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Eventi | 15 maggio 2019, 22:04

L’imperiese Giulia Quaranta Provenzano seconda classificata al Premio Letterario Internazionale “Città di Recco – Flavia Adelma Brignani”

Sabato alle 15 la premiazione

Giulia Quaranta Provenzano

Giulia Quaranta Provenzano

Avrà luogo sabato la cerimonia di premiazione del Premio Letterario Internazionale “Città di Recco – Flavia Adelma Brignani”, alle 15 nella Sala Consiliare del Comune di Recco in piazza Nicoloso 14.

L’imperiese studiosa indipendente Giulia Quaranta Provenzano si è classificata seconda con la sua silloge poetica “Anno 2016” in omaggio all’editrice Emilia Amirante Ferrari che per prima aveva creduto nella giovane artista. La 29enne è stata anche finalista con la breve raccolta di poesie “L’Amore è…”, distintasi tra autori iscritti da tutti i continenti.

Flavia Adelma Brignani era la mamma del presidente del Comitato per La Cultura “La Superba”, Massimo Peloso, e a lei è stato dedicato il Concorso per il quale riceverò il 2° Premio, anch’io per l’occasione mi sono sentita di render onore a un affetto, di rispettare con la mia partecipazione (e con un’eventuale vincita) la memoria di chi ha saputo investire tempo, nella correzione a quattr’occhi di bozze, di quella che era solo una semplice liceale con un’inesauribile passione per l’arte: il nome di questa generosa donna è Emilia Amirante Ferrari. Emilia è morta a 78 anni senza “avvisarmi”, senza farmi presagire nulla, nel 2017. Nei giorni successivi alla sua scomparsa tutti ad Imperia parlavano di lei, la ricordavano quale fantastica giornalista direttrice del bimestrale di New Imperia Magazine (per il quale ho collaborato dal 2013, fino alla fine), responsabile del Centro Editoriale Imperiese ma a distanza di due anni tutte queste voci a testimonianza di stima ove si sentono ancora? Io però non l’ho dimenticata, io non dimentico il buono ricevuto, specie allora che ero del tutto “anonima” e ricca solo di un testardo e sincero amore per la scrittura, per la fotografia” afferma Giulia Provenzano Quaranta.

E ancora la poetessa ligure continua: “Ho sempre apprezzato la sua umiltà, il suo ascoltare in silenzio come sanno fare le persone di spessore, che non hanno bisogno d’apparire per essere. Emilia era paziente, davvero: io sono sempre stata una pignola, una ricercatrice del più assurdo ed immenso inganno cioè la perfezione e dunque. Riservata, stranamente nel nostro ultimo incontro mi parlò invece del marito, di come morto anzitempo ancora cercava una comunicazione con lui leggendo soltanto di fisica quantistica. Mi colpì molto questo suo aprirsi intimamente, senza un vero e proprio perché. Oggi mi sembra un segno, una traccia che forse avrebbe avuto piacere ripercorressi la via della scienza per lei, per incontrarci ancora. Io tuttavia Emilia la porto con me ogni dì, proseguendo la strada che per anni abbiamo percorso insieme, con impegno costante e una folle quanto viscerale dedizione alla cultura sebbene non sia semplice per me lavorare in un altro campo, non consono alle mie propensioni ed interessi e ciò per investire l’esiguo guadagno per auto-finanziarmi in iniziative ed eventi finalizzati alla conoscenza e alla riflessione, ed altresì alla (mia) visibilità così da poter - spero presto e finalmente - dedicarmi unicamente alla parte migliore di me”. 

“Ho tantissime idee – conclude – progetti che vorrei intraprendere e realizzare ma per farlo ho bisogno di qualcuno che dedica di darmi un’opportunità, di qualcuno che mi assuma a lavorare per lui/lei e dimostrare su campo, con i mezzi consoni, che l’arte contemporanea può dare e dire moltissimo altro oltre ciò che si sente e vede nel panorama attuale. Di pittori, di fotografi, di scultori, di poeti, di scrittori il mondo ne avrà sempre bisogno poiché, benché gli artisti oggi siano esageratamente di più che nel passato, è la qualità e la potenza comunicativa che meritano i libri di storia e vanno ricercati, valorizzati quali eccellenze (nazionali, da far conoscere al mondo). Ed è compito del critico trovare il significato vero, l’unico e il solo, oggettivamente inscritto nell’elaborato artistico, o almeno questo è quanto cerco di portare alla luce”.

Redazione

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