Il giardinaggio e l'orticoltura urbana in particolare, è oggi per molti un hobby, un motivo di svago, un mezzo di relax dopo il lavoro. Può però diventare, anche per chi non possiede un'area verde personale, un lavoro vero e proprio, un motivo per occupare il tempo libero, per dare un contributo alla collettività, creando con le proprie forze (anche se ormai sottovalutate, come si pensa quando si è pensionati) qualcosa di necessario, di cui si può fruire tutti, offrendo la possibilità di soddisfare la conoscenza con la terra, con momenti di aggregazione, di svago e di studio.
L'esigenza di un territorio verde e pulito dove vivere trova sempre più convinti sostenitori e non solo tra i consumatori. Anche tra i giovani, tra chi lavora in campagna comincia a porsi il problema: da una parte c'è la necessità di salvaguardare le coltivazioni da malattie che possono anche compromettere gravemente il raccolto; dall'altro si pone sempre più attenzione sulla difesa e sull'inquinamento legato, per i costi che comporta, gli effetti collaterali che presenta soprattutto nei riguardi della salute umana, l'ambiente e per l'impegno fisico che richiede.
“Nella maggior parte dei nostri centri urbani – evidenzia Marco Damele, coltivatore di Camporosso - non esiste una vera e propria cultura del verde, i problemi legati alla qualità della vita, all'impiego del tempo libero e di studio per giovani e anziani, alla possibilità di incontro e socializzazione, sono ogni giorno più d'attualità e sentiti dalla popolazione. Un nuovo approccio alla natura, una forma di ortoterapia a cielo aperto in continua evoluzione e crescita dove anche il semplice contatto con la terra attraverso la stimolazione dei sensi del tatto, dell'udito, dell'olfatto e della vista è in grado di aumentare la consapevolezza del tempo e dello spazio, il piacere di fare qualcosa di concreto e la fiducia nelle proprie capacità come un segno di rinascita culturale di un intero paese. Coltivare l' orto è bello e necessario”.