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Infermiere e salute | 12 novembre 2022, 21:53

La rabbia: come gestirla. Seconda parte

Vi sono delle differenze tra le persone: c’è chi si arrabbia di più e più intensamente di altri al di là di quello che accade: ciò dipende da come l’individuo interpreta le situazioni o il comportamento altrui.

La rabbia: come gestirla. Seconda parte

Vi sono delle differenze tra le persone: c’è chi si arrabbia di più e più intensamente di altri al di là di quello che accade: ciò dipende da come l’individuo interpreta le situazioni o il comportamento altrui.

Uno studioso statunitense James Averill ha individuato tre tipi di evoluzione della rabbia: una legata al desiderio di vendetta, uno legato allo “sfogo” della rabbia (quasi sempre verso chi non ha colpe) e una tipologia chiamata “costruttiva”. Quest’ultima è legata alla comunicazione delle proprie ragioni, al coinvolgimento dell’altro e quindi al successivo rafforzamento del legame relazionale con gli altri. Questa rabbia può anche far perdere in parte il controllo, ma è finalizzata alla comunicazione e non all’aggressione dell’altro. Ciò che fa la differenza tra la capacità di far emergere una rabbia costruttiva, piuttosto che una rabbia che porta a comportamenti aggressivi, è sicuramente l’autocontrollo. E’ interessante notare che alcuni studi ci dicono che la capacità di autocontrollo può essere allenata. In diverse situazioni è stata osservata la capacità di sopportare le frustrazioni dopo aver allenato l’autocontrollo. Ad esempio, una ricerca di Thomas Denson (Australia) ha richiesto ad alcuni studenti di utilizzare solo la mano non dominante per due settimane (ciò ha comportato un esercizio di autocontrollo notevole). In seguito gli stessi studenti sono stati messi alla prova sulla loro aggressività: avevano la possibilità di punire attraverso l’esplosione di un rumore una persona che li aveva insultati. Chi aveva fatto l’esercizio di autocontrollo è stato notevolmente meno aggressivo e più clemente nei confronti dell’altro, utilizzando un rumore meno forte e meno duraturo.

Il motivo della rabbia è legato al sentimento della giustizia, in quanto una persona si può arrabbiare quando percepisce che una situazione è giudicata ingiusta e se si identifica qualcuno come la causa che poteva essere evitata la rabbia aumenta. Il sentimento di ingiustizia però nasce da convinzioni o pensieri che abbiamo. La frustrazione che deriva da qualcosa che io ritengo giusto avere provoca il sorgere della mia rabbia. E’ bene riflettere quindi sulla fonte che è alla base della frustrazione che possiamo provare. Sulle pagine di cronaca purtroppo leggiamo quotidianamente di episodi di violenza che non sempre trova una giustificazione forte e condivisibile.

Come abbiamo detto per poter evolvere in senso positivo, la rabbia deve essere contenuta e deve essere oggetto di riflessione al fine di comprendere il motivo alla base di un tale stato d’animo. Questo è importante sottolinearlo. In quanto si parla molto si emozioni, ma non si tiene conte che le emozioni sono la parte visibile di un sentimento più articolato. Perché l’emozione deriva da quel sentimento. Se ciò che mi avvolge è un persecutorio, nel senso che mi configuro come vittima degli altri, è naturale che la rabbia, come emozione, non scaturisce da un fatto particolare. Ad esempio, una persona mi passa davanti quando sono in coda ad un certo sportello. Il vero movente non è la rabbia, ma il sentirmi sempre vittima degli altri. Se questo sentimento persecutorio e di esclusione persiste senza essere analizzato, riflettuto e risolto, l’emozione della rabbia diviene lentamente e progressivamente aggressività, e alla fine può diventare un’aggressività che sfocia nell’atto violento. Quindi analizzare il sentimento che avvolge la persona è cruciale per l’evoluzione positiva.

 

                                                                                           Dott.ssa Irene Barbruni

 

 

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L'Infermiere è un professionista sanitario laureato il cui compito è la somministrazione della cura, il controllo dei  sintomi e la  cultura all’ Educazione Sanitaria.

 

                                                                                                                                             Roberto Pioppo

 

 

 

 

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