Proprietà medicinali e altri benefici dell'olio d'oliva: un pianeta tutto da riscoprire

"Dell'olio d'oliva, nettare antico, anzi primordiale, nato con la storia dell'uomo, si sono fatti in passato (e si continua a fare anche in forme nuove) gli usi più diversi. Già in epoca romana, oltre che per uso alimentare, l'olio era apprezzato soprattutto per frizionare il corpo umano e per alimentare le lampade. Anche la morchia, cioè l'acqua di vegetazione che colava durante la spremitura, godeva di una notevole considerazione ed aveva un valore ricercato dagli addetti ai lavori, ma anche dalla gente comune: serviva per ungere il cuoio, fungeva da concime per l'uliveto e i frutteti e da antiparassitario contro la tignola, con la stessa morchia, inoltre, si ungeva l'interno dei vasi destinati alla conservazione dei fichi secchi e si gettava sulla legna da ardere perché non facesse fumo.

Fin dai tempi antichi l'ulivo era conosciuto come pianta medicinale d'elezione: l'infuso di foglie d'olivo o estratto di foglie d'olivo era utilizzato per le sue straordinarie proprietà febbrifughe, astringenti, antisettiche, regolatrici della pressione sanguigna e in particolare depurative; oggi se ne sono riscoperte le qualità salutari per combattere il colesterolo e per regolare l'intestino e il fegato: l'estratto di foglie d'oliva viene prodotto artigianalmente nelle famiglie o su scala industriale presso i circuiti erboristici e farmaceutici; chi volesse provare a farselo in casa deve raccogliere le foglie, lavarle con acqua e bicarbonato e poi farle bollire per quanto basta, raffreddarle e poi berle, conservandole in fresco fin quanto possibile; certamente si tratta di un metodo costoso e di breve respiro al quale andrebbe naturalmente preferito quello confezionato dalle erboristerie e/o dalle farmacie. La credenza che l'olio avesse qualità taumaturgiche era molto diffusa in passato (ma sembra ritornare in auge in tempi di infatuazione e ecologica), tanto che al capo del letto delle persone anziane era tradizione appenderne alcuni ramoscelli. Ma era in primo luogo nell'alimentazione dei poveri che l'olio mostrava i suoi pregi e veniva definito il macello dei poveri, che non potevano comprare la carne. Con l'olio, infatti, si rendevano commestibili anche le cose impensate: Chi non ricorda il pane olio e sale che si dava ai bambini? E il solo pane ed olio era (ed è tuttora) ritenuto un pasto completo.

L'olivo selvatico (o primordiale) era diffuso in tutto il Mediterraneo e prima dei moderni cultivar: anche presso gli antichi Liguri l'olio di olivastro era tutt'altro che sconosciuto o raro come si pensa, nonostante che l'olio migliore fosse importato in grandi quantità; tuttavia pure da tale nettare selvatico venivano tratte, infatti, molte risorse naturali ed alimentari di prima grandezza. Circa, infine, l'olio ligure, in particolare quello di Imperia, dispiace dire che, aldilà delle recenti statistiche ottimistiche sull'export di tale prodotto, prevale un certa incapacità (come per il vino locale, del resto) di proporlo e venderlo nel mondo dal momento che, a detta di chi è nel settore, in realtà l'olio ligure è quasi un illustre sconosciuto e si trova ad occupare purtroppo una scomoda posizione di retroguardia, se non di coda, nelle classifiche del gradimento internazionale, superato da altri oli italiani e non.

Eppure proprio la Riviera ligure, paradiso di erbe, di fiori e di piante, di nettari e di aromi unici, così celebrata con grazia e poesia dal ragazzo giardiniere sanremese di Italo Calvino recentemente scomparso, merita ben altra immagine nel panorama della rinata ricerca universale della bontà e della bellezza.

Pierluigi Casalino".