che avevano notato la minaccia nei miei confronti ho proceduto a sporgere denuncia-querela per tali fatti a carico del Vincenzo Marcianò. Terminata la stesura della denuncia-querela sono rientrato in aula e di nuovo il Vincenzo Marcianò è ripartito dicendo, rivolto al sottoscritto, più volte 'pezzo di merda' e quindi toccando con le mani le sbarre della gabbia ribadiva il concetto della minaccia già pronunciata. Anche in questo caso non ho reagito in alcun modo bensì ho proceduto ad integrare la denuncia-querela presso l'Arma dei Carabinieri. Inoltre, quando gli imputati agli arresti hanno abbandonato l'aula per rispetto a Giuseppe Marcianò, nel proseguire del dibattimento, con la deposizione dell'Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri che illustrava le origini delle inchieste, i passaggi salienti delle intercettazioni, le riunioni, i riti e le cerimonie documentate nell'inchiesta, così come i rapporti con i politici, è emerso ancora una volta che i Marcianò non tolleravano quanto facevano ed erano preoccupati e turbati dalle nostre pubblicazioni, sul sito della Casa della Legalità, in merito alla 'ndrangheta nell'estremo ponente ligure".

Carlo Alessi

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