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Economia | 21 luglio 2025, 07:00

Tasse in Italia: qual è la situazione nel 2025?

Tasse in Italia: qual è la situazione nel 2025?

Un tema, più d’altri, resta centrale nel dibattito politico ed economico del nostro paese: la pressione fiscale. Il sistema tributario italiano è indubbiamente tra i più complessi e onerosi d’Europa, sia per i lavoratori dipendenti che, soprattutto, per le imprese. Secondo i dati ISTAT, aggiornati al primo semestre del 2025, la pressione fiscale complessiva in Italia (ossia, il rapporto tra le entrate fiscali e il PIL) si attesta attorno al 42%.

Un dato migliorativo rispetto al 2023, allorquando si aggirava attorno al 43%, ma ancora superiore alla media dell’Unione Europea (40,3%). Ciò significa che in Italia si pagano ancora più tasse rispetto a gran parte dei paesi UE, inclusi Spagna, Germania e Paesi Bassi.

Tassazione per i lavoratori dipendenti

Il sistema di tassazione per i lavoratori dipendenti italiani si basa sull’IRPEF, che nel 2025 è stato semplificato in quattro aliquote: 23% redditi fino a € 15.000,00; 25% redditi tra € 15000,01 e € 28000,00; 35% per redditi tra € 28000,01 e € 50000,00; 43% per redditi oltre € 50000,01. La novità della fascia intermedia al 25%, introdotta nel corso del 2024, ha leggermente ridotto il cosiddetto “effetto scalone”, ma il sistema resta progressivo e penalizzante, di conseguenza, per i ceti medi e medio-alti.

I lavoratori dipendenti, oltretutto, subiscono ulteriori prelievi sotto forma di contributi previdenziali, che incidono per circa il 33% del loro stipendio lordo. Secondo l’OCSE, il cuneo fiscale in Italia è tra i più alti dell’intero Vecchio Continente, attestandosi attorno al 45,1% nel 2025.

Tassazione per le imprese

La tassazione per le imprese, invece, risulta decisamente più articolata. Le società di capitali, ad esempio, sono soggette a due imposte: l’imposta sul reddito delle società (IRES) al 24% e l’imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) che varia tra il 3,5% e il 4,82% a seconda della regione e dell’attività produttiva. Il carico fiscale sui profitti aziendali, quindi, si può aggirarsi tranquillamente tra il 28 e il 29%, al netto di eventuali deduzioni o incentivi fiscali, ai quali vanno aggiunti, poi, contributi previdenziali per dipendenti e adempimenti burocratici complessi.

Nel corso del 2025 sono state introdotte alcune agevolazioni per le imprese, come il credito d’imposta per investimenti in tecnologia e digitalizzazione o la flat tax incrementata - seppur per la sola parte eccedente rispetto all’anno precedente - per gli autonomi sotto € 85000.00, ma le imprese continuano a lamentarsi, non a torto, di dover convivere con un sistema rigido, imprevedibile e opprimente, che non agevola certo gli investimenti.

Tassazione per lavoratori autonomi e partite iva

Le partite IVA in regime forfettario restano una categoria particolare: attualmente possono beneficiare di un’imposta sostitutiva del 15% (che si riduce al 5% nei primi 5 anni), purché non superino la soglia di € 85000,00 di fatturato. Il regime forfettario, tuttavia, è contraddistinto da una limitata deducibilità dei costi e dall’obbligo di versare integralmente i contributi INPS, anche in caso di attività marginale.

Inoltre, va fatto notare come negli ultimi anni siano emerse delle criticità riguardanti la discontinuità dei redditi: molti professionisti alternano anni floridi ad altri di difficoltà, senza poter contare su un sistema fiscale adeguato che accompagni questa fluttuazione.

Tassazione all’estero

Non stupisce, considerato quanto fin qui descritto, che molti imprenditori o partite IVA decidano di valutare soluzioni di ottimizzazione fiscale all’estero. Un numero cospicuo di imprenditori volge il proprio sguardo a paesi con regimi fiscali più snelli e stabili, scoprendo come pagare meno tasse sia effettivamente possibile uscendo dai nostri confini nazionali.

È importante chiarire che l’internazionalizzazione fiscale deve sempre rispettare le normative italiane e internazionali (in particolare le regole contro l’elusione e il trasferimento fittizio della residenza fiscale), sfruttando le opportunità lecite e consentite dal nostro ordinamento per abbassare la pressione fiscale.









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