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Attualità | 06 gennaio 2013, 18:38

Vallebona: scoperto nell'entroterra Menhir enorme. Secondo per altezza in Italia

Il reperto è gemello di quello denominato 'Bausu du Diavu' che si trova nell'opposta vallata di Vallecrosia nei pressi della cappella dell'Annunziata, comune di San Biagio

Vallebona: scoperto nell'entroterra Menhir enorme. Secondo per altezza in Italia

Il 'Gruppo ricerche archeologiche Val Nervia e dintorni', formato da Andrea Eremita, Bruno Calatroni, Stefano Albertieri e Paolo Ciarma, ha ritrovato nel circondario di Vallebona un Menhir di circa 5 metri di altezza. Come è andata ce lo spiega Andrea Eremita:

"Le nostre ricognizioni sul territorio dell'entroterra, recentemente ci hanno condotto ad esplorare la collina che sovrasta il comune di Vallebona dove tra le  pagine dei ricordi degli anziani del luogo era rimasta memoria che, nel corso di  lavori agricoli erano stati messi in luce dei muri, delle sepolture e altri materiali di incerta natura.

Raggiunto il luogo, caratterizzato da una vasta distesa di terrazzamenti incolti, abbiamo potuto constatare sul terreno una considerevole presenza di laterizi, tra cui frammenti di anfore e oggetti d'uso quotidiano riconducibili ad un insediamento di età romana frequentato in un periodo che si colloca tra il I e la seconda metà de III secolo d. C. ma fatto imprevedibile, seminascosto tra gli alberi, abbiamo scoperto un Menhir che misura m 5,30 di altezza, secondo per grandezza in Italia al monolite che misura m. 5,70 rinvenuto a Goni in in provincia di Cagliari. I Menhir sono monumenti megalitici formati da un grande blocco di pietra grezza infisso nel terreno ed è opinione diffusa tra gli archeologi, che servissero per segnare il territorio e per riti religiosi di carattere astrale collegati al movimento del sole e della luna.

La Francia è la nazione con la maggiore presenza di Menhir. Se ne contano oltre 4000 in larga parte concentrati in Bretagna dal cui dialetto deriva il nome (men- pietra,  hir-lunga). La loro altezza può variare da un minimo di un metro fino a raggiungere i venti metri e il peso di 300 tonnellate La loro maggiore diffusione geografica è avvenuta nell'Europa occidentale, nelle isole Britanniche , nei Balcani e nell'Africa settentrionale, in un periodo che si colloca tra il III ed il II millennio a.C. In Italia ritrovamenti di Menhir sono stati segnalati in Val d'Aosta, Puglia e Sardegna. Nel comprensorio Intemelio, l'onda lunga della cultura Megalitica che si è irradiata dal nord della Francia, ha restituito negli ultimi tre anni 15 menhir ma la ricerca continua.

Il Menhir scoperto sulle alture di Vallebona dal peso stimabile in 10 tonnellate, si    presenta sulla parte frontale con una coppella del diametro di cm. 8 al centro mentre altre quattro di minori dimensione contornano la sommità retrostante. A completamento del quadro sacrale che aleggia sul luogo, sopra una roccia alla base del Menhir è presente una vaschetta del diametro di cm. 26, una delle tante acquasantiere della preistoria molto diffuse sul territorio utili per raccogliere la pioggia caduta dal cielo ad uso terapeutico. Seguono a poca distanza una incisione vulvare simbolo di fecondità e una cruciforme scolpita in  ottemperanza alle disposizioni emanate dalla chiesa  per cristianizzare i luoghi di culto pagano. Il menhir di Vallebona, pur differenziandosi per maggiori   dimensioni, è gemello del menhir denominato (Bausu du Diavu) che si trova in linea e a pari distanza dal litorale, nell'opposta vallata di Vallecrosia nei pressi della cappella dell'Annunziata, comune di San Biagio. Entrambi i menhir dominano dall'alto i due paesi e sono rivolti a ricevere il sorgere del sole il giorno del solstizio d'estate".

Nelle foto il Menhir di Vallebona, l'incisione vulvare, la vaschetta e l'incisione cruciforme di Cristianizzazione.

Per approfondimenti sul menhir gemello (Bausu du Diavu) visitare il post di Andrea Eremita con il titolo: 'Demonizzazione e Cristianizzazione di un luogo di culto pagano (U bausu du Diavu) Menhir sormontato da una edicola intitolata  alla Santa Vergine'.

A. Gu.

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