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Attualità | 09 giugno 2019, 09:33

La fotografa d’arte Giulia Quaranta Provenzano e il suo scatto 'Femminicidio' nel catalogo edito dal Cav. Flavio De Gregorio

Tra gli apprezzatissimi scatti dell’artista imperiese si è particolarmente distinto “Femminicidio”

Giulia Quaranta Provenzano

Giulia Quaranta Provenzano

L’imperiese Giulia Quaranta Provenzano, poetessa, romanziera, critica letteraria e di arti visive presto sarà inserita nel catalogo edito dal Cav. Flavio De Gregorio in occasione del Premio Quadriennale della Lupa Capitolina – Anno 2019. Tra gli apprezzatissimi scatti dell’artista ligure “Barbarie”, “Folleggiando”, “Quello che gli uomini vogliono” si è particolarmente distinto “Femminicidio” - immagini dalla tematica sociale che proprio il sopracitato Presidente dell’Accademia Santa Sara di Alessandria ha trovato interessanti in grado superlativo sia artisticamente che emozionalmente, dichiarando di essere stato in gran difficoltà al momento di decidere quale inserire nel volume.

«Sono entusiasta di entrare a far parte di un’opera che vanta la firma dello Storico dell’Arte Flavio De Gregorio, il quale nel 2015 è stato insignito da Giorgio Napoletano del titolo di Cavaliere dell’ordine Al Merito della Repubblica Italiana: la stima che il primo nutre nei miei confronti certamente è un valore aggiunto per chi come me si occupa d’Arte e Cultura» afferma la Quaranta Provenzano.

Poi Giulia continua «Quando ho ricevuto l’invito, a numero chiuso, da parte del Cav. De Gregorio a partecipare al Premio Quadriennale della Lupa Capitolina la scelta di quale mie rielaborazioni artistiche presentare non è stata immediata… Gli scatti che ho proposto potenzialmente mi avrebbero potuto esporre a parecchie critiche, dato il tema assai forte e presentato “senza mezzi termini”. Decisi comunque ti espormi con decisione e fermezza perché sono certa sia giusto denunciare ogni situazione che si ritenga ingiusta, vergognosa e crudele – anche se ciò dovesse comportare “ritorsioni”: così appunto ho agito! ». E ancora la ventinovenne <<Sono orgogliosa del Progetto artistico da me avanzato che è senza dubbio, inequivocabilmente, incentrato su una tematica urgente: la violenza (dei maschi) contro le donne. Certo tale non è una novità di questi tempi attuali, nei secoli e nei millenni le femmine sono state spesso e volentieri vittime di stupro ed omicidi, ma doverosa è – a mio parere – la necessità di educazione, sentita quale emergenza impellente. I maschi da che se ne ha memoria sono stati infatti abituati, in ragione della maggiore forza fisica, a poter spadroneggiare sui più deboli ovvero infanti ed appartenenti al “gentil sesso”, per lo più. Giovani e meno giovani fanciulle il cui apparato materno è alla mercé di qualsiasi bruto e troppo sovente socialmente considerate naturali prede dell’uomo-cacciatore. Ancora oggi per esempio, nonostante la scienza abbia fatto passi da gigante, tante ragazze si trovano costrette a subire soprusi, violentate nel corpo e nella mente come se tutta questa crudeltà fosse inevitabile coordinata del destino femminile. Donne che danno alla luce figli contro la propria volontà, costrette ad una sofferta gestazione e al parto che non sono mai eventi salutari – come evidenzia la depressione post parto dovuta alla separazione dalla creatura portata in grembo! Ancora donne violate, con la “legittimazione” della Chiesa che predica contro l’uso dei contraccettivi di qualsiasi tipo e all’obbedienza ai voleri del marito quale fosse padrone. Un potere, quello maschile, illimitato dunque; animale impunito ogniqualvolta con ferocia manifesta smodati e crudeli desideri. Generatrici di vita prese a pugni, a calci, bastonate, accoltellate ed ammazzate senza difficoltà alcuna, compromesse in origine nel fisico e nei diritti fino a che non si prenderà coscienza di come si può porre argine all’umana efferatezza attraverso la formazione dei due sessi. Compagne, conviventi, spose devono ricordarsi ed interiorizzare la consapevolezza che è d’obbligo il rispetto di sé, per la realizzazione, nell’amore. Se non si ha appunto rispetto dei propri desii non si avrà giammai neanche la possibilità di pretendere alcunché dagli altri. La mancanza di tal rispetto di se stesse si vede chiaramente in quei casi di femminicidio, che sembrano addirittura crescere come numero ogni dì. Ed è bene parlarne, è doveroso approfondire queste circostanze ed educare al riguardo della prima persona, all’attenzione all’altrui esistenza. In ossequio a quanto ivi sostenuto, non significa che sia giusto privare le persone della sessualità ma piuttosto è, a mio avviso, imprescindibile l’occorrenza del controllo della propria istintualità nell’osservanza appunto di sé e del prossimo – a salvaguardia d’ogni responsabilità nei confronti del bello, da tutelare e preservare da pericolose e prevaricatrici degenerazioni a compromettere altresì la buona futura genitorialità».     

In ultimo Giulia ha aggiunto «Pure la mia fotografia d’arte “Folleggiando” mi è cara: vuole essere un omaggio, per quanto triste e doloroso, a tutte le vittime innocenti della strada e specialmente ai parenti di queste – cari che spesso senza riuscirci cercano di dare un senso alla sofferenza, ma che devastati dalla terribile tragedia non sono più in grado di salvare la propria identità di madre, padre, sorella, fratello, amante. Un’immagine, quella presentata, che vorrebbe elevarsi a monito e poesia – così da operare una catarsi, cristallizzata la memoria del passato e resa quindi più statica, seppure sempre viva (tuttavia meno pungente in virtù del senso reso dal ricordo). Foto, tale, a tentare quindi di chiarificare e così – in una certa qual maniera – rendere controllabile e controllato il destabilizzante lutto. Non dimenticanza o rimozione, piuttosto consapevolezza dell’inestimabile dono della vita, che proprio nella disperazione richiede il massimo sacrificio e coraggio per essere vissuta davvero, per non interrompere il per tutti connaturato sogno di felicità ancora possibile. Possibile per quanto ad un certo punto estremamente difficile a realizzarsi, tuttavia fonte pur nel disperato tormento, in un caos di sentimenti e stati d’animo che mai abbandonano gli esseri umani e il loro esistere in un’eco universale del cuore (sebbene talvolta solo più esile). Anche quando sconsiderata, l’esistenza è in prima ed ultima istanza un canto d’amore che procede inarrestabile come l’acqua di un fiume, lacrime dell’essere inevitabilmente e perennemente esposti ai dì senza alcuna realmente efficace precauzione per la ruota portante ch’è il costante desiderio di positive emozioni».       

C.S.

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